HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Autonomia, l'arroganza della Lega
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 1/9/2024
Un comunicato ci informa dopo il vertice di venerdì che la maggioranza intende proseguire il lavoro “portando a compimento le riforme messe in cantiere e attuando il programma votato dai cittadini”. Una formula generica e di sostanziale rinvio dopo le turbolenze e le linee contrapposte emerse nella coalizione sul tema dell'autonomia differenziata (Ad). Calderoli punta ad accelerare, avviando subito il negoziato con Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria. Vorrebbe concludere in tempi brevi per le materie non-Lep, e forse altre in cui i Lep sarebbero - a suo dire - a buon punto. Per la legge 86/2024 è in grado di giungere fino al Consiglio dei ministri con uno “schema di intesa preliminare”. In questa corsa ha il pieno appoggio dei presidenti di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia. Nel governo però trova l'opposizione di ministri del calibro di Tajani e Musumeci, cui si aggiungono il presidente Occhiuto dalla Calabria, e i mugugni diffusi e poco dissimulati in Fdi. È uno scontro conclamato. Fino a quando Meloni potrà far finta di nulla? Qui cade l'inatteso successo delle firme referendarie sulla legge Calderoli, cui i leghisti reagiscono con una campagna mediatica. Chi si oppone all’Autonomia si colloca in una di tre categorie. La prima, non è informato e non sa. La seconda sa, ma non ha capito. La terza sa e ha capito, ma mente sapendo di mentire. In tale ultimo caso per motivi futili e abietti: genetica allergia al lavoro, voglia di assistenzialismo, clientelismo, malaffare. Da ultimo, finisce nel mirino la Chiesa. Zaia si chiede (Gazzettino, 31.08) se è davvero rappresentativo Mons. Savino, vicepresidente Cei, che parla di Far West e pericolo mortale per il Sud (Repubblica, 28.08). Con animo generoso, Zaia classifica il dissenso della Chiesa come disinformazione o incomprensione. Lo traduce infatti (Corriere del Veneto, 30.08) nell'invio a discutere con i tecnici e gli amministratori leghisti, unici depositari di quel che è vero, buono e giusto. Almeno alla Chiesa Zaia consente un ravvedimento operoso. L'arroganza leghista è senza limiti. Lungi dal destare stupore e sconcerto, la voce della Chiesa è coerente con la sua identità e le quasi unanimi critiche anche autorevolissime e non partigiane avanzate, ad esempio nelle audizioni parlamentari. L'Autonomia è contrastata da molteplici mondi: scuola, sindacato, impresa, professioni, associazionismo. Da ultimo Sala da Milano argomenta che l’Ad fa male anche al Nord (Corriere della Sera, 30.08). Viene subito attaccato dai giornali della destra (Libero, Tempo, 31.08). Quanto a noi, lo sapevamo già: anche al Nord c'è chi non vuole l'Ad. Come contrastare la campagna mediatica leghista? Il punto di attacco è che da sempre la destra predica l'Autonomia senza addurre uno straccio di prova. È un'occasione per il Sud, perché responsabilizza gli amministratori, produce guadagno in efficienza e risparmio sui costi. Come se bastassero per avere scuole e asili nido, o presidi sanitari, o treni più veloci di asini e cavalli. Ancora, i divari già esistono e i Lep li saneranno. Quando è chiaro a tutti che i Lep rimangono un miraggio lontano e incerto, a causa di oltre 3000 miliardi di debito e di un bilancio in cui per le nuove regole europee sarà a lungo difficile reperire le risorse necessarie. La risposta per il Mezzogiorno è una politica industriale e sulle infrastrutture volta al rilancio produttivo di una “locomotiva del Sud”. Oggi non c'è, ma sarebbe possibile se vi fosse la volontà politica. Mentre diventerebbe tecnicamente impraticabile con l'Autonomia. Per questo bisogna continuare con la raccolta di firme, e con i ricorsi delle regioni in Consulta. De Luca propone anche una iniziativa legislativa regionale sull’Ad da presentare in parlamento. È una mossa ad effetto, da cui però non sembra possano attendersi esiti significativi. Tra l’altro, richiederebbe per l'unità del paese argini ben oltre quelli indicati su sanità e scuola. Invece, insistiamo affinché le opposizioni rendano visibile in tempo reale cosa accade a Palazzo Chigi per l'Autonomia. È una pretesa che viene dalle tante firme raccolte, sebbene in tutta comodità “dal divano”, e per un referendum “smaccatamente inammissibile” (copyright Calderoli).
newsletter