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Referendum per fermare l'Autonomia
di Alberto Lucarelli da la Repubblica Napoli del 5/3/2024
Regionalismo differenziato: è arrivato il momento di cambiare passo e di mobilitare i cittadini. E' necessario, in maniera semplice e diretta, comunicare loro cosa significa concretamente regionalismo differenziato e che impatto avrà sulla vita di tutti i giorni. Il tema deve uscire dalle analisi e dagli spazi degli addetti ai lavori (conferenze, seminari, dibattiti, articoli, petizioni) e spostarsi nelle strade, nelle piazze, tra i cittadini. Lo ha detto chiaramente qualche giorno fa Massimo Villone, si consultino i cittadini, il che presuppone mettere in campo, tra l’altro, i referendum consultivi regionali e locali. Attraverso un quesito referendario semplice, da presentare in tutte le regioni e comuni italiani, i cittadini devono essere messi a conoscenza, di quali disastri economici, sociali, culturali, sarà fonte il regionalismo differenziato, minando l'unità e la coesione del Paese. Al momento, rispetto al disegno di legge Calderoli, ma direi anche rispetto ai primi progetti già elaborati dal Governo Gentiloni, e susseguitesi nei governi successivi, l'opposizione civica si è svolta soprattutto sul piano del confronto dialettico tra esperti. Lo scontro in Senato è stato debole, né c'è da aspettarsi una opposizione forte in Camera dei deputati, dove al momento si discute il testo. Qualcuno auspica un ostruzionismo più incisivo, e qualche deputato proverà a farlo, ma in ogni caso la decisione verrà presa sulla base dei rapporti di forza in Parlamento. I cittadini, in questo vuoto di rappresentanza, vanno messi in condizione di svolgere un ruolo da protagonisti, utilizzando, tra l'altro, gli strumenti di partecipazione previsti dagli statuti regionali e comunali, a partire dai referendum consultivi. La resistenza verso lo Spacca-Italia, prima di proporre il referendum abrogativo e di sollevare la questione di costituzionalità in Corte, deve passare attraverso un necessario processo di informazione dei cittadini, finalizzato ad un voto consultivo, con l'obiettivo di rendere diffusa tra la gente la consapevolezza delle conseguenze del testo Calderoli, quali la desertificazione del Mezzogiorno, e gli impatti economici e sociali negativi che esso determinerà anche in molte aree “non centrali” del Settentrione, con un bilancio statale fuori controllo. Far comprendere che il crollo economico e sociale di una parte dello Stato, determina, accanto al collasso sociale, rischi di infiltrazioni di criminalità organizzata e di privatizzazioni forzate dei servizi. Con un quesito chiaro e diretto, quasi provocatorio, ovviamente ben pensato dal punto di vista giuridico, va chiesto ai cittadini se sono disposti ad accettare, dopo la riforma, in assenza di risorse adeguate, situazioni di diseguaglianza e di trattamento differenziato all'interno dello stesso Paese ed in particolare: meno trasporti e servizi pubblici, meno asili nido, riduzione e peggioramento dell'istruzione e della sanità, abbandono di politiche del territorio e di gestione dei beni culturali e ambientali. Insomma, un Mezzogiorno, cosi combinato, sarà destinato a diventare la Casa vacanze del Nord. Il referendum consultivo dovrà essere presentato nel maggior numero di comuni e regioni e costituire la vera base di resistenza politica al processo di disgregazione. Il Comune di Napoli e la Regione Campania, attraverso la valorizzazione di strumenti di democrazia partecipativa e diretta, potrebbero assumere un ruolo da protagonisti, a difesa dei diritti dei cittadini e dei principi di eguaglianza e solidarietà. Napoli, inoltre, per diffondere i vari temi, dispone di uno strumento, quello delle consulte civiche tematiche, previsto da un regolamento consiliare dell'aprile del 2012, tuttora vigente, che in questa fase storica potrebbe tornare molto utile per coinvolgere e sensibilizzare i cittadini. Una grande mobilitazione referendaria, in sede consultiva, contro il testo Calderoli, oltre a preparare il terreno per l'eventuale referendum abrogativo, da una parte indebolirebbe la coalizione, considerando che buona parte dell’elettorato di Fratelli d'Italia e Forza Italia risiede e lavora nel Mezzogiorno e dall'altra, se ben comunicato, registrare un dissenso anche in aree del Nord, che non è cosi compatto come si pensa. Insomma, è arrivato il momento di non assistere più alla partita, ma di scendere in campo e giocarla!
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