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L'Autonomia smascherata da Viesti
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 23/10/2023
Dalle pagine nazionali di Repubblica il politologo Diamanti ci informa che sull'Autonomia regionale differenziata l'opinione pubblica si divide, con un 60% di favorevoli al Nord, e solo un 38% al Sud. Un esito niente affatto scontato. Contraddice nettamente il mantra, che per anni la politica ufficiale ha in ampia prevalenza tentato di imporre, dell'Autonomia come scelta conveniente per tutto il paese. Perché non era facile che si formasse una pubblica opinione meridionale sul tema? Ovviamente la Lega, tornata sindacato del Nord, aveva preso l'Autonomia differenziata come sua bandiera. Mentre gli altri maggiori partiti avevano uno scheletro nell'armadio. MSS scontava la colpa originaria del Conte I, in cui aveva consentito che l'autonomia differenziata fosse assunta come priorità per l'esecutivo. Che l'avesse fatto perla voglia di arrivare a Palazzo Chigi o per incomprensione dei possibili danni alla propria base meridionale conta poco. Il Pd scontava il peccato parimenti originario di avere aperto la via con la firma dei pre-accordi del febbraio 2018 tra il governo Gentiloni e tre Regioni richiedenti, tra cui Veneto e Lombardia - leghiste - ed Emilia Romagna, fortezza storica della sinistra. Ricordiamo tutti l'abbraccio tra Bonaccini e i governatori leghisti. Ed è così che sull'Autonomia differenziata i media e la politica tacevano, cercando al più di vendere il prodotto con la pubblicità ingannevole di una convenienza per tutti. Il punto di rottura è venuto dall'impegno di una pattuglia di pochi commandos - esperti e studiosi - che per anni hanno sfidato silenzi,tolleranze, connivenze. In quella pattuglia spicca il nome di Gianfranco Viesti, economista dell'Università di Bari. Già nel 2019 lanciò con un saggio edito da Laterza la fortunata formula della "secessione dei ricchi", che ebbe ampia risonanza. Ha poi mantenuto un flusso continuo di analisi e riflessioni sulla stampa quotidiana e non solo. Esce ora con un libro dal titolo "Contro la secessione dei ricchi Autonomie regionali e unità nazionale" ancora per i tipi di Laterza. Il libro non è affatto un mero lifting del primo saggio. Rielabora in un quadro articolato e organico il dibattito che si è svolto negli anni, fino alle ultime fasi delle audizioni presso la I Commissione affari costituzionali del senato sul ddl Calderoli (AS 615). Non manca nel capitolo conclusivo una proiezione verso il futuro possibile. Possiamo considerare fallito il tentativo di anestetizzare il paese con il mantra della convenienza per tutti. Così come è venuta meno la rappresentazione dei livelli essenziali delle prestazioni per i diritti civili e sociali (Lep) come garanzia effettiva per i diritti e l'eguaglianza anche in regime di Autonomia differenziata, e quindi come condizione per la concessione di maggiore autonomia. È ormai chiaro che l'autonomia differenziata o si fa senza Lep, o al più con Lep che fotografano l'esistente. I Lep sono un grande inganno (un "mito", li definisce Viesti nel cap. 6 par. 3). Ce lo dicono le audizioni in Senato e in specie Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio, ce lo dice da ultimo la lettera di Visco al presidente Cassese e ai componenti del Clep (Comitato per i livelli essenziali delle prestazioni), di cui ho già dato conto su queste pagine. Ce lo dice il leghista Giorgetti, certificando la mancanza di risorse per livelli essenziali efficaci nel ridurre divari territoriali e diseguaglianze. Tutto suggerirebbe una pausa di riflessione o uno stop a tempo indeterminato, e una riscrittura mirata degli artt. 116 e 117 della Costituzione, come pure abbiamo proposto con un ddl costituzionale di iniziativa popolare giunto in Senato con il sostegno di oltre centomila firme e ora all'esame della I Commissione (AS 764). Invece, la I Commissione procede, giungendo a votare gli emendamenti all'art. 7 del ddl Calderoli. Su tutto sembra fare aggio la competizione già in atto tra Lega e Fdl per le europee del 2024. Ma il sondaggio di Diamanti ci dice che chi sbaglia potrebbe essere chiamato a pagare. Questo dovrebbe, almeno ad alcuni, consigliare prudenza. Anche perché la pattuglia di commandos che ha orientato l'opinione pubblica meridionale - di cui anch'io ho fatto e faccio parte in specie da queste pagine - non intende mollare. E trova oggi il sostegno di molti.
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