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Calderoli e il supermarket delle funzioni
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 19/3/2023
Napoli è stata pacificamente invasa dai sindaci chiamati a raccolta da Recovery Sud contro l'Autonomia differenziata in salsa leghista. Nell'assemblea di Santa Maria la Nova si è alzato con forza il richiamo alla Costituzione, all'unità del paese, all'eguaglianza nei diritti, alla coesione sociale e territoriale. Calderoli risponde bellicosamente su "La Stampa" (18 marzo) che in caso di melina per far saltare l'Autonomia se ne andrebbe. Dubitiamo molto che accada. E se dovesse accadere, ce ne faremmo una ragione. Le Regioni avevano approvato il ddl Calderoli con il voto contrario solo di Emilia-Romagna,Toscana, Campania e Puglia, mentre i Comuni avevano espresso un forte dissenso con un documento dell'Anci di cui abbiamo riferito su queste pagine. Ma il testo (del 15 marzo) approvato in via definitiva in Consiglio dei ministri non ne ha tenuto conto, con limitate e poco significative integrazioni, e senza cambiare l'impianto originario. Qual è questo impianto? Si articola essenzialmente nell'assegnare al ministro Calderoli la regia, e ad assumere come interlocutore privilegiato il ceto politico regionale, cui offre l'irresistibile vista di oltre 500 funzioni statali rientranti nelle 23 materie suscettibili di Autonomia differenziata. È come al supermercato: venite, prendete, e passiamo alla cassa. Che poi sia nell'interesse del paese, che si rendano difficili o impossibili politiche nazionali essenziali al riequilibrio territoriale, all'eguaglianza nei diritti, o anche solo all'efficienza di sistema, non c'è sede per discutere e valutare. Leggiamo che Toti vuole il porto di Genova e le infrastrutture, che Giani vuole gli Uffizi e l'energia, che si pensa a contratti integrativi per medici, insegnanti, ricercatori, che qualcuno - come Zaia, Fontana, Cirio - vuole semplicemente tutto di tutto. Lo stesso Calderoli nell'intervista citata ci informa che dai "ministeri più pesanti" sta già ottenendo risultati. Ma chiedendo cosa, a chi, e in vista di cosa? Meloni ha fatto un errore a subappaltare il dossier Autonomie ai leghisti, che controllano con Giorgetti (economia) Salvini (infrastrutture) e Calderoli. Può ora rivelarsi difficile rallentare Calderoli per sincronizzare l'Autonomia con la riforma presidenzialista che sembrava essere obiettivo primario di Meloni. Spacchettare nelle funzioni, riunificare nell'elezione diretta del capo dell'esecutivo. Uno scenario di gran lunga troppo semplicistico per chi voleva rivoltare il paese come un calzino. Ora diventa realistica la prospettiva di un'Italia balcanizzata in staterelli semi-indipendenti, con Palazzo Chigi svuotato di poteri e di risorse che l'elezione diretta dell'occupante pro tempore non varrebbe a recuperare. Il peggio del peggio. Prima o poi Meloni capirà di dover riprendere il volante, e vedremo cosa potrà fare. Si vorrebbe il ritiro del ddl Calderoli. Ma se avesse avuto la forza di imporre un ritiro l'avrebbe usata per evitare l'arrivo del ddl Calderoli e il voto in Consiglio dei ministri. I sindaci, in ogni caso, hanno titolo a protestare, perché la loro porta è la prima cui bussano i bisogni e le speranze delle comunità amministrate. Bisogna essere consapevoli che con l'Autonomia differenziatasi vuole cambiare il paese in profondità, e che potrà essere difficile o impossibile tornare indietro. Non si può fare a trattativa privata tra il ministro delle Autonomie e pezzi di ceto politico compiacente e cointeressato. Inoltre, per la pessima riforma del 2001 - figlia degli anni '90 segnati dalla Lega esplicitamente secessionista - anche senza differenziare alcunché l'unità del paese è a rischio, per la vasta autonomia concessa alle regioni con l'art.117. Abbiamo largamente perso, senza differenziata, il servizio sanitario nazionale, e potremmo perdere anche il poco che resta. Lo stesso potrebbe accadere per la scuola pubblica nazionale, i porti, gli aeroporti, le ferrovie, le autostrade, i beni culturali, l'energia, i contratti nazionali di lavoro, e molto altro. Bisogna correggere gli errori fatti nel 2001, per l'Autonomia in generale e la differenziata in specie. A tal fine abbiamo messo in campo una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare volta alla modifica degli articoli 116.3e 117. Sono necessarie 50000 firme, e a Santa Maria La Nova la vicepresidente del senato Castellone ha dichiarato che si impegnerà per la calendarizzazione. È quel che serve, perché l'assemblea elettiva è il palcoscenico dal quale meglio si parla al paese. La proposta si firma anche online con lo Spid su www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it
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