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La “Via Maestra” per fermare l’Autonomia differenziata
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 24/5/2024
Sabato 25 maggio, domani, fa tappa a Napoli la “Via Maestra”. Una realtà composita di oltre 160 associazioni manifesterà insieme alla Cgil in difesa della Costituzione democratica e antifascista, contro lo stravolgimento che verrebbe dalle riforme della destra sul premierato, l’Autonomia differenziata, la giustizia addomesticata. Riforme che le opposizioni in parlamento non possono bloccare se la maggioranza rimane compatta. E che il baratto tra i partners di coalizione - ciascuno con la propria bandierina - al momento sembra cementare. Per questo è indispensabile una resistenza popolare, che generi nel paese una consapevolezza e un'adesione capaci di giungere nelle istituzioni. Si manifesta per la giustizia sociale, la coesione territoriale, la solidarietà, il lavoro, i diritti, l'eguaglianza. Nell'occasione vengono raccolte le firme per i quattro referendum abrogativi che la Cgil propone contro i licenziamenti illegittimi e la precarietà. La cronaca dimostra ogni giorno che il contrasto con le scelte della maggioranza e del governo in carica non potrebbe essere più netto. Dunque la Via Maestra è una iniziativa politica? Ovviamente sì, ed è bene che ci sia una realtà collettiva capace di assumerla. Un tempo i primi attori sarebbero stati i partiti. Ma ora, evanescenti nelle strutture o diventati in molti casi assemblaggi di potentati locali, possono svolgere quel ruolo assai meno efficacemente che in passato. La Via Maestra è esperimento di una politica rinnovata, che punta a mettere insieme per obiettivi condivisi i rivoli di un associazionismo civico che lasciato a sé inciderebbe forse su singole realtà, ma non giungerebbe mai alla massa critica necessaria per pesare sugli orientamenti politici generali. Interessa al Sud in modo particolare? Sì. Lo prova la lettera che il Coordinamento nazionale della Via, con la prima firma di Landini, ha inviato a tutti i presidenti di regione (potete leggerla sulla mia pagina Facebook). Esprime viva preoccupazione per il ddl Calderoli sull'Autonomia differenziata, contestando l'attacco all'unitarietà dei diritti fondamentali, il rischio di ampliare in maniera irreversibile diseguaglianze e divari, di ridurre ulteriormente la capacità del sistema pubblico di garantire servizi essenziali e universali. Si contesta che dalla conseguente frammentazione del paese verrebbe la rinuncia a un necessario governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese. Una analoga denuncia, mia e non solo, ha più volte trovato spazio su questo giornale. Una specifica sintonia si trova nella richiesta che la lettera fa ai presidenti di regione di "promuovere, sulla base dell'articolo 127, secondo comma, della Costituzione, la questione di legittimità costituzionale a tutela della sfera di competenza della sua Regione", nel caso di approvazione del ddl Calderoli. Proprio io ho avanzato questa proposta anche da queste pagine, essendo il ricorso in via principale il solo strumento attivabile immediatamente, entro i 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, avverso il ddl approvato. Un eventuale referendum abrogativo, forse inammissibile, avrebbe comunque tempi molto più lunghi. Il ricorso è dunque uno strumento essenziale contro la possibilità che sia subito avviata la trattativa tra alcune regioni (le tre apripista: certamente Lombardia e Veneto, forse l'Emilia-Romagna) e il ministro Calderoli, in vista di intese per la maggiore autonomia da portare in consiglio dei ministri e poi in parlamento. Il veneto Zaia ci ha notificato che verrà a Roma con la richiesta della sua regione - su tutte le 23 materie devolvibili - "il giorno dopo" il voto finale sul ddl Calderoli. Al tempo stesso, Calderoli ha chiaramente diffidato Giorgia Meloni a non usare il potere, che il ddl le riconosce all'art. 2.2, di limitare il negoziato a tutela dell'unità giuridica ed economica del paese e delle politiche pubbliche prioritarie. Sono esattamente le preoccupazioni al centro della lettera della Via Maestra. Dunque la Via Maestra non vuole difendere o ritrovare un passato che ormai vive solo nel ricordo di alcuni. Al contrario, guarda alla costruzione di un paese più giusto, più equo, più inclusivo, che riconosca alle sue figlie e ai suoi figli un'eguale speranza di vita dignitosa dovunque nascano o vivano. Un paese che trovi in una rinnovata unità la maggiore forza necessaria negli scenari geopolitici della realtà in cui viviamo. Una Via Maestra verso l'Italia di domani. Concentramento e partenza del corteo in Piazza Garibaldi domani alle 13.30. In Piazza Dante con inizio alle 15.
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