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C'è una destra che dice no all'Autonomia differenziata
di Gimmo Cuomo dal Corriere del Mezzogiorno del 7/3/2024
C’è una destra (e anche un’area liberaldemocratica) che dice no all’Autonomia differenziata e che interpreta il malumore di numerosi parlamentari, soprattutto meridionali, che pur non vedendo di buon occhio la riforma proposta dal ministro leghista Roberto Calderoli, preferiscono rifugiarsi nel silenzio diplomatico per non intralciare i patti tra alleati di maggioranza, leggi Autonomia in cambio del premierato. A farsi interprete della forte preoccupazione per la riforma in via di approvazione (il testo approvato al Senato ora è all’attenzione della Camera) è l’associazione Polo Sud, fondata e guidata da Amedeo Laboccetta, una vita a destra, a partire dal Movimento sociale, e deputato del Pdl e FI. Le critiche alla riforma Calderoli sono esposte in un articolato documento che ha già riscosso molte autorevoli adesioni, tra le quali quelle dell’ex ministro delle Telecomunicazioni Mario Landolfi, Domenico Nania, ex vicepresidente del Senato ed ex sottosegretario, Nicola Bono, anch'egli ex sottosegretario, e gli ex parlamentari Franco Cardiello, Rosario Polizzi, Salvatore Torrisi, Vincenzo D’Anna. A questi si affiancano l’ex consigliere regionale della Campania Franco Nappi, gli ex consiglieri comunali di Napoli Antonino Funaro, Ciro Signoriello, Dario Cigliano e il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale. «Alle riserve di gran parte dei mezzi di informazione — si legge nel documento — si aggiungono quelle di insigni costituzionalisti, Economisti, docenti, secondo cui il progetto di autonomia differenziata metterebbe a serio rischio l’unità nazionale e la competitività del sistema-Paese in settori strategici come energia, comunicazioni, servizi di rete e grandi infrastrutture non abbisognevoli del preventivo varo dei cosiddetti Lep (Livelli essenziali delle prestazioni). I sottoscrittori del presente testo riconoscono la fondatezza e la giustezza di tali tesi, cui aggiungono alcune autonome riflessioni utili a illuminare aspetti inesplorati della vicenda, a partire dalla constatazione che la scelta di implementare l’Autonomia differenziata non solo risulta del tutto incoerente con la storia e l’azione politica del centrodestra, ma finisce soprattutto per appalesarsi come errore politico, oltre che come una clamorosa abdicazione identitaria». Secondo i sottoscrittori, «una volta approvato, il ddl Calderoli danneggerà il Sud senza portare alcun beneficio a un Nord a quel punto scippato del suo ruolo di locomotiva nazionale e ridotto a vagoncino di lusso a rimorchio delle motrici dell’Europa centrosettentrionale». L’Autonomia differenziata viene vista come l’ultimo tassello di un processo di disgregazione dello Stato nazionale iniziato 50 e passa anni fa. «Il declino istituzionale, amministrativo, morale e civile d’Italia — si legge — coincide con la nascita delle regioni nel 1970, poi aggravato dal novellato titolo V. L’Autonomia differenziata ora rafforzerebbe lo sciagurato regionalismo che ha moltiplicato burocrazie, apparati clientelari, inefficienze, spesa pubblica, parassitismi con conseguente riacutizzazione del divario Nord-Sud (...) Non compromettiamo con le decisioni di oggi le generazioni di domani e l’avvenire di una nazione, di una Patria che non vuole finire a brandelli o evaporare e presentarsi disarticolata sullo scenario internazionale». Labocetta spiega la strategia: «Stiamo già allargando la base dei sottoscrittori a personalità del mondo dei professionisti e degli imprenditori. Non escludo la richiesta di un’audizione al Parlamento prima dell’inizio della discussione alla Camera». «La ritengo — sottolinea Landolfi — una battaglia di destra. Il ddl rappresenta un errore politico perché legittima la sciagurata riforma del titolo V che ha cancellato il Sud e sovvertito le gerarchie istituzionali, ponendo Stato, Regioni, Comuni e pianerottoli sullo stesso piano. Spero che ci sia spazio per un ripensamento». Enzo D’Anna, presidente nazionale dell’Ordine dei Biologi ed ex parlamentare, ribadisce la propria identità liberale ed evidenzia un altro aspetto: «Chi sostiene la riforma afferma che il Sud diventerà più efficiente. Ma l’obiettivo non si raggiungerà sottraendo risorse, ma vigilando sul corretto utilizzo delle stesse».
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