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RACCOLTA FIRME
Il referendum rilancia la questione meridionale
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 7/8/2024
Lo straordinario successo della raccolta delle firme sul quesito referendario abrogativo della legge Calderoli ha dato una potente scossa alla politica italiana. La Campania, con circa il 21,5 per cento del totale, conduce la classifica delle regioni che possiamo per una volta definire a pieno titolo “ virtuose”. Il racconto su queste pagine delle firme raccolte a lido Mappatella ci offre il senso di un evento di popolo, uscito dalla ristretta cerchia del ceto politico e degli esperti. Finalmente. Avvertiamo un’aria nuova, che si coglie anche leggendo sul Corriere del Veneto di chi, nato al Sud, firma per una terra lontana ma non dimenticata. Cosa è accaduto? In fondo, è semplice. Si è finalmente accesa una luce su un tema che era stato a lungo coperto, per dolo o colpa, con una coltre di silenzio. Un tentativo che – con eccezioni, come questo giornale – vediamo ancora oggi ripetersi. Ma ormai l’Autonomia differenziata ( Ad) è stata percepita come elemento decisivo per i diritti fondamentali, la qualità della vita, la speranza di futuro. Naturalmente non sarebbe accaduto se i fan dell’Ad avessero avuto argomenti seri a sostegno della proposta. Ma per quanto si scavi in profondità si trova solo l’affermazione che è una occasione per il Sud, con la responsabilizzazione che ne viene per gli amministratori, e conseguente guadagno di efficienza, risparmi, e migliori servizi per tutti. Qui la risata è d’obbligo. Certo, amministratori capaci e onesti sono in premessa indispensabili, al Sud e al Nord in eguale misura. Ma davvero si vuole dire a chi ha una minore aspettativa di vita, a chi è anziano, solo e privo di assistenza domiciliare, a chi non ha una scuola decente per i figli, a chi non può curarsi là dove vive, a chi passa ore in treni malandati per andare al lavoro, a chi il lavoro non ce l’ha, a chi non ha una casa o un letto e magari sopravvive solo con aiuti caritatevoli, che tutto si risolve responsabilizzando gli amministratori? E non piuttosto investendo quanto è necessario sulle infrastrutture materiali e immateriali, sull’organizzazione e sulle dotazioni organiche strumentali alla rete dei servizi da prestare? L’argomento della responsabilizzazione è un truffaldino gioco delle tre carte. Dario Spagnuolo ha ragione quando su queste pagine vede la chiave dell’unità del Paese nell’art. 3 Cost., in specie nel secondo comma. Un paese di diseguali non sarà mai un paese unito, o forse sarà unito solo nel sentire degli ipocriti. L’eguaglianza dei diritti è una premessa concettuale ed etica dell’unità, che la Costituzione porta nel mondo giuridico, chiedendo azioni positive per realizzarla. Bastano a tal fine i livelli essenziali delle prestazioni (Lep)? La risposta è no. Già in principio i Lep sono una garanzia molto relativa di eguaglianza. Ciò che è sopra il livello essenziale rimane diseguale. Chi ha più asili nido, ospedali, scuole, servizi alla persona se li tiene. Per questo il ddl costituzionale di iniziativa popolare promosso da me e giunto in Senato con 106 mila firme proponeva tra l’altro di sostituire “ essenziali” con “ uniformi”. Non per caso la destra lo ha bocciato in Aula il 24 gennaio 2024. Ma soprattutto nella legge Calderoli i Lep sono “ determinati”, ma non finanziati e tanto meno erogati. Si vedrà se, come e quando, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica. Al più, un auspicio o una speranza. Giorgetti non nasconde dubbi sulla sostenibilità per il bilancio. E dunque? L’unica via di uscita è avviare politiche per ridurre i divari che pongano il Mezzogiorno alla pari nel sistema produttivo. La seconda “ locomotiva”. Quindi, non solo turismo e cultura, ma anche una politica industriale e investimenti sulle infrastrutture materiali e immateriali strategiche per lo sviluppo. Non si può contare a tempo indefinito solo sulla solidarietà. Prima o poi, qualcuno dirà basta con la beneficenza. Bisogna riportare la questione meridionale nell’agenda del paese in un modo oggi accettabile, ma con la legge Calderoli è impossibile. Per questo chiediamo che continui l’impegno nella raccolta delle firme. Arriva da ultimo la notizia che la Puglia presenta il ricorso in via principale alla Consulta. Bene. È la richiesta che sin dal gennaio 2024 ho avanzato proprio da queste pagine. Il ricorso andrà letto con attenzione, e ci aspettiamo che la Campania non sia da meno. Forse dovremmo ringraziare Calderoli, per avere con le sue forzature risvegliato, alla fine, il popolo sovrano. Ma lo abbiamo in simpatia e non lo faremo. Sarebbe il primo ministro nella storia licenziato per aver fatto troppo.
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