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Autonomia, il silenzio si è rotto
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 1/7/2022
Si è svolto presso la Società Napoletana di Storia Patria il convegno sull'autonomia differenziata (Ad) che ha chiuso il ciclo di presentazioni della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare volta alla modifica degli articoli II6.3 e ll7. Superate alcune difficoltà organizzative iniziali, invero evitabili, l'evento - pur partito con qualche ritardo - ha avuto successo. Dopo i saluti iniziali della presidente della Società Renata De Lorenzo e del prof. Carlo Lauro, presidente della Associazione dei professori emeriti della Federico II, hanno parlato coloro che da tempo sono in campo: Adriano Giannola, appena confermato presidente Svimez, Gianfranco Viesti, Marco Esposito e io stesso, nell'occasione anche come presidente del Coordinamento per la democrazia costituzionale, co-sponsor dell'evento. Hanno poi parlato docenti firmatari della proposta, tra cui Eugenio Mazzarella, Carmela Agodi, presidente della Associazione Italiana di sociologia, Francesco Pallante, Mauro Volpi, Claudio De Fiores, Francesco Marone. Ha chiuso i lavori il professore Mario Rusciano, emerito della Federico II e membro del direttivo della Storia Patria. Le censure verso il testo Gelmini di legge quadro, e alla sua gestione del tema autonomia differenziata, sono state severe. Compatta è stata l'adesione ai contenuti della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che era oggetto del convegno. Particolare rilievo ha assunto la partecipazione del sindaco Manfredi, che ha ribadito la forte critica già svolta su queste pagine in tema di Autonomia. È concreto il pericolo che diseguaglianze e divari aumentino, nonostante che l'Europa abbia posto con chiarezza un obiettivo di coesione sociale e territoriale. Ed è centrale il ruolo che possono e devono da questo punto di vista svolgere le amministrazioni locali. Ma nel paese si contrappongono due letture dell' Ad. Sono emerse con chiarezza ieri (29 giugno) in question time nella Camera. In risposta a una interrogazione del leghista Alberto Stefani (3-03048), la Gelmini ha anzitutto ripetuto i luoghi comuni sull'efficientamento e sulla responsabilizzazione che si accompagnerebbero all'Ad. Ha poi riferito di ampie interlocuzioni che sarebbero intercorse con le regioni capofila della richiesta di Ad (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna), il ministero per il Sud, la Svimez, e il Mef (ministero Economia e finanza). Senza nulla dire, peraltro, dei contenuti e degli esiti, e auspicando per l'ennesima volta un sollecito ingresso in Consiglio dei ministri. L'interrogante leghista ha replicato che la Lega farà di tutto perché all'Autonomia si arrivi al più presto e secondo le indicazioni leghiste. Subito dopo, la ministra ha risposto a una interrogazione dei deputati Conte e Fassina (3-03049). Per Conte la bozza di legge-quadro in circolazione è "irricevibile, per il modo con cui è stata affacciata al dibattito politico, ed è inaccettabile nel merito". Questo perché le intese "non possono essere affidate a una concertazione bilaterale, né il Parlamento può essere condizionato a rendere uno striminzito parere". La ministra ha risposto che la legge-quadro invece dimostra la centralità del parlamento, fermo restando "il vincolo costituzionale dell'inemendabilità dell'intesa in sede di votazione finale". Ma davvero? Per la ministra, la dottrina sarebbe sul punto unanime. Quale dottrina? Quella dei suoi consulenti? È giustamente dura la replica del deputato Fassina, che si dichiara preoccupato, ed esprime una forte critica al procedimento seguito dalla Gelmini. Ugualmente pesanti le censure rivolte al testo Gelmini da Bersani ed Errani in una dichiarazione congiunta (29 giugno). In conferenza stampa Bersani ha dichiarato: "Quello che si è visto anche al Question time di oggi è che la Lega in particolare e il centrodestra forza la mano con toni che sono sembrati un po' minacciosi". Il testo Gelmini così com'è non si può votare. Bene. Qualcosa finalmente si muove. Il silenzio si è rotto. Con la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare vogliamo contribuire a dissolvere la cortina di fumo sollevata dalla Gelmini e dai suoi sponsor con la legge quadro e il miraggio del Lep. Vogliamo un dibattito aperto e senza rete in parlamento. Vogliamo una Repubblica davvero una e indivisibile, dove i diritti di ogni donna e uomo non siano decisi a trattativa privata tra questa o quella regione e qualche ministro compiacente. A questo serviranno le 50000 firme che andiamo a raccogliere.
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