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Per il diritto allo studio, alla ricerca, a una nuova resistenza
di Giordana Moltedo e Giovanni De Stefanis
Per il diritto allo studio, alla ricerca, a una nuova resistenza (contributo del Coordinamento per la democrazia costituzionale – Comitato di Napoli all’ assemblea di docenti, studenti e personale amm.vo ‘ Per il diritto allo studio e alla ricerca ‘ – Giovedì 11 febbraio 2016 – Aula Pessina) Nell'appello "per il diritto allo studio e alla ricerca" che ha rappresentato il punto di partenza per indire l'assemblea di oggi, ci viene chiesto di soffermarci su questi cinque punti, che è bene ricordare. 1. la necessità di nuovi e organici e costanti investimenti nell’Università pubblica; 2. la creazione di un welfare studentesco per sostenere l'accesso e la permanenza dei ragazzi all'Università 3. un supporto alle regioni per garantire uguali standard di diritto allo studio; 4. l’immissione di nuovo personale docente e TAB che copra almeno il turn-over; 5. la revisione dei ruoli della docenza con nuove e chiare regole per la progressione di carriera e il rinnovo del contratto di lavoro per il personale contrattualizzato. Il diritto allo studio; il diritto allo welfare; i diritti dei lavoratori e il diritto che lo Stato deve garantire a tutti di partecipare allo sviluppo economico,politico e sociale della società (che si può realizzare soltanto garantendo a tutti la possibilità di lavorare), hanno un unico filo conduttore che si chiama Costituzione. Il diritto allo studio rappresenta uno degli strumenti più importanti per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e per dare attuazione, quindi, a quella eguaglianza sostanziale fra cittadini abbienti e meno abbienti che è alla base del 2° comma dell' art.3, Cost. Senza diritto allo studio e senza diritto al lavoro, quindi, addio eguaglianza sostanziale, addio pieno sviluppo della persona umana, addio possibilità effettiva di partecipare all' organizzazione politica, economica e sociale del Paese. In una parola: addio democrazia.Non solo la democrazia rappresentativa malata, corrotta e autoreferenziale che è giustamente sotto accusa. Ma la democrazia come assunzione collettiva di responsabilità, come cultura delle regole per tutti e rifiuto dei privilegi per pochi, come opposizione dignitosa a qualsiasi servilismo e a qualsiasi sudditanza. Grazie al magistero civile di maestri come Zagrebelsky e Rodotà, Pace e Villone, Ferrara e Azzariti, Carlassarre e Ferrajoli, Volpi e Lucarelli, Pennacchi e La Valle, Settis e Montanari ( e, fortunatamente, molti altri ) noi sappiamo oggi che c'è chi ha approfittato della crisi per mettere in ginocchio la democrazia. C'è chi ha lavorato ( e lavora ) per mantenere lo Stato debole così da giustificare - per evitare l' anarchia - svolte autoritarie ( richiamo al profetico appello di Zagrebelsky ) che esautorano i Parlamenti e danno al Presidente del Consiglio ( e ad una ristretta cerchia - o cerchio magico - di oligarchi scelti dal capo ) poteri padronali. E deve essere ben chiaro a tutti che la ' democrazia di investitura ' in assenza di limiti e controlli, senza contrappesi politici e istituzionali, innesta inevitabilmente una deriva autoritaria. Con essa siamo inesorabilmente fuori dalla ' democrazia costituzionale ‘. E', in fondo, ciò che auspicavano gli esperti della JP Morgan, fautori di uno Stato che funzioni come un' azienda : basta col bilanciamento dei poteri ( smantellamento del potere legislativo ) con le protezioni del lavoro ( smantellamento della contrattazione collettiva e del ruolo dei sindacati ) , con la libertà dei cittadini di protestare ( censura della piazza ed esaltazione della sudditanza a-critica e servile ). Il buon funzionamento dell' economia non è un mezzo attraverso cui si cerca di migliorare il benessere collettivo, ma il fine da perseguire a costo di stracciare le garanzie e i diritti che definiscono uno Stato democratico. La Riforma Costituzionale mira, quindi, a stravolgere non solo l'assetto istituzionale del nostro paese, ma anche tutti questi diritti che spettano a noi cittadini Per questo motivo abbiamo il dovere in quanto cittadini,ai quali spettano dei diritti e dei doveri, di difendere la nostra Costituzione . Non avendo paura di apparire come dei conservatori. Maurizio Viroli ci ha invitato a riflettere che accanto all' ideologia conservatrice che difende privilegi sociali e politici, c'è stata nella storia anche una cultura conservatrice ( da non confondere con quella reazionaria ) che si è preoccupata dei disastri che i folli producono quando hanno in mano il governo. I riformatori ignoranti pretendono di conoscere come si rende lo stato più efficiente e solido, ma con la loro azione dissennato lo smembrano e lo devastano. No quindi, all' ignoranza dell' arrogante pensiero unico e sì, invece, alla arricchente cultura del laico pensiero critico che può essere alimentato, appunto, solo dallo studio e dalla continua ricerca : fuori da logiche aziendalistiche e da condizionamenti partitici. Per difendere la Costituzione o, meglio, per attuarla davvero, dobbiamo connettere le lotte. Per questo motivo abbiamo il dovere di promuovere altre assemblee non solo sul diritto allo studio, ma di avviare una serie di incontri al fine di interconnettere tutte le lotte che sono state portate avanti in questi anni. Promuovendo assemblee pubbliche all'interno di scuole e università che coinvolgono operai, settori del pubblico impiego,dei comitati che hanno avviato dure lotte al fine di garantire la piena applicazione del diritto alla salute e alla salubrità dell'ambiente, avviando dei veri e propri percorsi di Resistenza nei territori. Il referendum sulla riforma costituzionale, passaggio assolutamente cruciale per il futuro della democrazia in Italia, si svolgerà ad ottobre e abbiamo il tempo giusto per poter lavorare in questa direzione. Giordana Moltedo e Giovanni De Stefanis
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