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Il Comune in linea con l'Europa
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 15/2/2023
Lunedì 13 febbraio il consiglio comunale di Napoli ha approvato una mozione di duro e motivato attacco all'Autonomia differenziata. Ha votato la maggioranza del sindaco Manfredi, partendo da una iniziativa assunta in specie dai consiglieri Gennaro Esposito e Sergio D'Angelo. La destra non ha partecipato al voto. L'approvazione ha già di per sé un particolare rilievo. Ma ancor più se ne coglie il significato guardando all'esito del voto regionale. Va considerata soprattutto la Lombardia, dove Fdl vince, ma non stravince. La Lega tira un sospiro di sollievo. Certamente l'accelerazione data da Calderoli all'Autonomia differenziata sarà addotta come elemento che ha consentito di raggiungere il risultato. Ne verrà una pressione crescente a procedere sollecitamente sulla via indicata dal ministro. Cosa farà Giorgia Meloni? Forse il disco verde dato in Consiglio dei ministri al ddl Calderoli era politicamente inevitabile. Un ritardo sarebbe stato letto come la sua volontà di stravincere sull'alleato-competitor, e non poteva permetterselo. Ma ora non può ignorare le prove infinite di divari devastanti tra Nord e Sud, cui i fan dell'Autonomia differenziata oppongono indimostrate e false affermazioni di vantaggi per tutti. L'astensione intorno al 60% attesta, inoltre, una generale sfiducia verso l'istituzione regionale, e in modo specifico un disinteresse anche in terra leghista verso il tema dell'Autonomia. Cosa faranno le opposizioni? Luigi Vicinanza scrive su queste pagine che il Pd è un partito del né-né, che non interpreta né il Nord più dinamico né il Sud più lento. Ha ragione, ma il rischio è che proprio sull'Autonomia differenziata scelga, e male. Cosa farà Bonaccini, cui pesa nella corsa alla segreteria il sodalizio con Zaia e Fontana? Quanto a M5S, il voto conferma la marginalità in Lombardia. Quel che rimane della sua forza è nel Mezzogiorno. Ciò sembrerebbe favorire l'iniziativa contro l'Autonomia differenziata. Ma era già vero per i governi della XVIII legislatura, in cui M5S era potenzialmente egemone. E il Movimento non si è segnalato per una aperta battaglia meridionalista sull'Autonomia. La mozione approvata chiede il ritiro del ddl Calderoli. Prospettiva improbabile dopo le urne lombarde. Ma si chiede anche di sostenere la firma per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che punta alla modifica degli articoli 116.3 e 117. Una proposta che vuole ridurre il rischio per l'eguaglianza nei diritti e l'unità del paese che vengono dalla riforma del Titolo V del 2001, figlia del clima politico degli anni '90 avvelenato da una Lega dichiaratamente secessionista e dall'ossessione del centrosinistra di inseguire il leghismo nell'illusione di riconquistare il Nord. Manfredi coglie a fondo il senso della proposta di legge quando dichiara che è impensabile ritagliare nella dimensione regionale politiche che hanno ormai un respiro europeo, come sviluppo, educazione, energia. Bisogna dirlo a Meloni, che pensa all'Italia come hub energetico dell'Europa. Se davvero lo vuole, non può seguire il toscano Giani, che chiede l'energia. Si consideri che l'idroelettrico è già nelle mani delle Regioni, inclusa in prospettiva la proprietà degli impianti ancorché costruiti con i quattrini di tutti gli italiani (l. 205/2017, n. 205, legge bilancio 2018, art. I, comma 833; decreto-legge 135/2018, n. 135, conv. in legge 12/2019; legge 118/2022, legge concorrenza 2021). Un regalo di qualche centinaio di milioni alle regioni del Nord in cui in prevalenza si trovano gli impianti, con la benedizione della Corte costituzionale (sent. 28/ 2014, 155/ 2020). È accaduto senza Autonomia differenziata, in base alla sola competenza concorrente ex art. 117.3. Modifiche mirate degli artt. 116.3 e 117 si rendono necessarie se vogliamo essere certi di una vera politica nazionale dell'energia. E non solo. Diversamente, come abbiamo già perso il servizio sanitario nazionale, e in parte la politica dell'energia, così possiamo perdere la scuola, il lavoro, le autostrade, le ferrovie, i porti, gli aeroporti, e altro ancora. Con o senza Autonomia differenziata. Lo diciamo in amicizia al sindaco Manfredi. Le repubblichette sono dietro l'angolo, con un impasto di egoismo territoriale e di soffocante neo-centralismo regionale. Per fermarle,il Sud deve alzare la voce, tutto, insieme, e subito, e puntare - come chiede la maggioranza consiliare - sulle modifiche proposte con la legge costituzionale di iniziativa popolare. Si legge e si firma anche online, con lo Spid, su www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it.
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