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Autonomia, lo spot di Salvini a Napoli
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 30/10/2023
A Napoli Salvini ha messo in mostra il format ormai consolidato che usa per il Mezzogiorno: uno spot per il ponte sullo Stretto, e un po' di luoghi comuni, di quelli buoni per tutti più alcuni adattati al territorio. Ovviamente senza uno straccio di ragionamento o di motivazione. La cosa stupefacente è che ci sia sempre qualcuno pronto a comprare un prodotto palesemente avariato. L'unico effetto positivo dell'Autonomia differenziata è che in ultima analisi ha portato alla luce un dibattito e un confronto sui problemi reali che per anni la politica ufficiale aveva cercato - con successo - di coprire con una coltre di silenzio. Al più, se ne discuteva in audizioni presso commissioni parlamentari di cui poco si sapeva e ancor meno si parlava. E viaggiava appena dissimulato il topos secondo cui il divario Nord Sud alla fine era colpa del Sud, propaggine della terra africana per storico errore giustapposta al Nord virtuoso ed efficiente. Ma come si può seriamente oggi affermare - come fa Salvini - che il centralismo ha fallito e dunque bisogna puntare sull'Autonomia differenziata? Sul fallimento possiamo anche concordare. Ma è accaduto in specie perché negli ultimi trenta anni, proprio per l'influenza leghista, la questione meridionale è stata cancellata dall'agenda politica del paese. È venuta meno ogni politica nazionale tendente alla riduzione dei divari territoriali e delle diseguaglianze. Mentre la questione settentrionale assunta come centrale nella politica nazionale ha condotto il paese alla crescita stentata e alla stagnazione che ben conosciamo. Sono oggi in chiaro, per la dovizia di analisi e studi che le provano, le conseguenze di un trentennale disinvestimento nel Mezzogiorno. La dotazione infrastrutturale, materiale e immateriale, è minore in misura devastante rispetto al resto del paese, anche laddove ci sono diritti fondamentale da garantire in principio per tutti. Così è ad esempio nella scuola, nella sanità, nei trasporti. Davvero pensa Salvini che basta lo spot del ponte per dimostrare l'attenzione della destra di governo per il Sud? La destra una politica per il Mezzogiorno proprio non l'ha messa in campo, e non intende farlo. È un atto di fede l'affermazione di una convenienza per il Sud dell'Autonomia differenziata, che ora Salvini addirittura traduce nel sentirsi protagonista di una riunificazione del paese. Davvero pensa che con i soldi risparmiati facendo gestire i beni culturali dalla Regione si possa sanare il deficit di infrastrutture sanitarie, o scolastiche, o di reti ferroviarie? E questo sarebbe un serio progetto, sul quale chiamare donne e uomini del Sud a investire per rispondere a bisogni, realizzare speranze, disegnare un futuro? Una onesta rappresentazione di quanto sta accadendo con l'Autonomia differenziata dovrebbe dare conto dell'esame dell'AS 615 (disegno di legge del ministro Calderoli) in corso presso la I Commissione del Senato. Si è giunti agli emendamenti all'art 7 (su 10). Quel che emerge è che sono rimasti senza risposta i dubbi e le perplessità ampiamente e da più parti manifestati nel ciclo di audizioni svolto presso la stessa Commissione, e da ultimo confermati nella lettera del governatore Bankitalia Visco che ho già citato su queste pagine. Al momento, non sappiamo quanto l'Autonomia differenziata costerà a chi, e se in ultima analisi il paese se la può permettere. Di sicuro, diventeranno più difficili le politiche nazionali di riequilibrio territoriale e di riduzione delle diseguag1ianze. I mitici livelli essenziali delle prestazioni (Lep), che per lungo tempo sono stati richiamati come la vera chiave di volta di un sistema di autonomie diversificate, ma comunque in grado di garantire a tutti eguali diritti, diventano un miraggio sempre più evanescente. Si va verso un'Autonomia senza Lep, o con Lep tanto ridotti da lasciar tutto com'è. Dando pienamente ragione alla Chiesa e ai molti mondi professionali, imprenditoriali, sindacali e del lavoro che hanno detto no. Ma allora a chi si indirizza lo spot di Salvini? A un po' di ceto politico, magari anche subalterno e in cerca di collocazione. E di sicuro il ceto politico meridionale non brilla nel suo complesso - salvo eccezioni meritevoli - per coraggio e iniziativa. Ma un'opinione pubblica meridionale sul tema sta nascendo, e da lì un pernacchio – non una volgare pernacchia, secondo la nota distinzione di Eduardo De Filippo - possiamo sperare che arrivi nel prossimo agone elettorale. Quanto al significato del suddetto pernacchio rimandiamo all'Autore. Si trova agevolmente in rete.
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