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La partita a risiko sul terzo mandato
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 3/1/2025
L'anno nuovo annuncia burrasca politica e istituzionale in Campania. Il governo si orienta a un ricorso in Consulta avverso la legge regionale sul terzo mandato per De Luca. I ragionamenti sono in sostanza quelli da me svolti anche su queste pagine per l'incostituzionalità, a partire dal lontano 6 agosto 2021. Gli argomenti in senso contrario sono, a essere generosi, evanescenti. Il divieto di terzo mandato è posto come principio dall'art. 122 Cost. e dalla legge statale 165/2004 (art. 2.1. lett.f). Il caso Zaia – richiamato a supporto di De Luca - viene da una legge del Veneto (n. 5, pubblicata il 20.01.2012), che faceva decorrere il divieto a partire dalle elezioni successive. Un trucco contabile – come scrissi – che escludeva dal computo l'elezione di Zaia nel 2010, consentendogli di essere rieletto nel 2015 e 2020, e di cumulare così tre mandati. Il governo (Monti) non impugnò la legge veneta, come invece avrebbe dovuto. In ogni caso, De Luca non molla. Leggiamo su queste pagine (28 dicembre) che a suo avviso bisogna completare la "rivoluzione democratica" avviata in Campania, con dieci grandi progetti per il 2025. Vasto programma. Ma stride il confronto con le classifiche sulla qualità della vita che vedono la città e la regione nelle posizioni di coda. Classifiche sempre discutibili, che però contengono elementi di verità. Come anche si colgono seri dubbi sui limiti e sulla tenuta nel tempo della ripresa in economia. E certo non può essere ignorata l'emigrazione in specie di giovani qualificati che prospetta lo scenario di un territorio sempre più invecchiato e sempre meno produttivo. Convince assai poco l'esaltazione di isolati segnali in senso contrario. È la desertificazione progressiva descritta da Svimez se non c'è un radicale cambio di passo. L'insistenza di De Luca offre un assist a Palazzo Chigi per l'impugnativa. Oggi, lo scenario più improbabile in assoluto è che il centrosinistra si compatti a sostegno della sua ricandidatura. Ne segue la possibilità che De Luca in lizza regali la Campania alla destra. L'ipotesi del ricorso governativo è poi rafforzata dalla chiusura che ne verrebbe anche sul quarto mandato di Zaia in Veneto, cui si lega la prospettiva della presidenza regionale a FdI voluta da Meloni. Sentiamo che nel caso di impugnativa De Luca darebbe immediate dimissioni, per candidarsi prima della pronuncia. Gli segnaliamo due punti deboli. Il primo. Anche il governo potrebbe anticipare la Consulta con il potere sostitutivo di cui dispone ex art. 120 Cost., modificando la legge regionale sul punto che gli consente la candidatura. Il precedente è nel d.l. 86/2020, convertito in legge 98/2020, che integrò la legge elettorale pugliese con una doppia preferenza di genere. Il motivo era il mancato recepimento dei principi di parità di genere di cui alla legge 165/2004 (art. 4.1. lett. c-bis). Analoga iniziativa potrebbe essere assunta per il mancato recepimento nella legge campana del principio di divieto del terzo mandato posto dalla stessa legge 165. Il secondo punto debole è dato dalla possibile impugnativa a contesa elettorale avviata, da parte di concorrenti danneggiati dalla sua candidatura. Inoltre, Napoli e la Campania non si salvano da sole. Il vero pericolo è dato dalla sostanziale mancanza di una politica nazionale sulla coesione territoriale e l'eguaglianza. Non mancano, anzi, segnali in senso opposto. Fa poi riflettere che il neo-segretario leghista lombardo Romeo – eletto malgrado Salvini – richieda a gran voce la riapertura di una "questione settentrionale", invero mai chiusa. Mentre Calderoli e i "governatori" del Nord premono per l'Autonomia differenziata (Ad), nonostante la sentenza 192/2024 della Consulta. Il Mezzogiorno deve far valere i suoi interessi, in modo il più possibile unitario. Essere voce primaria per tutto il Sud è compito essenziale di Napoli e della Campania. Il referendum sull'Ad, che auspichiamo riceva il via libera dalla Consulta, potrà essere un'occasione. E le inarrestabili voglie dei "governatori" sono tra gli argomenti più forti contro l'Ad. Rispetto a tutto questo la battaglia personale di De Luca per un nuovo mandato rimane marginale e potenzialmente solo dannosa. Può invece avere un ruolo diverso e di rilievo in un campo progressista ancora in buona parte da costruire. La sua storia politica è lunga, e non priva di apprezzabili successi. È ora il momento che decida se concluderla con dignità e onore.
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