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Da Zaia a Sala quanti danni per il Sud
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 5/4/2023
L'Autonomia differenziata (Ad) produce danni prima ancora di essere una realtà. Il sindaco Sala e il presidente Zaia, con singolare sintonia, si candidano a ricevere maggiori risorse per la sola ragione di essere in grado di spenderle più e meglio di altri. Schifani vuole bloccare le autorizzazioni per il fotovoltaico, poiché la Sicilia non ne trae vantaggio. E già prima di lui Giani perla Toscana aveva in base a un ragionamento analogo concupito l’energia geotermica, facendo poi un pensierino anche sugli Uffizi. E non dimentichiamo Toti, che vorrebbe mettere le mani sul porto di Genova e sulle infrastrutture della Liguria. Ognuno per sé, e Autonomia differenziata per tutti. La frammentazione vive nella realtà politica del paese prima che nella formale definizione normativa. Una tendenza che può solo uscire rafforzata dall'esito - ancorché scontato - del voto in Friuli-Venezia Giulia. Le pulsioni centrifughe in campo sono in diretto contrasto con la Repubblica una e indivisibile di cui all'art. 5 della Costituzione. È davvero unito un Paese in cui persino l'aspettativa di vita dipende dal codice di avviamento postale? Non abbiamo bisogno dei ripetuti richiami di Mattarella per capire che la vera e ineludibile priorità è mettere in campo politiche perla coesione e la solidarietà come premessa di una essenziale eguaglianza nei diritti. A questo fine devono - o dovrebbero - essere indirizzate le risorse Ue e la gestione del Pnrr. Preoccupa dunque molto che quella priorità non emerga nel momento in cui si discute di ripensare, rivedere, correggere, riorientare il Pnrr. La questione non è la voglia di risorse di Sala e Zaia, o la rinuncia a parte dei fondi europei probabilmente in danno del Sud come vorrebbe il leghista Molinari. Al contrario, va sostenuta e rafforzata la capacità dei più deboli nel progettare e realizzare gli interventi, seguendole priorità stabilite da politiche nazionali di riequilibrio. Ed è qui il vero punto debole nell’avvio del Piano. Comporre quello che è o dovrebbe essere il Pnrr e l’Autonomia differenziata è una difficoltà aggiuntiva. Supponiamo che dopo l'attribuzione di maggiore autonomia ad alcune Regioni, con il trasferimento del patrimonio infrastrutturale di porti, aeroporti, autostrade, ferrovie, si manifesti la necessità di una correzione. Le nuove esigenze potrebbero incorrere nel rifiuto della Regione di raggiungere una nuova intesa modificativa della maggiore autonomia già acquisita. Le correzioni sarebbero precluse. Qui si coglie quanto sia pericolosa la potenziale irreversibilità della maggiore autonomia concessa, a causa del fondamento pattizio dato dall’art. 116.3. Autonomia che rimarrebbe altresì sottratta, essendo stata concessa con legge “rinforzata”, persino a un referendum abrogativo ex art. 75 della Costituzione. È riduttivo limitarsi oggi a richiamare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), fingendo di non vederne i limiti e dimenticando le materie - dalla scuola alla sanità al lavoro all'energia alle infrastrutture strategiche e altro ancora - in cui l'Autonomia potrebbe procurare solo guasti. Anzi, ignorando i per guasti possibili anche senza Ad, come è accaduto per la sanità, per una riforma del Titolo V figlia degli anni '90 segnati dalla pressione di una Lega dichiaratamente secessionista. Basta questo a consigliare oggi di mettere in standby l’Ad, da riprendere eventualmente solo a Pnrr concluso e finite le emergenze in atto. Invece Calderoli accelera, emarginando il parlamento e gli enti locali, concentrando in una trattativa tra se stesso e gli esecutivi regionali il disegno dell'Italia che verrà, forse in una riedizione del Grande Nord già nel pensiero leghista delle origini. Che l'Autonomia regionale differenziata porti a tutti eguali benefici è fantasia. Che favorisca la disarticolazione della Repubblica in staterelli semi-indipendenti è una certezza. Sulle ricadute per la Campania oggi saranno in audizione presso la IV commissione speciale del Consiglio regionale chi scrive, Adriano Giannola, Eugenio Mazzarella. È essenziale togliere ogni velo all’Autonomia, portandola nell'aula parlamentare a un confronto che si rivolga a tutto il Paese. Ponendo al tempo stesso il tema di una riscrittura del Titolo V della Costituzione, che ne espunga i rischi per l'eguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica. È questo l’obiettivo della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare sulla quale è in corso la raccolta delle 50000 firme necessarie per la presentazione alle Camere, Si può firmare online con lo Spid su www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it.
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