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Con questo Pd non c'è spazio per il Sud
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 28/10/2022
Se il buon giorno si vede dal mattino, è ragionevole pensare che il principio valga anche per il giorno cattivo. Un caso emblematico lo vediamo già all'avvio di legislatura (25 ottobre) nell'interpellanza 2-0001 presentata dalla deputata Pd Forattini, eletta nel collegio plurinominale Lombardia 4, e firmata da tutto - ho contato 62 firme – il gruppo Pd Camera. L'interpellanza si rivolge in tema di rigenerazione urbana ai ministri dell'Interno, di economia e finanza, e della transizione ecologica, perché i fondi stanziati sono andati praticamente tutti a Comuni del Sud. In specie si chiede"se intendano verificare, ferma restando la necessità di dispiegare una determinata quota di risorse a beneficio dei Comuni del Mezzogiorno, come espressamente previsto anche dal Pnrr, le forme più opportune ed efficaci per una modulazione e utile coerenza e concordanza tra il criterio dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale e quello di una effettiva ed equilibrata ripartizione territoriale dei finanziamenti tra tutte le aree del Paese: Nord, Sud e Centro". In sintesi, bisognava assegnare i fondi anche a Comuni del Nord e del Centro. Il punto è che l'assegnazione è stata fatta in base a una classifica che tiene conto – come la stessa interpellanza richiama – dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale elaborato dall'Istat. Un indice sulla cui applicazione avevano manifestato consenso nel novembre 2020 anche la Conferenza Stato-Città e l'Anci. Che invece ora protesta a nome degli esclusi. Ha sbagliato l'Istat nel costruire l'indice? Gli indicatori assunti sono: incidenza di famiglie monogenitoriali giovani e adulte, di famiglie numerose, di bassa istruzione; il disagio assistenziale; l'affollamento abitativo; i giovani fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione (Neet); il disagio economico. Dati oggettivi e misurabili. Su questi indicatori è costruito un indice composito, che misura la vulnerabilità sociale e materiale. Ora, secondo i firmatari dell'interpellanza, quali degli indicatori richiamati determinano lo squilibrio territoriale? La bassa istruzione? Il disagio assistenziale o economico? L'affollamento abitativo? Altri? Li dobbiamo espungere dal calcolo? O dobbiamo concludere che oggettivamente la vulnerabilità è maggiore – come sa chiunque abbia viaggiato - e tuttavia va assunta a parametro solo in parte, per accontentare tutti? Ne viene che il divario Nord-Sud si vuole ridurre, certo, ma senza esagerare. Il punto è: si può mai recuperare o ridurre un divario territoriale garantendo un equilibrio territoriale? Per definizione, bisogna favorire la parte svantaggiata. Se i fondi sono pochi, vanno a chi ha di meno. Si impone una consapevole politica di azioni positive. Ed è questa la vera giustizia distributiva. Diversamente, recupero o riduzione si allontanano nel tempo, fino a sparire sotto l'orizzonte. Ha ragione Luigi Vicinanza, quando scrive su queste pagine del Sud cancellato dalla destra-destra. Mi permetto solo di segnalare che la sinistra non è da meno. Possiamo certo capire perché la deputata lombarda Forattini ha presentato l'interpellanza. Ma cosa pensavano i Pd eletti nel Sud nel sottoscriverla? Se questo è il Pd, e MSS pensa solo al reddito di cittadinanza, il Sud naviga davvero in brutte acque. Giorgia Meloni nella replica in Senato sembra impegnarsi su cose concrete, come sul rigassificatore di Gioia Tauro, fermo da dieci anni, e sul Mezzogiorno come hub energetico. Ma questo richiede impegno politico e risorse. Si potranno garantire, con la golden share della Lega nel governo, Calderoli che ha già incontrato i governatori del Nord leghista, Zaia che attribuisce alla malagestio i guai del Sud, e il leghista Romeo che in Senato addebita al bando perla rigenerazione urbana di alimentare la contrapposizione Nord-Sud? Sono in corso riunioni di Calderoli con tutti i governatori sull'autonomia differenziata. Quelli del Sud vadano agguerriti, e pronti a rispondere ai Fedriga, Zaia, Fontana, Bonaccini. Non dimentichino che un vantaggio acquisito da una o più regioni è reso potenzialmente irreversibile dalla previsione di intesa ex art.116.3 della Costituzione. Il conto di una autonomia differenziata in chiave nordista lo pagherebbero i nostri figli e nipoti. O il Sud impara a difendersi,oppure le peggiori previsioni,di cui ai documenti Svimez e non solo, sono certezza più che probabilità. Può darsi che dobbiamo aspettarci poco dalle opposizioni, e di sicuro la maggioranza ha un problema in casa. Se ci sono difensori del Sud, è il momento che scendano in campo.
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