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Referendum e ricorso alla Consulta
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 20/6/2024
Alle ore 7.40 della mattina del 19 giugno la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata, dopo una seduta-fiume iniziata il giorno precedente e chiusa in notturna. Un’accelerazione fortissima, e in realtà affatto necessaria. Ma alcune ore prima il senato aveva approvato in prima deliberazione il cosiddetto premierato, dopo una trattazione anch’essa segnata da molteplici forzature. La logica dello scambio tra i partners di governo imponeva di affiancare alla bandiera dell’uno quella dell’altro. Una mortificazione del parlamento e della buona politica, se mai potesse esistere nell’attuale contesto. L’approvazione non cancella la contrarietà espressa dai molteplici e diversi mondi cui questo giornale ha dato voce. La domanda che si pone è come far vivere quella contrarietà in quel che ora accadrà. Ecco un possibile copione. Atto primo scena prima. La legge Calderoli è pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entra in vigore (prevedibilmente tra qualche giorno). Già e annunciato, in specie dal veneto Zaia, l’avvio immediato del negoziato sulle materie e funzioni non sottoposte alla previa adozione di livelli essenziali delle prestazioni. Sono circa 200 funzioni statali su un totale di 500, e in materie anche di peso, come ad esempio il commercio con l’estero. Non a caso, il presidente della Calabria Occhiuto (FI) ha espresso il timore che ne venga danno alle regioni del Sud. All’avvio immediato bisogna che una o più Regioni contrappongano un ricorso in via principale alla Corte costituzionale entro 60 giorni dalla pubblicazione. È l’unico strumento immediatamente attivabile. Atto primo, scena seconda. L’approvazione del ddl Calderoli non cancella il ruolo delle opposizioni parlamentari. Attraverso question time, interrogazioni, interpellanze i parlamentari possono incalzare il governo nel negoziato con gli esecutivi regionali. Tre i soggetti di primario interesse: Calderoli per le materie e le funzioni oggetto del negoziato ai fini del trasferimento, Giorgetti per le risorse disponibili in rapporto ai Lep (livelli essenziali delle prestazioni), la presidente del Consiglio per il potere a lei attribuito dalla legge Calderoli di limitare il negoziato per l’unità giuridica ed economica e la tutela delle politiche pubbliche prioritarie. Ho già predisposto e messo online un elenco di domande possibili per il question time. Atto primo scena terza. Si attiva contro la legge Calderoli un referendum abrogativo ex art. 75 della Costituzione. Questa scelta non contraddice ma si aggiunge all’ipotesi del ricorso. Il vasto mondo associativo raccolto nella Via Maestra intorno alla Cgil (cui si aggiunge la Uil) sta valutando questa possibilità. Può essere richiesto da 500000 elettori o cinque consigli regionali. Va considerato che esiste un dubbio di ammissibilità, e un possibile problema di tempi per la raccolta delle firme. In ogni caso, non si voterebbe prima di aprile-giugno 2025, o un anno dopo. E poi, anche se il referendum fosse ammesso e vinto, l’Autonomia differenziata rimarrebbe in principio possibile con l’approvazione di intese in base all’art. 116.3. Ma è indubbio l’impatto sull’opinione pubblica che una campagna referendaria vincente potrebbe avere. Atto secondo scena prima. Si giunge comunque all’approvazione con legge a maggioranza assoluta di intese tra lo Stato e una o più regioni ai sensi dell’art. 116.3 della Costituzione. Si replicherebbe per ciascuna legge di approvazione delle singole intese il copione dell’atto primo, scene 1, 2, 3. Atto secondo, scena seconda. Si aggiunge la possibilità che nei confronti di atti sublegislativi di attuazione della maggiore autonomia concessa, come ad esempio determinazioni delle commissioni paritetiche Stato-Regione che la legge Calderoli prevede, sia proposto conflitto di attribuzione da parte di una o più regioni che ne ricevano una lesione. Si scriveranno poi il terzo e quarto atto, per il cosiddetto premierato e la giustizia. Intanto, una domanda. Vale la pena di scrivere copioni quando il teatro diventa teatrino, come è accaduto nelle aule parlamentari? La risposta è che proprio in tal caso è indispensabile scriverli.
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