HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Posizioni inconciliabili nel programma della destra
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 19/9/2022
In campagna elettorale ci si può aspettare che tutti promettano di tutto. Meno normale è che forze politiche alleate in vista del voto e del governo che verrà promettano cose diverse, magari addirittura antitetiche. Accade nell'assemblaggio elettorale della destra. Anzitutto, un Berlusconi di annata sul reddito di cittadinanza. Leggiamo che vorrebbe estenderlo a 4.7 milioni di poveri. Certo, meglio che piantare un milione di alberi, che non votano. Ma rimane da chiedersi quanto la proposta peserebbe sui conti pubblici, e dove si troverebbero le risorse. E soprattutto come potrebbe convincere un esecutivo in cui il (probabile) socio di maggioranza relativa definisce il reddito una forma di inaccettabile assistenzialismo, come tale da abolire, ed eventualmente da sostituire con altre forme di aiuto. Non è finita. Si apprende che Salvini, sul prato di Pontida, ha fatto firmare ai maggiorenti leghisti un impegno su sei punti: caro bollette, autonomia, flat tax e pace fiscale, pensioni e quota 41, decreti sicurezza, giustizia. Sono le priorità che la Lega assegna al governo di cui (eventualmente) farà parte. La cosa non ci impressiona, vista la pregressa esperienza di firme su contratti elettorali poi cadute nel vuoto. Ma ci chiediamo come comporre le pulsioni leghiste con le diverse posizioni espresse ad esempio da Meloni su flat tax e scostamento di bilancio, o con i dubbi di Tajani sull'autonomia. Per non parlare poi di Crosetto (Fdl) che stila per il governo della destra una graduatoria di priorità (crisi economica, presidenzialismo, autonomia), mentre i leghisti in coro vogliono l'autonomia subito, nel primo consiglio del ministri. Argomentano che le carte sono pronte, come sostiene anche l'ex ministra per le autonomie Gelmini, già di Fi e oggi candidata con Azione, presumibilmente disponibile a dare una mano. Ma è una affermazione del tutto infondata, visto che è "pronta" una legge-quadro sull'autonomia, di per sé largamente inutile, e comunque volta solo a definire il procedimento di formazione delle intese tra stato e singole regioni ex art 116.3 della Costituzione. Intese che rimangono da fare, e si faranno poi. Dunque dell'autonomia, anche nell'improbabile caso che la legge-quadro passasse nel primo consiglio dei ministri, si dovrebbe ancora discutere a lungo, auspicabilmente per cestinarla. E una cacofonia politica che anticipa i fasti di un possibile governo di destra. Si spiegano anche così i segnali di ripresa nel campo contrapposto, che ha con qualche ritardo capito come la prospettiva di recuperare un distacco certificato da mesi nei sondaggi fosse soprattutto al Sud. Invero, la cosa era da tempo evidente. Il Nord era in mano alla destra, al più con un drenaggio di voti leghisti e di Fi a favore del partito di Giorgia Meloni. Il Centro era diventato contendibile anche nelle roccaforti rosse di un tempo. Un campo di battaglia decisivo rimaneva dunque al Sud. La strategia sulle candidature è stata opinabile e non priva di errori, come testimoniano le polemiche, in specie sui paracadutati. Ma una campagna incisiva può ancora dare qualche risultato. M5s riprende fiato, con il reddito di cittadinanza. Una misura colpita da critiche almeno in parte fuori luogo e fuori misura, come ricorda Luca Bianchi su queste pagine. Berlusconi, che ha buon naso, si è chiamato fuori dal coro dell'abolizione. Il Pd, con la Carta di Taranto, ha lanciato parole d'ordine meridionaliste. Ma consigliamo a Letta, nella sua prossima visita, di essere più chiaro e concreto. Ci dica, in specie, come assumere 300.000 dipendenti pubblici entro la fine del 2024. Si tratta, se la matematica non è un'opinione, di assumerne da ora alcune centinaia ogni giorno inclusi Pasqua, Natale e Capodanno. L'obiettivo è giusto. E stato un gravissimo errore disinvestire sulle pubbliche amministrazioni del paese e su un adeguato turn-over. Cambiare non è assistenzialismo, ma buon senso. Ma chi propone di correggere la rotta deve ora anche dirci come. Ma soprattutto Letta ci dica che pensa sull'autonomia. Se ci sono materie che per l'unità del paese non tollerano regionalizzazione, come la scuola, le infrastrutture strategiche materiali e immateriali, l'energia, il lavoro, l'ambiente. Se la pandemia consiglia di ricondurre almeno in parte allo stato la sanità. È apprezzabile che qualche candidato, come ad esempio Marco Sarracino su queste pagine, parli senza ambiguità. Vedremo cosa riuscirà a fare. Ma vorremmo sentire il segretario. Nel caso, saremmo anche disposti a credere al ravvedimento operoso e al buonismo di De Luca.
newsletter