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Calderoli, ora basta!
di Antonio Troise da il Quotidiano del Sud del 15/8/2024
Massimo Villone, costituzionalista di rango, non nasconde la sua sorpresa per le ultime uscite del ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, sull’autonomia. Anche se, nell’intervista, spiega perché dietro il blitz mediatico di Ferragosto dell’esponente leghista, a colpi di interviste e commenti, ci sia una lucida strategia. Professore, che cosa sta succedendo sul fronte dell’Autonomia Differenziata? Che cosa sta facendo salire il termometro delle polemiche? “La verità è che al ministro Calderoli sono letteralmente saltati i nervi e sta cercando di svalutare in tutti i modi l’iniziativa referendaria. Con argomenti a dir poco discutibili se non banali. Uno di questi, ad esempio, è quando sostiene che dietro il boom delle firme ci sia l’effetto della piattaforma tecnologica. Come a dire: i successo è solo la conseguenza della facilità di firmare on line. Dimentica di dire, però, che sulla piattaforma ci sono molti altri quesiti e il divario con quello del referendum è eclatante”. Come se lo spiega? “Questo tema ha colto una corrente profonda dell’opinione pubblica, c’è una consapevolezza crescente sugli effetti della riforma, che non è solo un patrimonio di un piccolo gruppo di esperti che giorno dopo giorno insiste sui rischi dell’Autonomia per l’intero Paese, ma sta diventando un fenomeno di massa. Ed è proprio questo che Calderoli teme più di ogni altra cosa. Pensava, tutto sommato, di avere il risultato già in cassa. Oggi non è più così”. Il ministro Calderoli sostiene anche che il referendum non supererà l’esame della Corte Costituzionale? “È il secondo tassello della sua strategia per svalutare la consultazione. Certo, qualche dubbio potrebbe esserci, ma si possono trovare anche risposte adeguate”. Sempre Calderoli sostiene che la legge sull’autonomia non si può abrogare perché è collegata alla legge di Bilancio e, quindi, il referendum non passerà? “E’ una tesi opinabile. La stessa legge Calderoli, del 2024, fa riferimento per la copertura delle spese relative all’autonomia, alle future manovre economiche. In questo caso si tratta di un’equazione strumentale. Altro tema utilizzato per svalutare il referendum è quello della disomogeneità del quesito. Ma anche in questo caso il ragionamento non sta in piedi. Perchè se passasse questa linea non sarebbero più possibili referendum abrogativi. Sono tutti elementi che si possono trarre dalla giurispudenza della Corte. Ma spetta ai giudici decidere”. Ma non le sembra un po’ fuori linea un ministro che anticipa il verdetto della Corte Costituzionale? “Sì, forse sarebbe opportuno che Calderoli prendesse qualche calmante. Del resto capisco bene il suo nervosismo. Non può essere sicuro dell’appoggio alla riforma senza se e senza ma da parte dei suoi colleghi di governo. La montagna di firme del referendum ha avuto anche l’effetto di creare una frattura nel Centrodestra. Quando sento Tajani che ha messo un veto sul trasferimento alle Regioni del commercio con l’estero e gli Affari europei, quando sento Musumeci che avanza dubbi sul passaggio della Protezione civile, capisco che stanno cominciando ad arrivare obiezioni serie sulla riforma. Obiezioni, del resto, che erano già arrivate nel corso delle audizioni, da istituzioni autorevoli, dalla Banca d’Italia all’Ufficio Parlamentare di Bilancio”. Il ministro Calderoli attacca anche i giornali del Sud, che farebbero disinformazione… “Anche qui si tratta di posizioni strumentali. Ma, nella sua foga, il ministro coglie un punto importante: l’informazione del Sud ha creato una consapevolezza nel Mezzogiorno su questo tema che prima non c’era. In questo ha svolto un ruolo importante, a partire dal Quotidiano del Sud. Del resto, se uno legge la stampa del Nord, capisce che c’è stato anche l’effetto inverso, la linea leghista è stata sostenuta l’informazione locale”. Ma davvero si cominceranno a trasferire le funzioni alle Regioni a partire dal prossimo autunno? “E’ chiaro che Calderoli ha fretta per chiudere. Ma è evidente anche che, a mio parere, il premier Meloni ha sottovaluto il tema. Non ha previsto quello che poteva accadere dando deleghe fondamentali nelle mani della Lega. Ora dovrà decidere. Formalmente ha la possibilità di fermare il negoziato con le Regioni e in ogni caso, come presidente del Consiglio, ha un peso. Ma vorrei che anche le opposizioni facessero tutto il possibile per far emergere il disegno di Calderoli, chiedendo lumi su che cosa e con chi sta trattando. Facendo arrivare interrogazioni a raffica…” All’ultimo question time, per la verità, il ministro non si è neanche presentato… “Sì, ha mandato il suo collega per il rapporti con il Parlamento. Ma è evidente che se Calderoli accelera bisogna spingere nelle sedi istituzionali con una pressione in senso contrario. E poi bisogna continuare a firmare. Più firme si raccolgono più forte sarà il segnale rivolto a chi, nella maggioranza, può mettere un freno alla fretta del ministro leghista”. Non rischia anche il governo? “So solo che più la Meloni farà andare avanti Calderoli più apparirà come la grande sconfitta. La riforma del premierato, ad esempio, è già stata rimandata. Per questo è importante il movimento che arriva dai cittadini, serve a mettere sotto pressione l’esecutivo e a fermare riforme che sono pericolose per il Paese”.
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