HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
L'Italia di macroregioni e satrapie
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 25/6/2023
Acque agitate nella destra al governo, per il Mes e il caso Santanché, che generano l'inedito scenario di un presidente del consiglio in fuga dall'organo collegiale e di una maggioranza che pratica l'ostruzionismo in commissione. Si aggiunge un ministro del calibro di Giorgetti che proprio sul Mes dissente dall'opinione del suo segretario e del partito di appartenenza, nonché dall’orientamento che sembra prevalere nella coalizione. Non sono certo lievi increspature di un’acqua per altri versi cheta. Altre turbolenze si preparano, tra cui l'Autonomia differenziata. L'ultimo aggiornamento sul Ddl Calderoli (AS 615) di attuazione dell'art. 116.3 della Costituzione è dato da una memoria Bankitalia per le audizioni in I Commissione affari costituzionali del Senato, e da un corposo paper del 20 giugno dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) in risposta a quesiti posti da senatori circa gli effetti e la sostenibilità dell’Autonomia differenziata. Sia Bankitalia che I'UPB hanno dato ampio spazio, riconoscendone implicitamente il fondamento, ai dubbi e alle perplessità espressi da altri auditi in commissione, e che per alcuni anni pochi spericolati, tra cui il sottoscritto anche su questo giornale, avevano già osato sottolineare nel silenzio complessivamente imposto sul tema. Cosi, si dice in chiaro dell'aumento di diseguaglianze e divari territoriali, dell'insufficienza a sanarli dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), dell'insostenibilità per il bilancio statale dei probabili aggravi di spesa, del rischio che vengano meno risorse per funzioni statali strategiche, delle difficoltà per il sistema produttivo, le imprese e i lavoratori, in una parola della prospettiva che cittadine e cittadini già oggi in serie B vengano ulteriormente declassati senza possibilità di recupero. Soprattutto dall’UPB, prestigioso organo indipendente, viene un colpo duro. Tanto che il Corriere del Veneto, usuale portavoce del presidente Zaia, ha definito (22 giugno) il paper UPB come un “requiem dai toni gravi e inequivocabili” per il DdI Calderoli. Ma non facciamoci illusioni, del Ddl non sarà facile liberarsi. Infatti, il ministro ha subito dichiarato che alle critiche si risponderà emendando il testo, anche se non si capisce come sia possibile, vista la radicalità delle censure. Bisogna anzitutto capire che la Lega ha in corso una contrastata stagione assembleare (Corriere del Veneto, 24 giugno), in cui è difficile pensare che abbandoni una bandiera fortemente identitaria come l'Autonomia differenziata, data per acquisita con la regia di Calderoli. Inoltre, è in corso una partita di ben più ampia portata, che investe l'assetto politico-istituzionale del paese complessivamente inteso. Il presidente della Conferenza delle regioni e del Friuli-Venezia Giulia Fedriga ha scritto al ministro Calderoli una lettera riportando l'opinione della Conferenza per cui “appare necessario estendere il limite di mandato per gli organi di vertice degli enti territoriali a tre legislature” (Corriere del Veneto, 24 giugno). Un assist ai De Luca, Bonaccini, Emiliano, Toti, e sé stesso (per lui sarebbe in realtà il quarto mandato). Si conferma l'esistenza di una lobby dei governatori, di cui ho già scritto su queste pagine. Giochiamo una mano di risiko istituzionale. Mettiamo i tre mandati insieme a un vasto trasferimento di funzioni statali alle regioni tramite l'Autonomia differenziata, incluse - sotto l’accorta regia di Calderoli ai sensi dell’AS 615 – quelle strategiche come la scuola, la sanità, le infrastrutture (porti, aeroporti, ferrovie, autostrade), l'energia, il lavoro, l'ambiente, le professioni e altro ancora. Aggiungiamo tra regioni vicine per territorio e orientamento politico la creazione ai sensi dell'art. 117.8 Cost. vigente di organi comuni, come |'assemblea rappresentativa pluriregionale apparsa nel corso dei lavori sul progetto di riforma del Titolo V del centrodestra del 2005 (poi bocciato nel referendum). Cosa rimane a Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi? Il fantasma di un potere che non c'è più? Dov’è il potere? Nelle mani dei satrapi regionali eletti per dieci o quindici anni, o in quelle del cireneo, comunque più precariamente inquilino di Palazzo Chigi? Un'Italia segmentata per macroregioni e dominata dai cosiddetti governatori è tra gli esiti possibili della stagione in atto. Chi non la vuole deve dare battaglia, qui e ora. Un'Italia di macroregioni e satrapie. Fantapolitica? Può darsi. Ma, secondo una antica e autorevole saggezza, a pensar male si fa peccato, ma s'indovina.
newsletter