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Il rebus dei poteri delle Regioni
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 19/5/2024
Fulvio Martusciello, candidato per Forza Italia alle europee, ci informa su queste pagine che "se non ci sono tutte le garanzie, come la partenza dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), non c'è voto favorevole da parte dei parlamentari del Sud". Un'affermazione impegnativa. Si poteva dubitare che il completamento del baratto di maggioranza sulle riforme con l'aggiunta della giustizia in quota Forza Italia ne avesse saziato la fame di cambiamento. Si poteva temere una più agevole disponibilità allo scambio con l'alleato leghista sull'autonomia differenziata. Prendiamo atto. Certo, dubbi marginali rimangono, e richiedono qualche opportuno chiarimento. Intendiamoci, anzitutto, sul concetto di "partenza" dei Lep. Perché qui la "partenza" non è una sola. C'è un momento in cui il Lep è individuato, uno in cui è quantificato nei costi, uno in cui è concretamente finanziato e reso fruibile da parte dei beneficiari. Il punto in assoluto debole del ddl Calderoli è nel prevedere la "determinazione" dei Lep in un regime di invarianza di spesa. Vale a dire, si dettano norme sui Lep, ma non si stabilisce quali sono in quali materie, quanto costano e chi li paga, se, come e quando. Poi si vedrà. Un parlamentare del Sud, se vuole essere credibile, deve chiedere al ministro Giorgetti - che tiene i cordoni della borsa - se, quali e quante risorse saranno disponibili, e quando. I Lep, come strumento di riduzione dei divari territoriali e delle diseguaglianze, presuppongono uno sviluppo sostenuto che renda disponibili risorse pubbliche da assegnare in modo mirato ai territori più deboli. Questo per un tempo abbastanza lungo perché le politiche introdotte siano efficaci. Condizioni che non abbiamo oggi, e non avremo nel futuro prevedibile. Si corre il rischio, come il 16 maggio avverte Luca Bianchi della Svimez su Repubblica Palermo, di assistere a un remake della vicenda dei Lea (livelli essenziali di assistenza nella sanità). Da tempo previsti, non hanno impedito la frantumazione del sistema sanitario nazionale con ampi divari territoriali a danno del Mezzogiorno. E che sia una questione di risorse è confermato dalla notizia che il piano per abbattere le liste di attesa è in standby per un problema di coperture (Sole24Ore del 17 maggio). La Svimez - ci dice Bianchi - ha fatto simulazioni che quantificano in 5 miliardi le maggiori risorse che l'impianto del ddl Calderoli dà alle regioni apripista (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna). Miliardi che, non valendo per il bilancio il miracolo dei pani e dei pesci, verrebbero fatalmente sottratti alle altre regioni. Bianchi sottolinea che la politica della "locomotiva del Nord" è fallita. Troviamo una conferma nei dati Istat. Un Pil che torna nel 2023 ai livelli del 2007, con anni di ritardo sui partner europei, un calo demografico in specie accentuato nel Mezzogiorno, tre milioni di giovani 18-34 anni in meno nell'arco di venti anni. C'è poi la questioncella delle materie e/o funzioni non Lep. Su oltre 500 funzioni statali nelle materie devolvibili ai sensi dell'articolo 116, terzo comma della Costituzione, circa 200 sono in materie non subordinate a Lep. Quindi, sono immediatamente trasferibili, e il presidente Zaia ci ha già informato per pubblici proclami che "il giorno dopo" l'approvazione del ddl Calderoli sarà a Roma per aprire il negoziato. Ci sono funzioni di rilievo, come rapporti con l'Ue, commercio estero, protezione civile, professioni, nonché funzioni non-Lep per scuola, sanità e altro. I parlamentari del Sud dovrebbero chiedere a Calderoli cosa intende recepire delle richieste in arrivo. Con l'occasione, potrebbero anche chiedergli cosa farebbe se partissero esperimenti di macroregione. Per fortuna c'è una rete di protezione. Perché l'articolo 2, secondo comma del ddl Calderoli consente al presidente del Consiglio (per l'occasione, detta Giorgia) di porre limiti al negoziato per l'intesa con le regioni al fine di tutelare l'unità giuridica ed economica e le politiche pubbliche prioritarie. Ma lo farà? I parlamentari del Sud potrebbero opportunamente chiederle se e per quali politiche pubbliche - ad esempio, quelle per un indispensabile recupero del deficit infrastrutturale del Mezzogiorno - eserciterà il potere di cui dispone. Anche non esercitarlo avrà - nel contesto - un grande rilievo politico. Ho messo online venti domande a Meloni, Giorgetti, Calderoli utilizzabili in question time. L'idea era dare strumenti operativi ai parlamentari di opposizione, ma non ho difficoltà a renderle disponibili per quelli di maggioranza, inclusa Forza Italia. Alla fine, siamo o non siamo tutti patrioti?
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