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Il voto sardo cambia gli scenari nel derby Autonomia-Premierato
di Massimo Villone da il Quotidiano del Sud del 28/2/2024
Il voto sardo avrà un impatto sulla politica nazionale. La formale unità della coalizione di destra ha coperto un duro scontro, in cui la Meloni ha vinto sulla candidatura alla presidenza della Regione, ma ha poi perso nelle urne. Ne esce indebolita. I termini della competizione di FdI con la Lega, in atto dalla nascita del governo, potranno cambiare. È possibile che nella ricerca di nuovi equilibri entri il tema delle riforme, con il derby tra autonomia e premierato. La Lega è in vantaggio, con il voto finale sul ddl Calderoli (ora AC 1665) forse non lontano. Conterà la tempistica. Cosa può incidere? L'EQUIVOCO Su Repubblica del 25 febbraio Michele Ainis scrive un articolo sull'autonomia differenziata dal titolo emblematico: senza armi contro la riforma. Per il ddl Calderoli, e poi per le leggi approvative di intese con lesingole Regioni, preclusa la via del referendum abrogativo e del giudizio di costituzionalità, rimarrebbe solo l'ostruzionismo parlamentare. Una lettura che darebbe al ministro Calderoli un oggettivo assist, da cui dissentiamo per tre motivi. Il primo. Si assume il ddl Calderoli (ora AC 1665 Camera) come legge-quadro necessaria all'attuazione dell'articolo 116.3 della Costituzione. Non è così. Le bozze di intesa con Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna della ministra Stefani (governo Conte I) quasi giunsero in Consiglio dei ministri. Il fermo fu dato non da una mancata previa attuazione, ma da resistenze interne. Nemmeno si parlava di legge quadro, che entrò in campo con il ministro Boccia (governo Conte II). Fu poi ripresa dalla Gelmini con Draghi e ora da Calderoli con Meloni. La maggiore autonomia si potrebbe attribuire alle singole Regioni anche senza legge-quadro. ILREFERENDUM Il secondo. Rimane precluso il referendum abrogativo. È probabilmente vero per la legge quadro, per il collegamento al bilancio dichiarato dal governo. Mossa forse strumentale, vista l'invarianza di spesa esplicitamente disposta, ma il dubbio rimane. Mentre non si sottrarrebbero a referendum abrogativo le leggi approvative dell'intesa con singole Regioni, salvo che per ciascuna fosse ripetuto il collegamento al bilancio. Non è vero, invece, che la legge quadro Calderoli e le leggi approvative di intese si sottraggano a referendum e anche a giudizi di costituzionalità in quanto rientranti nella categoria delle leggi "costituzionalmente necessarie". Per tali leggi (per esempio, legge sul Csm legge elettorale, leggi che attengono a diritti fondamentali) la tutela una volta concessa dal legislatore non può essere cancellata o scendere sotto una soglia minima di copertura per il bene costituzionalmente protetto. Ed è un limite per il popolo sovrano, il legislatore e la stessa Consulta. Mala legge costituzionalmente necessaria va richiamata con parsimonia. Si può capire che si estenda a coprire l'attuazione legislativa di diritti fondamentali della persona (per esempio, fine vita o procreazione assistita). Non oltre. Qualsiasi legge può astrattamente porsi come attuazione della Costituzione, per esempio se disciplina il mercato, il lavoro, l'istruzione, l'ambiente, l'energia, o altro. Se tutte fossero costituzionalmente necessarie ne verrebbe una inaccettabile e pericolosa ingessatura del sistema Paese, e non una tutela per beni costituzionalmente rilevanti. In ogni caso, va ricordato che per le leggi costituzionalmente necessarie non si esclude una cancellazione parziale, come ci dice per esempio la Consulta sulle leggi elettorali. Inoltre, per quanto riguarda l'autonomia, si tratta di leggi che bene potrebbero non essere affatto approvate. Il bene costituzionalmente protetto (autonomia) rimarrebbe garantito dal Titolo V anche senza alcun seguito all'articolo 116.3. La maggiore autonomia per la Regione è una scelta politica: può mancare o essere rifiutata. O vogliamo ritenere che una volta chiesta dalla Regione debba inevitabilmente essere concessa? RICORSI ALLA CONSULTA Conclusivamente, il terzo motivo di dissenso. Con le regole e le prassi vigenti le opposizioni in Parlamento possono al più ritardare, ma non certo bloccare in via definitiva la maggioranza. Nel bene o nel male, il lavoro parlamentare è disciplinato in modo che la maggioranza - se tiene - può porre fine in aula a qualsiasi ostruzionismo. Dunque, dovremo assistere inermi alla colluttazione di ceto politico a Palazzo Chigi? No, qualche arma c'è. Il referendum abrogativo è in dubbio, ma una o più Regioni potranno presentare ricorsi alla Consulta. Come è aperta la via - aggiungo - per forme di partecipazione popolare secondo gli statuti in sede regionale e locale. Non concorrerebbero alla decisione, ma certo toglierebbero il vento anche elettorale dalle vele della destra.
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