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I referendum sono la strada più temuta da questa destra
di Massimo Villone da il Fatto Quotidiano del 6/2/2025
Chi non abbocca alle rappresentazioni teatrali di Meloni & C. discute - anche su queste pagine - di un deficit democratico che affligge il paese. Sul piano delle istituzioni troviamo due strumenti di contrasto: rappresentanza, e democrazia diretta. Per la prima vediamo danni quotidiani. Rimane la democrazia diretta, per la quale guardiamo ai referendum ex art. 75 e 138 della Costituzione. Non a caso, sono le sole cose che la destra mostra di temere, discutendo su come evitarli o comunque minimizzarne l'impatto. Mentre ringrazia la Corte costituzionale per l’inammissibilità del referendum abrogativo della legge 86/2024 sull'autonomia differenziata (AD). Ho proposto su queste pagine una nuova iniziativa referendaria, che motivo in sei punti. Punto 1. La Corte trae l’inammissibilità essenzialmente dalla mancanza di chiarezza del quesito e/o del suo oggetto, che peserebbe sulla libera scelta dell’elettore inquinando il voto popolare. Bisogna spiegare ai 1.300.000 cittadini firmatari che nel formulare il quesito il comitato promotore non ha sbagliato. Un quesito totalmente abrogativo, come quello proposto ai firmatari, è di per sé chiaro, univoco e di “matrice razionalmente unitaria”, come la stessa Corte richiede. Esprime la volontà oppositiva del popolo sovrano all'indirizzo tradotto nel dettato legislativo. E sarebbe un precedente assai pericoloso se la Corte aprisse in generale all’inammissibilità di quesiti totalmente abrogativi per disomogeneità o mancanza di chiarezza, Consentirebbe infatti alla maggioranza pro tempore di inserire nel testo legislativo elementi di contraddizione o disomogeneità al voluto fine di ottenere l’inammissibilità di un eventuale referendum, così sostanzialmente azzerando l’art. 75 della Costituzione. Punto 2. La mancanza di chiarezza del quesito sulla legge 86 non è genetica, ma sopravvenuta. Deriva dalla sentenza 192/2024 della stessa Corte, che ha dichiarato la illegittimità costituzionale di alcuni articoli della legge, negando invece l'illegittimità di altri anche con pronuncia interpretativa di rigetto, e respingendo l'ipotesi di una illegittimità totale. In sintesi, la sentenza 192 ha modificato l'oggetto del quesito - la legge 86 - così determinando la mancanza di chiarezza che porta all’inammissibilità. Punto 3. Va però precisato che la sent. 192 ha effettivamente modificato il testo della legge 86 solo nelle parti dichiarate illegittime con pronuncia di accoglimento. Per il resto, la sentenza, pur di grande rilievo - ad esempio laddove indica l'interpretazione costituzionalmente conforme - non riscrive il testo vigente ma incide solo sulla sua successiva interpretazione e applicazione. Dunque, un contenuto molteplice, con effetti diversi sul piano giuridico. Punto 4. La Corte di cassazione nell'ordinanza del 12 dicembre ha riformulato il quesito, che viene riferito alla legge 86 “come risultante a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 192/2024”. Possiamo ritenere, senza aprire alcun processo alle intenzioni, che il richiamo, proprio per i contenuti molteplici della sentenza 192, non sia stato ritenuto dalla Corte costituzionale sufficiente ad evitare la mancanza di chiarezza e la conseguente inammissibilità. Punto 5. È possibile un quesito referendario che si sottragga alla censura di mancanza di chiarezza? Ritengo di sì, superando il generico richiamo alla sent. 192 già fatto dalla Corte di cassazione, e integrando nel quesito un richiamo specifico e mirato alle norme della legge 86 dichiarate costituzionalmente illegittime. Un quesito referendario non deve andare oltre, assumendo ad oggetto il testo legislativo esistente nel momento della richiesta di firme, senza anticipare future, eventuali ed incerte interpretazioni o applicazioni. Punto 6. La proposta avanzata eviterebbe l'inutile attesa di una nuova legge che la maggioranza ci dice verrà per il solo punto della delega sui livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Sosterrebbe, altresì, la stagione referendaria comunque in corso per i cinque referendum rimasti, e rafforzerebbe la voce dei cittadini contro chi già esercita il potere stravolgendo la Repubblica disegnata dalla Costituzione, e ancor più intende farlo.
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