HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
I dem uniti per fermare Calderoli
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 16/7/2023
Si è conclusa, con l'intervento di Elly Schlein, la due giorni napoletana del Pd contro l'autonomia differenziata tenuta presso la Fondazione Foqus nei Quartieri Spagnoli. La seconda giornata ha visto in prevalenza una partecipazione di partito. Con i suoi parlamentari, dirigenti, amministratori il Pd ha dato un'immagine finalmente chiara della posizione che assume sul tema. Il messaggio di fondo è stato: unità nella ferma opposizione a una autonomia che spacca l'Italia. L'unità non è fortemente affermata solo dalla segretaria Schlein. È anche testimoniata da Bonaccini, da Emiliano che si è collegato in remoto nella giornata di venerdì, da sindaci come Decaro di Bari e presidente Anci, Lepore di Bologna, oltre che dal napoletano Manfredi. Non sfugge che al daspo imposto dal governatore De Luca ai consiglieri regionali si sia sottratto solo Mortaruolo (Pd Benevento), che si è visto in platea. Ma si evidenzia un isolamento dello stesso De Luca, che ne esce indebolito. Come era giusto che fosse, posto che nella sua posizione si sono mostrati e si mostrano dominanti i suoi interessi personali. Certo, l'ambizione è regola generale in politica. Ma est modus in rebus. Dunque, Schlein batte De Luca, senza se e senza ma. Conoscendo De Luca, peraltro, non si può dire che ne venga una pace, o anche solo un cessate il fuoco. Nel merito, tutti gli intervenuti attaccano il "modello Calderoli", in quanto pericoloso per il paese, e in particolare per il Sud. Sono a rischio l'eguaglianza nei diritti fondamentali e la coesione sociale e territoriale. Marco Sarracino contesta la potenziale irreversibilità e il carattere antistorico dell'autonomia nella versione Calderoli, che potrebbe far esplodere le diseguaglianze. Invita Valditara, che trae dai dati Invalsi la necessità di unire il paese, a chiedere a Calderoli di fermare la corsa del suo ddl. Più d'uno qualifica come errore del centrosinistra la riforma del Titolo V nel 2001 (Valente, Decaro). È giusto. Come è un errore l'attuazione data all'art.116.3 a partire dai referendum leghisti del 2017. Alfieri, segretario Pd Lombardia all'epoca, ricorda di aver condotto il partito a non partecipare al voto. Bonaccini riprende la partecipazione dell'Emilia-Romagna ai preaccordi del 2018 insieme a Veneto e Lombardia. Forse nel suo racconto smussa qualche angolo che gli addetti ai lavori leggono in modo un po' diverso. Ma il dato politicamente significativo è che oggi Bonaccini è al fianco di Schlein nella critica radicale al ddl Calderoli. Dunque, a parte l'isolata posizione di De Luca, non è l'autonomia differenziata che apre una faglia nel Pd dell'era Schlein. Su altri temi si vedrà. È infine importante che Elly Schlein colga anche il punto che bisogna porre limiti al trasferimento di funzioni. Lo dice in modo esplicito per la scuola, che non va regionalizzata (lo dice anche Bonaccini: una scuola, e non venti). Ma si desume anche dalla affermazione che "non c'è riscatto dell'Italia se non c'è riscatto del Sud". Giustissimo. E il riscatto del Sud non è possibile se non attraverso politiche pubbliche nazionali volte ad avvicinare il Sud al resto dell'Italia non in chiave di assistenzialismo, ma come secondo motore. Questo comporta che non vanno trasferite alle regioni funzioni strategiche per il sistema-paese. Il punto è assai rilevante, posto che non più tardi di venerdì 14 luglio rispondendo in question time a interrogazioni di De Cristofaro e Giorgis, Calderoli ha ancora una volta affermato "non è consentito alla legge ordinaria, come vorrebbe l'interrogante, porre limiti preventivi ai contenuti delle intese, relativi a materie specificatamente indicate nella Costituzione". Falso. Non sussistendo alcun obbligo per lo Stato di accettare la richiesta di maggiore autonomia posta da una regione, bene potrebbe il governo, come sua scelta di indirizzo politico, decidere che una o più funzioni non sono suscettibili di trasferimento, e non sarebbero accettate dal governo come contenuto dell'intesa da stipulare. Calderoli conferma di pensare a un trasferimento di funzioni massiccio, magari poi da riorganizzare, come ho già scritto su queste pagine, in chiave di macroregione. Il vecchio sogno leghista, da contrastare chiamando a raccolta esperti, amministratori, forze sociali (come medici, docenti, e in ampia prevalenza i sindacati) che hanno manifestato e manifestano la propria contrarietà. Una strada non facile, che però va percorsa fino in fondo. Auguriamoci dunque che la due giorni napoletana del Pd aiuti Calderoli a passare dal sogno all'incubo.
newsletter