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Autonomia, il Parlamento esautorato
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 27/11/2022
Il 22 novembre una prima bozza di legge di bilancio che si diceva approvata in Consiglio dei ministri si componeva di 136 articoli, con disposizioni variamente relative all'Autonomia differenziata e accomunate dal fatto che erano scatole vuote. Solo titoli, niente contenuti. Forse per la fretta di rimettere in campo l'Autonomia differenziata che un riottoso vertice di maggioranza e le proteste del Mezzogiorno avevano scippato al turbo-ministro Calderoli. Vediamo ora una nuova bozza, cresciuta di venti articoli. Ma il tempo non ha portato consiglio. Non mancano riflessi del marketing elettorale. Ad esempio, per il ponte sullo Stretto (art.82), tanto caro a Salvini. Il governo fa rivivere la società, già in liquidazione, precedentemente in campo. Ma al momento non va oltre questo, e la strada da percorrere rimane comunque assai lunga. Può darsi che alla fine un'altra maggioranza e un altro governo saranno chiamati a decidere se fare o no il ponte. Mentre Salvini per le turbolenze leghiste potrebbe aver presto personalmente bisogno di una resurrezione. Più significativo l'articolo 141, che nuovamente congela il federalismo fiscale (anche a firma Calderoli) rinviando i termini posti dal decreto delegato 68/2011. Una scelta già fatta in passato e che è del tutto ragionevole oggi ripetere, in vista delle emergenze in atto e della attuazione del Pnrr. Ma come si conciliano il rinvio e la fretta per l'Autonomia differenziata, che si vorrebbe tutta e subito? Si intravede il tentativo di rispondere alle principali censure portate alla bozza Calderoli che ritenevamo defunta. L'art.142 del disegno di legge reca il suggestivo titolo "semplificazione procedure di adozione dei fabbisogni standard". Si limita però a cambiare le etichette ministeriali con le nuove denominazioni adottate. Più importante invecel'art. 144: "Determinazione dei Lep ai fini dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione". L'incipit della norma è bellicoso. Richiama come fini dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni) una "completa attuazione" dell'art.116.3 Cost, il "pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni" (formula ripetuta due volte), una "soglia di spesa costituzionalmente necessaria per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale", una "equa ed efficiente allocazione delle risorse collegate al Pnrr". Sembrerebbe fatta. Cosa si può volere di più? Parole, parole, parole. Si può voler capire chi decide cosa, come e dove. Il trucco c'è, e si vede. Una cabina di regia totalmente in mano al governo effettua la ricognizione della normativa statale e delle funzioni esercitate dallo Stato e dalle Regioni in tutte le materie di cui agli artt.116 e 117, e la ricognizione della spesa storica; individua le materie e gli ambiti di materie riferibili ai Lep; determina, con qualche ausilio tecnico, i Lep; predispone i decreti del presidente del Consiglio dei ministri con cui sono stabiliti i Lep e i correlati costi standard. Il tutto entro termini stretti. Se disattesi, il premier, il ministro per le Autonomie, e il Mef nominano un commissario. Sulla relazione del commissario il ministro per le Autonomie predispone i decreti che il presidente del Consiglio adotta. Il tutto a invarianza di spesa. Due domande vengono immediate. La prima: e il Parlamento? Nell'art.144 non compare mai, nemmeno per un parere, un dibattito, e ovviamente meno che mai con un atto legislativo. L'art 117.2 Cost. affida i Lep alla potestà legislativa esclusiva dello Stato. Si può mai leggere nel senso che il Parlamento definisce con legge solo il procedimento, e non mette parola sul merito? Non dice cosa deve coprire il livello essenziale? Se il divario territoriale può o deve essere superato in tutto o in parte? La seconda domanda: ma come si pensa con i Lep di azzerare o ridurre un divario territoriale in presenza di un vincolo di invarianza di spesa? C'è poi un rischio occulto, e nemmeno tanto. La ricognizione in tutte le materie ex 116.3 e 117 Cost. delle funzioni e della spesa può essere servente ai Lep, certo, ma anche alla frammentazione dell'Italia in tante repubblichette semi-indipendenti, com'è nei sogni di Zaia & co. È la premessa per lo shopping al supermercato delle competenze, dalla scuola alla sanità al lavoro all'energia alle infrastrutture strategiche e molto altro. Ne ho scritto più volte su queste pagine. Oggi il costituzionalista Ainis lo definisce il "suicidio dello Stato". Non vorremmo che tra governo e cabina di regia si organizzasse un sontuoso banchetto funebre.
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