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Autonomia, il teatrino dei guitti
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 28/4/2024
Nella I commissione della Camera si conclude la farsa. La maggioranza prevarica imponendo la ripetizione del voto in cui è stata sconfitta. La prima non vale, buona la seconda, o magari la terza o la quarta. Non serve un manuale di diritto per capire che alla base del confronto parlamentare c'è la regola che la votazione correttamente svolta non si ripete. Se così non fosse, il parlamento tanto varrebbe chiuderlo. Le opposizioni, in specie, si risparmierebbero l'inutile fatica di partecipare. Ovviamente, è possibile che il voto sia inficiato da una irregolarità, e che quindi debba ripetersi. Ma deve essere una irregolarità in senso stretto, che nel caso non c'è stata. Giustificata la decisione dei parlamentari Pd, MSS e Avs di abbandonare in segno di protesta i lavori quando la votazione è stata ripetuta. Uno sfregio alle regole del tutto inaccettabile. In realtà, tutto viene dall'errore del presidente, che avrebbe dovuto accertarsi della presenza in commissione dei componenti della maggioranza prima di indire la votazione. Non l'ha fatto, ed è finita 10 a 7 per le opposizioni. È quasi successo di nuovo, nella seduta del 26 aprile (emendamento 1.34). In questo caso il presidente ha preso tempo per aspettare gli assenti, e nella bagarre ha persino espulso un deputato delle opposizioni per le sue intemperanze. Guitti che recitano un infimo copione di bugie e prevaricano facendo strame delle regole. Questa la rappresentazione che la destra regala al paese. Un anticipo del parlamento nel regime di premierato assoluto vagheggiato da Meloni? L'unica cosa che interessa alla maggioranza è arrivare in Aula domani. E l'unica ragione della fretta è l'esigenza di piantare bandierine in vista del voto europeo: Autonomia per la Lega, premierato per Fratelli d'Italia. Cosa serve al paese non interessa a chi ci governa. Come non interessa ai parlamentari della destra eletti al Sud cosa serve al territorio che rappresentano. L'audizione di Adriano Giannola per la Svimez del 24 aprile nella Commissione bicamerale per il federalismo fiscale è la conferma più recente di infiniti studi ed analisi che documentano e misurano la ferita all'eguaglianza dei diritti, alla coesione sociale e territoriale, all'efficienza del sistema-paese. L'approvazione in ogni caso prossima del ddl Calderoli apre la porta alla seconda fase del disegno leghista. Si va al negoziato per la stipula di intese tra lo stato e singole Regioni, da approvare con legge ai sensi dell'articolo 116.3 della Costituzione. Il vero pericolo per l'unità della Repubblica è qui. Da subito - per il presidente veneto Zaia, dal "giorno dopo" il voto finale sul ddl Calderoli - potrà partire il negoziato sul trasferimento di funzioni statali, quanto meno per le materie - di peso - non condizionate all'adozione di livelli essenziali di prestazioni. Si tratta di un paio di centinaia di funzioni sulle 500 in principio devolvibili. Non si escludono funzioni in materie come sanità, istruzione, trasporti, infrastrutture strategiche. C'è una norma transitoria perle regioni già in pista (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna). Nel negoziato il parlamento è emarginato, e la trattativa rimane essenzialmente tra Calderoli e i cd governatori. Il presidente del Consiglio potrebbe limitare il negoziato per tutelare l'unità giuridica ed economica, e le politiche pubbliche prioritarie. Ma lo vorrà o potrà fare? Quanto, quando, per quali materie, e quali politiche? E se poi venisse una macroregione in base all'art.117.8 della Costituzione? Siamo vicini al remake in forma soft del primo secessionismo leghista. Per questo ho promosso e sostenuto una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare di riforma del titolo V, giunta all'aula del Senato con 106000 firme e respinta dalla maggioranza. Per questo con Eugenio Mazzarella e firme storiche della destra come Laboccetta e Landolfi chiedo a Giorgia Meloni un incontro per sapere cosa intende fare per l'unità d'Italia. Per questo propongo venti domande per un question time alla stessa Meloni e a ministri del suo governo. Per questo chiedo ai presidenti delle Regioni di impugnare con ricorso in via principale davanti alla Consulta il ddl Calderoli, non appena approvato. Per questo mi affianco anche su queste pagine ai mondi - imprese, sindacato, professioni, scuola, sanità, Chiesa - che parlano contro la frammentazione, per un paese più forte in quanto più unito. Per questo sarò in piazza Plebiscito a Napoli alle ore 17 domani, per un presidio contro l'avvio dei lavori sull'Autonomia nell'aula della Camera.
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