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La via maestra contro l'Autonomia
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 17/3/2024
L'appuntamento è domani alle l5 nellasede Cgil, via Toledo 353 per il convegno sul tema "L'Autonomia differenziata divide il paese". A discuterne, moderati da Taisia Raio, saranno Maria Domenica Castellone, Maurizio De Stefano, Marco Sarracino, Antonio Russo, Nicola Ricci, Massimo Villone e Angelica Viola. Conclude Christian Ferrari. Domani si avvia Napoli e in Campania la via maestra della Cgil. Ieri in città una manifestazione contro il disegno di legge Calderoli. Buone notizie per chi si oppone ai disegni riformatori della maggioranza di destra, che con il premierato e l'Autonomia differenziata dà corpo al progetto elettorale meloniano di "rivoltare il paese come un calzino". È il disegno ambizioso di sostituire alla Costituzione del 1948 la Costituzione di una destra arrembante. Chi si oppone deve avere un obiettivo parimenti ambizioso: radicare nuovamente la Costituzione mostrandone la perdurante vitalità e utilità. La via maestra vede la Cgil al centro di una vasta realtà di oltre 200 associazioni di varia natura e caratura, organizzata in comitati locali in cui può confluire chi ritiene che si difende la Costituzione garantendo qualità della vita e risposta ai bisogni di tutte e tutti in ogni parte del territorio: Nord e Sud, aree interne e aree metropolitane, grandi città e piccoli borghi. La battaglia sarà di lunga lena. Un'assemblea nazionale del 2 marzo a Roma ha esplicitatola disponibilità a impegnarsi su referendum e leggi di iniziativa popolare, sulle riforme e su questioni sociali. E' un passaggio essenziale per una opinione pubblica più informata e consapevole e per una resistenza diffusa e dal basso. Passaggi indispensabili laddove si consideri che le opposizioni in parlamento non hanno tecnicamente la possibilità - perle regole e le prassi vigenti - di bloccare la maggioranza, se rimane compatta. Intendiamoci. Nemmeno la strada di una resistenza popolare in difesa della Costituzione è agevole. Lo strumento referendario è contornato da argini posti da una giurisprudenza della Corte costituzionale pensata in un momento storico diverso, in cui esistevano partiti politici forti e radicati e assemblee elettive davvero rappresentative. Oggi potremmo vederlo come un utile correttivo per politica e istituzioni esangui, ma non possiamo far conto su una rilettura della Consulta. Così, referendum abrogativi potrebbero essere preclusi per l'Autonomia differenziata, e l'unico referendum di cui possiamo essere ragionevolmente sicuri è quello sul premierato ex art.138 Cost. a iniziativa di un quinto dei parlamentari, evitando campagne acquisti nel variegato campo delle opposizioni. Ma il voto probabilmente non verrebbe prima del 2026, mentre l'Autonomia differenziata potrebbe trovare significative realizzazioni molto prima. Anche i referendum sulle questioni sociali richiederanno un attento scrutinio. Calderoli spinge per chiudere sul suo disegno di legge prima del voto europeo. I partners di maggioranza nicchiano. Le urne europee saranno probabilmente decisive su quel che seguirà. Bisogna da subito attivare - come ho già proposto anche su queste pagine - ogni strumento di contrasto, dai ricorsi delle Regioni davanti alla Corte costituzionale a forme di pronunciamento popolare laddove consentite da statuti e regolamenti locali. Giunge notizia che in Puglia Emiliano ha avviato un gruppo di lavoro per studiare la possibilità di ricorsi avverso l'Autonomia differenziata in salsa leghista. E De Luca? La tempistica sarà essenziale, perché forse non abbiamo tutto il quadro. Un'Italia frammentata nella sommatoria di repubbliche giustamente censurata da Mattarella non ha senso per nessuno. Può avere senso, invece, il disegno di una macroregione del Nord costruita sull'art.117.8 della Costituzione. Non tutti ricordano che in occasione della riforma Berlusconi-Bossi un emendamento del relatore (11.0.200, I Commissione Senato 13.01.2004) faceva riferimento a un'assemblea di coordinamento pluriregionale, immediatamente battezzata dall'opposizione come "Parlamento padano". Si introdusse poi nel testo conclusivamente approvato – e respinto nel voto popolare - la specificazione di "amministrativi" per organi e funzioni nelle intese di coordinamento tra regioni. Come a dire che si escludevano organi rappresentativi o di governo. Qualcuno a destra aveva visto il pericolo. Mentre la macroregione del Nord ritorna in anni successivi nelle proposte della Lega, e dello stesso Calderoli (ad es., AS7 del 15.03.2013). Bisogna far uscire il tema dalla colluttazione tra una Lega che vuole riguadagnare posizioni, e Giorgia Meloni tesa a consolidarsi nel Nord. Per fortuna, molti mondi si stanno schierando contro l'Autonomia differenziata. Zanotelli su queste pagine ringrazia gli intellettuali (inizialmente, pochi) scesi in campo e a lungo circondati da un colpevole silenzio. Siamo noi grati alle Chiese del Sud, che hanno contribuito a spezzarlo, e sono pronte oggi a battersi per l'unità del paese.
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