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Autonomia e Sud, quante ambiguità
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 11/9/2022
L’Unione industriali di Napoli prende posizione sulle proposte programmatiche dei partiti. Leggiamo su queste pagine del Mezzogiorno come motore produttivo del paese. Con riferimento all'Autonomia, di abbandono della spesa storica, e previa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep). È un passo importante. Negli ultimi sondaggi prima del blackout pre-elettorale ritroviamo le tendenze già note. Se avessero sostanziale conferma nel voto, vedremmo una coalizione di Destra che supera la metà più uno dei seggi in entrambe le Camere, pur senza giungere - probabilmente - ai due terzi. Tali numeri metterebbero nella disponibilità della maggioranza parlamentare senza necessità di aiuti esterni sia la riforma costituzionale in chiave presidenziale, sia la legge di approvazione delle intese per l'Autonomia differenziata ex art. 116.3. Con il corollario che nell'emergenza economica e sociale la maggioranza potrebbe usare strumentalmente le riforme istituzionali - in apparenza a costo zero - come segnale di esistenza in vita. E con l'ulteriore assunto che una legge di approvazione di intesa di Autonomia differenziata ex art.116.3 Cost è percorso ben più agevole che una riforma in chiave di presidenzialismo ai sensi dell'art. 138. Si mostra allora significativa la querelle (Gazzettino, Corriere del Veneto, 8 settembre) sull'ordine assegnato da Crosetto (FdI) a crisi economica, presidenzialismo, Autonomia. Salvini invece vuole l'Autonomia nel primo consiglio dei ministri. Meloni ha dovuto ribadire (Corriere del Veneto, 10 settembre) l'impegno per l'Autonomia, che però "deve essere accompagnata e inserita in un quadro di unità nazionale. Ci sono temi di interesse nazionale strategico - dalle infrastrutture all'energia, ad esempio - in cui è utile lasciare al governo centrale i compiti di regia e alle Regioni altre competenze". Su alcuni temi l'Autonomia differenziata va negata o strettamente limitata. Così ad esempio per scuola e università, sanità pubblica, lavoro, energia, ambiente, infrastrutture materiali e immateriali strategiche per l'unità. Non basta - lo diciamo agli industriali di Napoli - superare la spesa storica e introdurre i Lep. Per fare un esempio banale, non servirebbero a fare del Sud l'hub energetico del paese, passaggio potenzialmente cruciale per il rilancio produttivo. Per tale obiettivo si richiedono politiche industriali e infrastrutturali che una regionalizzazione del paese come quella voluta dal lombardo-veneto con l'aggiunta dell'Emilia-Romagna renderebbero impossibili, o quanto meno molto difficili. E la Lega? Valditara, candidato leghista di peso e, come posso certificare per averlo avuto come collega in Senato, testa pensante della Destra, dà una interpretazione autentica, di fatto rilanciando la locomotiva del Nord (Libero, 10 settembre). "Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia si trovano a competere sui grandi mercati internazionali ... Servono infrastrutture adeguate, interventi sul mercato dell'energia, il potenziamento della formazione e istruzione tecnico-professionale, la trasformazione digitale e tecnologica". Letta annuncia la carta di Taranto, un Manifesto per il Sud. Benissimo. Ma va detto in chiaro che un fiume di parole sul rilancio del Sud lascia una domanda: sono promesse compatibili con una ripartenza della locomotiva del Nord attraverso l'Autonomia differenziata? Proprio no. Letta non pronuncia mai le parole "Autonomia differenziata". Una ambiguità che si spiega, ma non si giustifica, con la presenza di Bonaccini - aspirante segretario - nella pattuglia di testa delle regioni separatiste. Da ultimo, apprendiamo che anche Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, ha manifestato l'intenzione di correre per la segreteria. Di altri nomi si sussurra, come Franceschini o Provenzano. Conviene a Letta sciogliere le ambiguità. Altri hanno preso una posizione netta: la Chiesa, forze della sinistra, M5S, sindaci di peso come Manfredi e Lepore, da ultimo Landini per la Cgil a Bari (la Repubblica Bari, 8 settembre). Per tornare alla querelle Crosetto: Autonomia oggi, domani, mai? La risposta è: l'Autonomia differenziata fino ad oggi declinata, meglio mai. Per essere certi di una formulazione accettabile bisogna correggere gli artt.116.3 e 117 in vigore, ad esempio con la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare su cui stiamo avviando la raccolta delle firme. E agli industriali napoletani ci permettiamo di suggerire "quale Autonomia?" come domanda su cui incalzare i loro interlocutori politici nel nutrito calendario di incontri dei prossimi giorni.
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