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Autonomia, De Luca e il "pacco" dei Lep
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 11/12/2022
Contrordine compagni, Calderoli ci piace e l'autonomia differenziata è figa, anzi fighissima. E' l'ultimo De Luca, che non smette mai di stupirci. Gli avevamo (quasi) creduto. Cosa è successo? De Luca celebra a gran voce vittoria sui livelli essenziali delle prestazioni (Lep) per aver convinto Calderoli ad accettare che precedano l'autonomia differenziata. E suggerisce che siano adottati niente meno che dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Siamo chiari. I Lep possono essere per il Sud un "pacco". E qui di "pacchi" ci intendiamo. Si sente spesso dire che i Lep servono a garantire diritti uguali in ogni parte del paese. Falso. Al più, possono limitare l'eccesso di diseguaglianze, e forse nemmeno. Non si può leggere la formula "livelli essenziali" come equivalente di "livelli eguali". Il dettato costituzionale chiaramente indica che solo per una quota – la parte "essenziale" – va garantita l'eguaglianza in tutto il paese. Ad esempio, l'ex ministra Carfagna ci ricorda che il suo governo ha stabilito i Lep per i nidi e il trasporto degli studenti disabili. Ma è con ogni evidenza un frammento nelle materie scuola e trasporto pubblico. Per stabilire Lep in generale sulla scuola, vorremmo o no comprendere il tempo scuola? Il rapporto docenti-studenti? La dotazione di palestre? I laboratori? La refezione? I libri gratuiti? E così via. Per i Lep bisogna decidere in quali materie vanno applicati, su quali ambiti in ciascuna materia, con l'asticella della "essenzialità" a quale livello. Sono scelte politiche, da assumere in una sede appropriata e responsabile. Solo a valle si potranno poi stabilire gli oneri sul bilancio, direttamente ad esse commisurati. Secondo alcune ipotesi, Lep adeguati a temperare le profonde diseguaglianze che affliggono il paese richiederebbero risorse nell'ordine di decine di miliardi. Qualcuno può smentire? Troviamo qui la ragione di fondo per cui un paese in crescita stentata e sostanziale stagnazione non ha messo mano ai Lep per più di venti anni. In ogni caso, non si parli più di Lep senza citare anche le cifre. È decisivo che fin qui per i Lep non sia prevista l'assegnazione di risorse. Lep a costo zero o invarianza di spesa non si danno in natura, a meno di non volerli stabilire in ambiti così ridotti e a un livello talmente basso da lasciare tutto com'è. L'Ufficio parlamentare di bilancio richiamato da De Luca non può decidere i Lep, ma solo dirci se per i Lep stabiliti dal decisore politico sono correttamente assegnate risorse sufficienti. Ed è in specie inaccettabile il perdurante tentativo di estromettere dal processo decisionale le assemblee elettive. Qual è stato dunque il senso del teatrino Calderoli – De Luca? Il ministro si erge a paladino della Lega, di nuovo "sindacato del Nord", in piena battaglia congressuale, e notifica alla Meloni che non si illuda sulla contestualità con il presidenzialismo. De Luca, secondo una lettura, ha interesse a una trattativa per sé e per i suoi, a partire da un appoggio al suo terzo mandato. Poi, può sembrare più nobile il piano in sette punti su "burocrazia zero". Solo che, a ben vedere, non si tratta di sburocratizzare, ma di sostituire la burocrazia regionale a quella statale. Che questo sia un guadagno, di efficienza o di spesa, è tutto da dimostrare. Mentre è certa la sostituzione del centralismo statale con un neo-centralismo regionale, che i sindaci anticipano e giustamente temono come esito possibile delle turbolenze istituzionali in atto. Vedremo cosa Calderoli porterà in consiglio dei ministri. Intanto, De Luca si spende contro la regionalizzazione di scuola e sanità, anticipando la concorrenza insostenibile di regioni più ricche. Ma certo sa che organici aggiuntivi e contrattazione integrativa sono appunto gli obiettivi dei fan dell'Autonomia differenziata. Il suo nuovo amico ministro si unirà a lui nella resistenza? In realtà, potrebbe anche recitare la parte. L'assetto dei rapporti Stato-Regione com'è oggi già in buona parte consente quel disegno, anche senza Autonomia differenziata. Proprio nell'assetto vigente si è sostanzialmente dissolto il servizio sanitario nazionale. Il pericolo si può evitare con certezza solo con una limatura mirata del Titolo V. È quel che intendiamo fare con la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per la modifica degli artt. 116.3 e 117, che sta raccogliendo le 50000 firme necessarie. Vogliamo una Autonomia che non spezzi l'unità della Repubblica e non neghi l'eguaglianza. Si può firmare anche online con lo SPID, su www. coordinamentodemocraziacostituzionale.it
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