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Autonomia, lo scambio Lega-Meloni
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 4/4/2024
La maggioranza mette in calendario di Aula l’Autonomia differenziata (AC 1665) il 29 aprile, strozzando il dibattito in Commissione. Si procederà probabilmente senza relatore, ma conta poco, perché certo si punterà ad approvare senza - o con marginali - modifiche il testo già votato in Senato, evitando o riducendo al minimo le navette. L'obiettivo è arrivare al voto finale prima delle elezioni europee di giugno. In simultanea, la I Commissione Senato mette il turbo sul premierato (AS 935). In una settimana in cui non c'è Aula programma ben quattro sedute su tre giorni, e il 2 aprile approva l'art.3, cancellando il contestato premio di maggioranza fissato al 55%, ma per il resto confermando come irrinunciabile per la destra l’elezione diretta del premier con la “sua” maggioranza. Per la legge elettorale si vedrà poi. Le opposizioni protestano. Non si può ragionevolmente introdurre in Costituzione il principio dell’elezione diretta senza contestualmente considerare quale legge elettorale serva allo scopo (De Cristofaro, Giorgis, Maiorino, Parrini, Valente nella seduta del 27 marzo). Ma su tutto vince la fretta, per giungere entro la data delle europee al voto finale di Aula per la prima deliberazione delle due richieste per la revisione costituzionale. Si conferma lo scambio scellerato tra i partners di governo, ciascuno con la propria bandierina. E' inaccettabile e politicamente indecente che questioni essenziali per il futuro del paese e per la qualità di vita, i bisogni e le speranze di decine di milioni di donne e uomini, siano ostaggio di una miserabile competizione elettorale tra partners di governo. Ma proprio di questo si tratta. Una conferma si trae dalle parole di Zaia, che invierà a Giorgia Meloni una lettera per aprire un negoziato sull'intesa per una maggiore autonomia al Veneto “il giorno dopo” l'approvazione finale del ddl Calderoli (Gazzettino, 31 marzo). Va infatti ricordato che l'AC 1665 è solo il primo tempo, perché disegna le procedure da seguire per la concessione della maggiore autonomia. Il secondo tempo verrà poi, con l'attribuzione effettiva della maggiore autonomia a mezzo di leggi approvative di intesa per ogni singola regione, cui procedere una volta approvato il ddl Calderoli. Anche “il giorno dopo“, quantomeno per le materie non condizionate ai livelli essenziali delle prestazioni. Cosi dispone l’AC 1665 per 9 materie su 23, tra cui rapporti internazionali e con l'Ue, commercio con l'estero, protezione civile, previdenza complementare e integrativa, professioni, e non solo. Secondo un recente studio, nelle 9 materie troviamo ben 184 delle oltre 500 funzioni statali elencate in un dossier del ministero delle Autonomie nelle 23 devolvibili. Il numero 184 è approssimato per difetto. Vanno aggiunte le funzioni non-Lep nell’ambito di materie-Lep, come ad esempio contrattazione integrativa e retribuzione per scuola e sanità. In ogni caso, più che abbastanza per un colpo alla Repubblica una e indivisibile. Le opposizioni non potranno bloccare la maggioranza, se questa rimane compatta. Un referendum abrogativo sarebbe probabilmente inammissibile, e comunque avrebbe tempi troppo lunghi. Nemmeno ci si può aspettare un intervento di Mattarella, al di fuori di lettere di accompagnamento o esternazioni - che comunque ha già fatto - sui diritti e sui principi di eguaglianza, coesione, solidarietà. Difficile rinvenire la manifesta incostituzionalità che sarebbe richiesta. Del resto, un rifiuto di promulgare aprirebbe uno scontro con la maggioranza e l'esecutivo inutile, in quanto superabile ai sensi dell’art. 74 della Costituzione. Per questo ho proposto che da una o più Regioni venga un ricorso alla Consulta, magari “il giorno dopo” l'approvazione del ddl Calderoli, e comunque entro i 60 giorni dalla pubblicazione. Nella memoria del 27 marzo per la I Commissione Camera Bankitalia argomenta che ci sono materie non suscettibili di letture localistiche, o tali da porsi a livello nazionale o internazionale. Questa linea di analisi è tra quelle su cui è possibile costruire un ricorso. Il punto focale è infatti alzare argini a difesa delle politiche nazionali strategiche per l'eguaglianza, i diritti, e l'efficienza del sistema paese. In caso di fallimento, l'aumento delle tasse su base regionale lamentato da Jannotti Pecci, di cui leggiamo su queste pagine, sarebbe solo uno dei problemi, e nemmeno il più grave. Possiamo lasciare che Zaia & Co. si agitino quanto vogliono, se abbiamo le idee chiare su cosa impedire che mettano le mani.
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