HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Autonomia, gli errori di Giovanardi
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 1/12/2022
Il professor Andrea Giovanardi, docente di Diritto tributario nell'Università di Trento, attacca sulle pagine nazionali di Repubblica Michele Ainis, costituzionalista di vaglia, che il 26 novembre aveva duramente criticato la bozza del ministro Calderoli in tema di Autonomia differenziata, con un articolo emblematicamente titolato "Il suicidio dello Stato". È il caso di sottolineare alcuni profili più significativi del ragionamento di Giovanardi. Non intendo riprendere in dettaglio gli argomenti di Ainis, che io stesso ho da tempo e più volte esposto su queste pagine. Così è per le critiche all'eccessiva ampiezza dell'Autonomia richiesta da alcune regioni, e alla necessità di chiari limiti alla regionalizzazione in alcune materie, come la scuola e le infrastrutture strategiche. Sarà lo Stato a decidere, obietta Giovanardi. Ma c'è il rischio di scelte male orientate, per di più potenzialmente irreversibili, per il momento politico contingente. Ad esempio, perché la Lega ha la golden share nell'esecutivo, e il ministro delle Autonomie è leghista. Impressiona, poi, che Giovanardi ritenga possibile giungere all'Autonomia senza stabilire previamente i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), argine già debole di per sé. E tuttavia troppo per Giovanardi, che rifiuta una condizionalità dei Lep perché rimetterebbe l'attuazione della norma costituzionale al legislatore statale. E non è forse fisiologico che ciò accada, come lo stesso Giovanardi sembra assumere in premessa? Infine, quanto al ruolo del parlamento Giovanardi definisce "un passo avanti" la limitazione al solo parere della commissione bicamerale per le questioni regionali, e al voto di mera ratifica in aula. Passo avanti rispetto a cosa? Al nulla assoluto? Ma è la parte conclusiva del ragionamento di Giovanardi che va colta in tutta la sua portata. Dice: "Il Paese è da sempre diviso e il divario Nord-Sud aumenta". Questo dovrebbe indurre a dubitare che sono "accentramento e uniformità a meglio garantire la non discriminazione tra i cittadini. Perché dunque, preso atto che l'Italia è uno dei Paesi più diseguali d'Europa, si esclude sempre categoricamente che l'intero Paese potrebbe crescere di più se si adottassero strategie volte a consentire alle Regioni di migliorare il livello quali-quantitativo dei servizi resi dalla Pubblicaamministrazione?". È la tesi della "locomotiva del Nord". La riduzione del divario Nord-Sud scompare, sia come fine desumibile dalla Costituzione, sia come obiettivo di azione politica. Anzi, il divario deve rimanere, perché è funzionale alla crescita dell'intero paese. La premessa non esplicitata ma chiarissima è che solo una parte del paese - il Nord - può accelerare. Su questa bisogna puntare. L'altra parte - il Sud - non è in grado di correre di più, e rimane un peso morto. Al più, va garantito un livello di mera sopravvivenza. La solidarietà tra territori non deve andare oltre. Il divario, se non come un bene, deve vedersi al più come un male necessario. E di un Sud alla pari del Nord come secondo motore del paese nemmeno a parlarne. Questa, dal nostro punto di vista, è una ricostruzione politicamente inaccettabile e del tutto incompatibile con la Costituzione. Non si vede quale riduttiva lettura del principio di eguaglianza possa negare che l'uniformità garantisca contro la discriminazione; che l'accentramento, piuttosto che la parcellizzazione localistica, renda l'uniformità possibile; che siano a tal fine necessarie politiche nazionali. Dobbiamo però essere consapevoli che il Giovanardi-pensiero si inserisce in un quadro sostenuto da forze potenti, che potrebbero assumere a proprio fondamento una lettura strumentalmente e consapevolmente sbagliata della Costituzione. Questo giustifica e impone una iniziativa forte e compatta della politica e delle istituzioni del Sud, volta a contrastare l'offensiva in atto sul piano dell'Autonomia differenziata. Per contribuire ad alzare un argine ho elaborato con un gruppo di colleghi costituzionalisti e il supporto di molti docenti ed esponenti di società civile una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per cui è in atto la raccolta delle 50000 firme necessarie per la presentazione in parlamento. Reca una riscrittura degli artt. 116.3 e 117 della Costituzione che conferma l'impianto autonomistico, ma meglio tutela l'eguaglianza nei diritti e nelle speranze degli oltre venti milioni di donne e uomini che vivono nel Mezzogiorno. Chi condivide questo obiettivo la firmi, anche online con lo Spid: www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it
newsletter