HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Referendum, da Zaia nessuna lezione
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 31/7/2024
Davvero curioso. Per il veneto Zaia alcuni referendum spaccano il paese, altri no, benché sul medesimo oggetto. Quello che vede oggi un avvio travolgente della raccolta delle firme spacca (La Stampa, 29 luglio). Il referendum veneto del 2017 no. Eppure, a ricordare i quesiti allora proposti, si direbbe proprio che l’intenzione ci fosse. La legge regionale 15/2014 poneva i seguenti quesiti: 1) “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”; 2) “Vuoi che una percentuale non inferiore all’ottanta per cento dei tributi pagati annualmente dai cittadini veneti all’amministrazione centrale venga utilizzata nel territorio regionale in termini di beni e servizi?”; 3) “Vuoi che la Regione mantenga almeno l’ottanta per cento dei tributi riscossi nel territorio regionale?”; 4) “Vuoi che il gettito derivante dalle fonti di finanziamento della Regione non sia soggetto a vincoli di destinazione?”; 5) “Vuoi che la Regione del Veneto diventi una regione a statuto speciale?”. Nella relazione in consiglio del presidente della I Commissione si leggeva che da molti anni “… l’Italia viaggia a due, se non tre, velocità. Occorre allora puntare con decisione all’utilizzo di strumenti costituzionali in grado di valorizzare le specificità della nostra regione, superando logiche uniformanti ormai sorpassate”. E per essere certi di farsi capire si aggiungeva poi “... serve che ogni regione sia responsabile, si faccia carico delle sue risorse e faccia valere le proprie competenze nell’ambito di quelle: nessuno può continuare a spendere quello che non ha”. Il fine politico di spaccare il Paese c’era, eccome. Basta guardare ai quesiti e leggere la relazione. Toglie poi ogni dubbio la legge regionale 16/2014, volta a indire un referendum sul quesito “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana? Sì o No?”. Mise riparo la Corte costituzionale, che con la sentenza 118/2015 dichiarò illegittime sia la legge 16/2014 che la legge 15/2014 per tutti i quesiti salvo il primo, che in realtà ripeteva la formula dell’art. 116.3 della Costituzione. Proprio questa coincidenza probabilmente indusse la Corte a dare il parziale semaforo verde. Per quanto avrebbe invece potuto riprendere una sua precedente pronuncia (470/1992), da cui si evinceva che il referendum regionale non poteva essere utilizzato per influenzare o esercitare pressioni sugli organi costituzionali nazionali. Era del tutto evidente che l’argomento rimaneva assolutamente valido anche nel 2015, dopo la riforma del Titolo V. E porre una pressione era il dichiarato intento del legislatore veneto del 2014. Zaia, dunque, non può darci lezioni su chi spacca il Paese e chi no. Capiamo bene che l’avvio travolgente della raccolta delle firme online e ai banchetti sia per lui e i suoi sodali un allarme rosso. Le reazioni dei leghisti, che evidentemente accusano il colpo, sono talora scomposte. Ma si poteva mai pensare che, una volta sollevata la coltre di silenzio che la politica e i media mainstream avevano per anni steso sul tema, sarebbero bastati i vuoti argomenti dell’autonomia differenziata come occasione per il Sud, grazie alla responsabilizzazione degli amministratori e all’eliminazione di sprechi e inefficienze? Ci sarebbe da ridere. Non basta responsabilizzare gli amministratori per avere una eguale aspettativa di vita, o un eguale livello di mortalità infantile. O la possibilità di curarsi evitando il turismo sanitario. O un equivalente tempo scuola per una par condicio dei figli nel futuro. O infrastruttura di mobilità e trasporti che consentano alle imprese di competere in Italia e all’estero. Il Sud ha certo bisogno di amministratori responsabili e capaci, ma soprattutto di risorse aggiuntive e di politiche per l’eguaglianza e lo sviluppo. Le firme online e sui banchetti sono un segnale alla politica e al Paese. Alla politica dice che chi firma oggi voterà domani, e potrà arrivare un conto salato a chi sbaglia. Alla società civile chiede una presa di coscienza e un impegno. Nel Sud non si può più rimanere indifferenti, e curare solo il proprio particolare. Zaia, che sempre ispira, ci suggerisce un obiettivo: la raccolta delle firme punti a raggiungere 2.200.000 tra online e banchetti. Pareggeremmo così il conto con quei veneti che nel 2017 andarono a votare “sotto la pioggia” (copyright Zaia) per la maggiore autonomia. Una eccellente premessa per il futuro voto. Dunque, tutte e tutti a firmare, anche su https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500020.
newsletter