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Autonomia specchietto per le allodole Le risorse per realizzarla non esistono
di Massimo Villone da il Quotidiano del Sud del 24/1/2024
Il Senato giunge al voto finale in aula sull'AS 615 Calderoli. Un successo della Lega e del ministro, sostanzialmente non contrastato da Fratelli d'Italia. Anzi, l'intera filiera decisionale concernente l'autonomia differenziata è stata lasciata da Meloni in mani leghiste o filoleghiste, sin dalla scelta dello stesso Calderoli come ministro. La Commissione affari costituzionali ha approvato 80 emendamenti, di cui 40dell'opposizione. Ma la sostanza è rimasta. Ad esempio, la marginalizzazione del Parlamento, ridotto ad "atti di indirizzo" che hanno un senso solo se sorretti da una solida e coesa volontà della maggioranza che li adotta. Diversamente, non valgono la carta su cui sono scritti. LE RISORSE CHE NON CI SONO Del resto, è bene ricordare che il ddl Calderoli è essenzialmente una legge sulle procedure per concedere l'autonomia. Che viene poi attribuita con legge speciale alla singola regione in base a intesa, ai sensi dell'articolo 116.3 della Costituzione. Il ddl Calderoli, come legge ordinaria, non può porre limiti giuridicamente vincolanti alla successiva legge che approva l'intesa. Lo ricorda il senatore Giorgis in dichiarazione di voto. Supponiamo che ai sensi dell'articolo 2.2 del ddl Calderoli il presidente del Consiglio escluda alcune materie dalla trattativa per l'intesa: ad esempio la scuola, notoriamente oggetto di grande interesse da parte del ceto politico regionale. Se la legge ex articolo 116.3 approvasse successivamente un'intesa comprendente anche la scuola, prevarrebbe. Ma allora a che serve il ddl Calderoli? Essenzialmente è uno specchietto per le allodole, che lascia intendere una eguaglianza che non c'è e non ci sarà. Mette però in evidenza la pubblicità ingannevole dell'autonomia differenziata. Qui veniamo ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), che pongono un problema non di definizione, ma di risorse e di politiche pubbliche volte alla riduzione dei divari, che si traducono fatalmente in diseguaglianza. Non sembra capirlo Cassese, ampiamente citato dalla destra in aula. Ad esempio, un divario nella scuola, nella sanità, nei trasporti, nella digitalizzazione richiede investimenti infrastrutturali sui tempi lunghi necessari per colmare i ritardi. Risorse che non ci sono e non ci saranno. Lo segnalano Bankitalia, l'Ufficio parlamentare di bilancio, la Svimez. Si pone addirittura un problema di sostenibilità per il bilancio. L'APERTURA DELLE OPPOSIZIONI In presenza di uno sviluppo di zero virgola, con un pesante debito pubblico, il futuro fotografa la spesa storica. Di più, la maggioranza ha sancito l'invarianza di spesa nel ddl Calderoli e nella legge di Bilancio, e ha pensato bene di cancellare quasi del tutto i – pochi - miliardi di euro che erano stati destinati dal precedente governo alla perequazione infrastrutturale. Nelle dichiarazioni di voto la destra sciorina le solite banalità su una convenienza per il Sud indimostrata e indimostrabile. Non sorprende il voto favorevole di Gelmini, in dissenso dal proprio gruppo. Novità, invece, da parte delle opposizioni (quelle vere) che aprono alla possibilità di un referendum abrogativo. C'è un dubbio di inammissibilità per il collegamento con il bilancio. Ma è stata ampiamente sottolineata la strumentalità del collegamento in presenza di una esplicita clausola di invarianza di spesa. Va aggiunta la possibilità di ricorsi (in via principale da parte di una o più regioni, subito dopo l'entrata in vigore) da presentare in Corte costituzionale. Va invece ricordato che sarebbe sicuramente inammissibile il referendum abrogativo per la legge speciale approvativa di intese, per una antica giurisprudenza costituzionale. IL DDL DI INIZIATIVA POPOLARE In realtà sarebbe stato opportuno anteporre al ddl Calderoli l'AS 764, disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare per la modifica degli articoli 116.3 e 117 della Costituzione, che andrà invece in discussione il 24 gennaio. Promosso e sostenuto dal Coordinamento per la democrazia costituzionale da me presieduto, è giunto in Senato con 106.000 firme, ed è volto a garantire eguali diritti e l'unità della Repubblica. Lo hanno richiamato i senatori De Cristofaro e Giorgis, e la senatrice Castellone. Ma lo scambio con il premierato, e la competizione in chiave elettorale tra Fratelli d'Italia e la Lega hanno prevalso su tutto. Il ministro Calderoli ha fatto muro sulla norma transitoria dell'articolo 10.1, che apre per le Regioni che hanno già avviato un "confronto congiunto" con il governo (leggi Lombardia e Veneto) una via in qualche modo privilegiata. Gli altri si arrangino. Qui, forse, la vera bandierina di Calderoli in vista delle urne. Chi vuole un'Italia di piccole patrie scalda i motori. Bisogna trovare l'impegno politico e civile che dia al Mezzogiorno e a tutto il Paese un futuro migliore, di eguali diritti e, ancor più, di eguali speranze.
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