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Intervista a Massimo Villone: “Calderoli dice bugie, ha perso: Cassese & C. adesso si vergognino"
di Lorenzo Giarelli da il Fatto Quotidiano del 16/11/2024
“Calderoli sta facendo una sceneggiata, ma ha perso. E nel comitato Lep dovrebbero vergognarsi”. Massimo Villone, costituzionalista tra i primi a organizzare la battaglia contro l’autonomia, non ha dubbi: la sentenza della Corte costituzionale, per quel che si può capire dal comunicato di ieri, fa a pezzi il ddl Calderoli, il quale “mente sapendo di mentire” anche quando liquida come “superato” il referendum abrogativo dell’intera legge per cui tanto si è speso Villone. Professor Villone, Calderoli dice che la Consulta ha salvato la legge. È così? Il ministro mente sapendo di mentire, in fondo anche io al suo posto metterei in piedi una sceneggiata a beneficio del pubblico. Fa come se nulla fosse successo, ma uno come lui non può non sapere che sta cercando di vendere un prodotto avariato. E vero che, finché il Parlamento non interviene, la legge resta in piedi e le trattative con le Regioni possono andare avanti? La Corte ha dichiarato incostituzionali diverse parti del ddl e le integrazioni che farà il Parlamento dovranno rispettare le indicazioni dei giudici. Capisco non voglia dire di aver perso la partita, ma le trattative con le Regioni non possono non tenere conto della legge e in questo momento la legge non c'è, perché la Consulta ha detto che così com'è non va bene. È soltanto scena. Che ne sarà del Comitato dei Lep? La Consulta richiama a una maggior centralità del Parlamento. C’è un problema di procedure. Non so quanto starà in piedi questo comitato, ma io inizierei a vergognarmi, perché Cassese e gli altri esperti sono una parte del problema. Soprattutto per quanto emerso, visto che l’orientamento sarebbe stato quello di stabilire dei Lep differenziati a seconda delle Regioni. Va ripensato tutto questo sistema. Zaia e Fontana sostengono che il Parlamento interverrà coi correttivi e il loro progetto andrà a meta come nulla fosse. Hanno ragione? Nel comunicato della Corte è importante concentrarsi sia sulla dichiarazione di incostituzionalità delle singole disposizione, sia sulle considerazioni generali. Sulle prime è chiamato a intervenire in Parlamento, che potrà riempire i buchi che si sono creati, ma la cornice individuata dalla Consulta è fatta di alcuni principi fondamentali, dalla sussidiarietà all’uguaglianza e all’unità della Repubblica. La Corte ci dice come dev'essere l'autonomia per essere coerente con la Costituzione. Il trasferimento di funzioni non può essere un supermercato dove ogni Regione arriva e si prende quel che vuole, in blocco e senza “giustificazione”. Anche sulle materie non Lep quindi ci sono dei limiti. Certo, queste considerazioni valgono per tutte le materie. Non è che siano esentate dalla vigilanza e a disposizione dei satrapi regionali. Cosa succede ai referendum? Sui quesiti di abrogazione parziale dovremo aspettare di leggere la sentenza. Su quello che abroga la legge per intero invece non credo che, come sostengono Zaia e Calderoli, il referendum sia superato. Come mai? Il meccanismo dei referendum è in larga misura automatico. Mi spiego: non è che adesso qualcuno dei promotori si può sa svegliare a dire “abbiamo scherzato, torniamo indietro”. Il ruolo dei promotori è di tramite, ma ci sono 1 milione e 300 mila firme che hanno sostenuto i quesiti. Non ci sarà nessuno stop né da parte dei comitati promotori né di nessun altro, l’unica verifica spetta alla Cassazione. Cosa deve stabilire? Se alla luce della sentenza e di eventuali modifiche del Parlamento il quesito resta valido. A quel punto, la Consulta torna a esprimersi sulla ammissibilità. Ma è lo stesso Calderoli a contraddirsi: dice che può andare avanti con le intese, dunque a maggior ragione il referendum abrogativo dovrebbe poter restare in piedi. In ogni caso è stato decisivo procedere sia coi ricorsi delle Regioni che col referendum. Perché? In questo modo la Consulta specifica non solo che vigilerà sulle intese tra Stato e singole Regioni, ma fornisce anche dei principi che dovranno valere per il futuro, per qualsiasi legge sull’autonomia. Se ci fossimo limitati ad abrogare la legge Calderoli col referendum, ci saremmo salvati da quella ma senza avere paletti per i prossimi tentativi.
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