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Autonomia, giuristi e sindacati "La scuola non va regionalizzata"
di Bianca de Fazio da la Repubblica Napoli del 10/11/2022
La piattaforma per la raccolta delle firme sarà pronta nelle prossime ore. E domani potrà partire la sottoscrizione per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che chiede la parziale modifica degli articoli 116 e 117 della Costituzione per porre un argine alla deriva dell'Autonomia differenziata. Contro la quale sono schierati, con determinazione, i sindacati nazionali della scuola, che ieri insieme al costituzionalista Massimo Villone, che guida il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, hanno illustrato in una conferenza stampa, a Roma, non solo le modifiche che propongono di apportare alla Costituzione, ma anche tutte le motivazioni che mobilitano proprio il mondo della scuola contro il progetto caro al ministro Roberto Calderoli contro una politica che amplierebbe le disuguaglianze e discriminerebbe cittadini e territori, minando irreversibilmente l'unità del Paese. Ed è sulla pelle della scuola, che si vorrebbe "regionalizzata", che si combatte una delle battaglie più aspre. Proprio la scuola, che ad ogni cambio di governo paga il suo pesante pegno in termini di organizzazione e riduzione delle risorse. «Questa volta le conseguenze della regionalizzazione - afferma il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli – sarebbero devastanti. Il contratto collettivo nazionale diventerebbe un lontano ricordo, anche sulle retribuzioni del personale della scuola si andrebbe ad intese regionali». Proprio le "intese" rappresentano un obiettivo da colpire per i promotori della proposta di legge popolare. Sia perché «il meccanismo delle intese non è suscettibile di referendum», sia perché «frantuma il Paese in maniera non reversibile» spiega Massimo Villone. La proposta di iniziativa popolare intende anche affidare alla potestà legislativa dello Stato, esclusivamente dello Stato, materie come Lavoro, Sanità, Reti di trasporto e Comunicazione, nonché la Scuola. Che resta «obiettivo particolare di chi vuole la regionalizzazione – aggiunge Villone – per tre motivi: identitaria, di risorse e di gestione politica. La scuola, con il suo esercito di insegnanti che tessono rapporti con studenti e famiglie metterebbe a disposizione delle giunte regionali un'armata per la formazione e la gestione del consenso. Per questo i lavoratori della scuola vanno governati dal ministero, non da un assessore regionale». Il "no" all'Autonomia differenziata accomuna le sigle sindacali, i giuristi (in particolare costituzionalisti) e gli intellettuali mobilitati (anche) in questa iniziativa. «Con la regionalizzazione della scuola sparisce la pari dignità di diritto allo studio - afferma la segretaria generale della Cisl scuola Ivana Barbacci - Dove si produce un Pil di un certo peso si hanno più opportunità, dove il Pil è più fragile non se ne hanno. Quanto al personale, l'abilitazione all'insegnamento vale in tutta Italia. Il collocamento ad alveo regionale limita le opportunità dei lavoratori». Il progetto di Autonomia differenziata caro a larga parte del governo Meloni si abbatte sulla scuola proprio mentre «si avverte forte la necessità di rafforzare il sistema dell'istruzione, di renderlo omogeneo su tutto il territorio nazionale», puntualizza il segretario generale Uil scuola Rua, Giuseppe D'Aprile. A scadenze sempre più ravvicinate campagne politiche e rilevazioni nazionali sottolineano le differenze nella formazione e nelle opportunità, nonché nella dispersione scolastica, che ancora una volta penalizzano le regioni meridionali, marginalizzando la sua componente giovanile. «La situazione è difficile già oggi. Nella scuola statale ci sono differenze di strutture e di opportunità. Non possiamo accettarne altre» dice dunque la segretaria generale Snals Confsal, Elvira Serafini. E il coordinatore nazionale Gilda Unams, Rino Di Meglio, aggiunge: «La scuola dello Stato ci dà la garanzia che la politica non possa incidere sulla libertà di insegnamento. Con la frammentazione, il rischio che si riduca tale libertà è dietro l'angolo».
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