HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Fermare il progetto di Calderoli
di Sergio D'Angelo da la Repubblica Napoli del 11/11/2022
Seguo con attenzione il dibattito ospitato da questo giornale in merito all'Autonomia differenziata e ai pericoli per il Mezzogiorno d'Italia. Credo che sia fuorviante continuare a sostenere che l'autonomia sia prevista dalla Costituzione. Occorre ricordare che la Costituzione esprime principi finalizzati a colmare ogni diseguaglianza: afferma quindi un principio anche in questo caso e in alcun modo può essere strumentalizzata a sostegno di un progetto di legge come quello di Calderoli che invece queste diseguaglianze vuole cristallizzarle e renderle irreversibili. Siamo di fronte a una interpretazione egoistica e distorta, estremistica, di quel regionalismo che non ha portato alcun beneficio al Paese, di cui abbiamo avuto un chiaro esempio di inefficacia con la frammentazione delle risposte alla pandemia, in assenza di una Sanità nazionale. Lo stesso frazionamento di poteri delle repubblichette regionali si vuole oggi imporre ad altri settori di pertinenza dello Stato. Dobbiamo poi chiarire un punto: l'Autonomia parte con il criterio della spesa storica, quel meccanismo perverso che assegna di più a chi ha ricevuto di più. In altre parole, la legge Calderoli non assegna alla definizione dei livelli di prestazione (Lep) nessun carattere realmente vincolante. I Lep attendono di essere definiti da oltre due decenni perché se si fosse fatto ci sarebbe stato un considerevole spostamento di risorse dal Nord e dal Centro verso le regioni meridionali. Far partire quindi l'Autonomia senza la loro definizione significa inasprire e non certo ridurre il divario territoriale. Se però parliamo di scuola, l'unico settore in cui lo Stato spende di più al Sud che al Nord (perché i professori meridionali tornano a casa dopo aver maturato per anni al Nord il punteggio necessario al trasferimento e quindi costano di più di un docente giovane), il criterio della spesa storica non piace più alla Lombardia, che parla di un suo superamento nello specifico e chiede 840 milioni di finanziamenti pubblici in più. Se consideriamo che la premessa dell'Autonomia differenziata nella sua formulazione attuale è che bisogna contenere i costi dentro i limiti attuali e non spendere neanche un euro in più, quei soldi chiesti dalla Lombardia sarebbero sottratti alle Regioni che oggi ne percepiscono di più, incluso quelle a statuto speciale che teoricamente non sarebbero coinvolte nella riforma, ma lo sarebbero nella sostanza. Non a caso è proprio dal mondo della scuola che parte una forte opposizione a questa Autonomia. Tutti i sindacati della scuola, confederali e autonomi, sono infatti parte attiva del progetto di riforma alternativa alla quale hanno lavorato Massimo Villone e altri costituzionalistiche punta all'obiettivo di raccogliere almeno 50mila firme, requisito legale che però si auspica venga largamente superato, per una legge di iniziativa popolare di riforma della Costituzione. E' scontato poi che il dibattito sull'Autonomia differenziata si polarizzi lungo l'asse Nord-Sud, non è saggio però che venga sempre più frequentemente omessa una domanda essenziale di fondo, ovvero se nel complesso sia utile al Paese. Nel 2000, secondo i dati diffusi perla prima volta da Eurostat proprio quell'anno, l'Italia aveva ben cinque capoluoghi di provincia fra le città più ricche d'Europa. In ordine decrescente, erano Milano, Bologna, Roma, Reggio Emilia e Firenze. Due decenni dopo, resiste la sola Milano che però passa dalla sesta alla l6esima posizione. Quanto di questo declino è da addebitare alle differenze così marcate esistenti fra i nostri territori e in particolare fra le regioni settentrionali e quelle meridionali? Se il Nord continua a pensare al Sud come a un concorrente al quale sottrarre risorse, non si coglie l'opportunità di una ripartenza che potrebbe avvenire solo accendendo quel secondo motore dello sviluppo necessario invece al Paese, come ha ribadito con forza negli ultimi mesi lo Svimez. Un motore che per essere acceso ha bisogno però di essere messo in condizione di farlo. Il progetto di Autonomia differenziata non contiene niente che va in questa direzione, anzi non si pone neanche il problema del riequilibrio ma tende piuttosto a cristallizzare definitivamente il divario esistente. Bisogna fermarla e mi impegno perciò a dare sin da ora la mia disponibilità, come capogruppo di Napoli Solidale, alla raccolta delle firme promossa da Villone e dai sindacati per una legge di iniziativa popolare di riforma della Costituzione. L'autore è capogruppo di Napoli Solidale in Comune
newsletter