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Strategie per il requiem all'Autonomia
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 8/7/2024
La presentazione del quesito referendario abrogativo della legge Calderoli ha fatto saltare i nervi alla destra. "Il Giornale", e non solo, titola sulla "accozzaglia rossa". Lo stesso Calderoli perde il suo aplomb, paragonando i presentatori ai musicanti che suonavano sul Titanic mentre affondava. Speriamo che imparino i sacerdoti delle mediazioni ad ogni costo che si annidano nel campo delle opposizioni. A seguire, oggi arrivano nel consiglio regionale della Campania due quesiti, da presentare con altre quattro regioni. Uno abrogativo dell'intera legge, e uno di abrogazione parziale, che viene presentato come paracadute per il caso che la Corte costituzionale dichiari inammissibile il primo. Vengono cancellate parti degli articoli 1.2; 2.2; 2.5; 2.7 in toto; 3, commi l e 2 e da 4 a 10; 4.1; 4.2. Mantengo il dubbio sulla opportunità. L'effetto principale si mostra in sintesi come un rallentamento nell'applicazione della legge. Intanto, il rischio di inammissibilità non scompare. Per il resto, il quesito introduce correzioni relativamente limitate. Del resto, se così non fosse, la Corte lo giudicherebbe probabilmente inammissibile per eccesso di manipolatività. Alla fine, un quesito parziale accetta in più o meno larga misura le ragioni dell'avversario. Così quello oggi in discussione non riconduce l'articolo 116.3 alla sola lettura compatibile con l'architettura costituzionale, e cioè che la formula "particolari forme e condizioni di Autonomia" si intenda nel senso di limitati adattamenti delle regole generali valide per tutti, giustificati e motivati dalle specificità proprie della regione. Lascia, poi, sostanzialmente in piedi l'emarginazione del Parlamento e delle stesse Regioni diverse da quella che stipula l'intesa; la frammentazione del paese in staterelli semi-indipendenti; l'aggancio dei Lep alla (astratta) determinazione e non alla effettiva erogazione delle prestazioni; il ritaglio della potestà legislativa statale anche di principio. Obiettivi che richiederebbero la scrittura di norme ex novo, e non sono alla portata di una tecnica manipolativa, che rimane confinata nel perimetro della norma com'è scritta. Può meravigliare, se mai, che il quesito parziale non comprenda tutti i contenuti alla portata di un ritaglio. Non sono toccate, ad esempio, le commissioni paritetiche previste per la gestione delle intese una volta stipulate (in specie, articolo. 8), che frammentano in modo irrecuperabile la gestione della cosa pubblica e del bilancio statale. Ancor più sorprende che non si tocchi la norma transitoria (articolo 11.1) che concede un inaccettabile privilegio alle tre regioni dei preaccordi del 2018. Se si temeva venisse da questi ulteriori punti una disomogeneità del quesito con rischio di inammissibilità, era possibile formulare quesiti separati e specificamente mirati. Una considerazione speciale per l'Emilia-Romagna, per il timore di vedersi contestare nella campagna elettorale incombente un voltafaccia rispetto ai preaccordi del 2018? Sarà la Corte costituzionale a sciogliere il dubbio sull'opportunità del quesito parziale. Se quello totale fosse ritenuto ammissibile le cinque regioni presentatrici ritirerebbero - si dice - il parziale. Sarebbe necessaria l'unanimità, e vedremo. Si voterà tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025. Per il referendum abrogativo la vera montagna da scalare è il quorum strutturale della maggioranza degli aventi diritto, soprattutto con una partecipazione al voto che nel migliore dei casi supera di poco il 60%. L'arma più efficace per il no è l'invito a disertare le urne e andare al mare. Possiamo ragionevolmente prevedere che il governo a tal fine sceglierà una data il più possibile vicina al 15 giugno. Portare alle urne quel 50% più uno con un quesito incomprensibile per i non addetti ai lavori e per di più volto a effetti limitati è una missione davvero difficile. Scaleremo la montagna? Va ribadita l'opportunità anche di ricorsi alla Corte costituzionale, che concorrono a non lasciare l'iniziativa alla destra nel tempo non breve che ci separa dal voto referendario. Tre Regioni - Veneto, Lombardia, Piemonte - già si avviano, tra l'altro anche sul commercio estero che tanto preoccupa Occhiuto per la Calabria. Cosa succederà da ora al giugno 2025? Il ricorso apre anche a sospensive da parte della Consulta. In ogni caso l'impugnativa si aggiunge al pieno impegno per la raccolta firme oggi, e il voto domani. È l'occasione di suonare non la musica sul Titanic, ma il requiem per l'Autonomia differenziata e la destra. Di Mozart o di Verdi, scelga Calderoli.
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