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Autonomia, De Luca ricorra alla Consulta
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 25/1/2024
Si è consumato nell'aula del Senato il rito del voto finale sul ddl Calderoli per l'Autonomia differenziata. Il Senato approva, e dati i numeri parlamentari regalati alla maggioranza da una pessima legge elettorale il copione era già scritto. Ma è un risultato che non riflette per nulla un corrispondente consenso nel paese. Basta ad esempio leggere Jannotti Pecci, presidente degli industriali di Napoli, su queste pagine. Così,si capisce il tripudio di parte leghista per un risultato "storico". Si capisce molto meno che si accodino in modo subalterno i figuranti della restante maggioranza, macinando argomenti la cui banalità ormai ha il sapore della presa in giro, quando non dell'imbroglio volgare. Un sapore solo peggiorato dalla consapevolezza del baratto infame tra Autonomia differenziata e premierato. Un clima davvero brutto, in cui si inserisce nei modi consueti il governatore De Luca. Come annunciato, ha avviato contro il ministro Fitto una offensiva sul piano penale, amministrativo e del controllo contabile. Le vicende sono note nei tratti generali. Supponiamo che in Regione sia stata fatta una istruttoria adeguata. Ma la sensazione è che un attacco sul piano giuridico e in particolare giudiziario rimanga su un terreno comunque precario. De Luca si lancia ora in una chiamata alle armi di politici e amministratori. Capiamo che trovi utile presentarsi come paladino senza macchia e senza paura, che scende in campo a difesa del debole (il popolo) contro l'arbitrio e l'arroganza del più forte (ilgoverno). Palazzo Chigi offre una prateria alla rappresentazione deluchiana. Che l'Autonomia differenziata, al di là delle declamazioni obbligate e di stile, possa per il Sud solo peggiorare una situazione già gravemente compromessa di diritti diseguali e divari intollerabili è certo. Ma il governatore ha a disposizione strumenti più efficaci delle iniziative fin qui adottate. L'art. 127, comma 2, della Costituzione prevede che "La Regione, quando ritenga che una legge o un atto avente valore di legge dello Stato o di un'altra Regione leda la sua sfera di competenza, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge o dell'atto avente valore di legge". Questo è il ricorso in via principale, cui si aggiunge, per l'art. 39 della legge 87/1953, il conflitto di attribuzione avverso lo Stato o altra Regione. Senza affondare nelle tecnicalità, qui diremo solo che la Regione può reagire, giungendo al giudice di costituzionalità, contro la lesione da parte di atti legislativi o sublegislativi della propria sfera di attribuzioni costituzionalmente garantita. Sia il ddl Calderoli una volta approvato, sia le leggi recanti intese con le singole regioni ai sensi dell'art.116.3, sia ancora la gestione delle intese medesime, potranno essere oggetto dei ricorsi anzidetti. Se De Luca vuole fare sul serio, dica fin d'ora che l'ufficio legale della Regione Campania ha avviato le macchine e predispone le carte bollate per attaccare in Corte costituzionale l'autonomia differenziata in salsa leghista da ogni possibile prospettiva. Questo a tutela non di sé stesso, di Napoli o della Campania, ma di tutto il Sud e di un'idea di paese. Se lo farà, metterà in mora il ceto politico meridionale, a partire dai suoi colleghi governatori, sfidandoli a dire se vogliono scendere in campo oppure no. E si troverà alla testa dello schieramento di chi vuole dare battaglia. Sarà un passaggio particolarmente significativo, visto che oggi, 24 gennaio, la maggioranza di destra ha respinto il disegno di legge di iniziativa popolare (AS 764) che avevamo fatto giungere al Senato sostenuto da106000 firme. Va fatto pesare sulla destra al potere che il ddl era esplicitamente volto proprio a tutelare il sistema-paese, la sua unità, l'eguaglianza dei diritti. È contro questi obiettivi che oggi si è schierata la maggioranza di destra, come attesta il resoconto parlamentare. È un'ulteriore prova dello scambio autonomia-premierato e della bassa cucina politica nella maggioranza legata alle prossime competizioni elettorali. Qualche tempo addietro circolò la notizia che con Calderoli al ministero per le autonomie era drasticamente calato il contenzioso tra lo stato e le regioni. Evidentemente il ministro aveva ordinato ai suoi di chiudere le carte bollate nei cassetti. Forse è ora che il contenzioso salga di nuovo, questa volta per iniziativa delle regioni del Sud e per difendere il paese dai miopi egoismi territoriali del leghismo arrembante.
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