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Sud, un esercito di tecnici per il Pnrr
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 30/10/2021
La lucida analisi svolta il 28 ottobre in questo giornale sulla questione meridionale, inchiesta di Conchita Sannino, mette in evidenza il problema della capacità del Sud di raggiungere nei tempi e nei modi richiesti gli obiettivi assegnati dall'Europa e tradotti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Dall'articolo emerge un Mezzogiorno lontano dal livello di efficienza che sarebbe necessario. E non per la interessata e strumentale novellistica su un Mezzogiorno antropologicamente incapace, ma perché nelle amministrazioni mancano dirigenti, personale, tecnici. Si potrà mai reggere l'impatto del Pnrr e rilanciare il Sud? Il dubbio traspare anche dai numeri impietosi che il sindaco Manfredi riferisce sull'esercito - si fa per dire - al suo comando. Un problema, non meno della scomparsa del "Patto per Napoli" dalla legge di bilancio. Eppure, la sorte del Sud tocca tutto il paese. Contrastare la crisi ha molto appesantito il debito pubblico. Dovremo ridurlo drasticamente, se vogliamo evitare un rischio default. Non potremo contare su un significativo alleggerimento dei vincoli europei di bilancio, visto che i paesi cosiddetti frugali - cui ora forse si aggiunge anche la Germania - si oppongono a ogni lassismo. L'Unico modo di sottrarsi a una pericolosa tenaglia è una crescita molto accelerata, possibile per l'Italia solo se il Sud riparte a pieno regime. Lo dicono la Svimez ed economisti di vaglia. Anche l'Unione industriali spiega che la crescita del Mezzogiorno è la sola strada percorribile per la tenuta finanziaria dell'Italia. Del rilancio e in specie della reindustrializzazione del Sud parlano in molti, a partire dalla ministra Carfagna. Si discute di infrastrutture, di porti, di logistica, di scuola, di sanità. Ma ad oggi la "locomotiva del Nord" non va in deposito, né ancora parte una "locomotiva Italia". La tesi che bisogna concentrare le risorse sulla parte del paese in grado di spenderle - il Nord - è tuttora in campo. Lo dice in chiaro il governatore del Piemonte Cirio polemizzando con De Luca. Se studiasse, Cirio saprebbe che riversare per lunghi anni le risorse pubbliche in prevalenza sulla '1ocomotiva del Nord'' ha diviso il paese, ma non ha impedito l'arretramento dello stesso Nord rispetto all'Europa cui vorrebbe agganciarsi. Saprebbe che in una classifica europea basata sul pil pro capite (elaborazione Svimez su dati Eurostat) dal 2000 al 2017 il Piemonte perde 58 posizioni, la Lombardia 25, l'Emilia-Romagna 29, il Veneto 34, la Liguria 41, il Friuli-Venezia Giulia 47. Saprebbe che le regioni del Centro si stanno progressivamente meridionalizzando. Tutto questo perché un sistema-paese non può correre a piena velocità se per un terzo arranca. E un cavallo azzoppato non rimane nel gruppo di testa. Il problema è che il tempo gioca a favore dei fan della locomotiva del Nord, cui basta aspettare che gli altri non tengano il passo. Nel frattempo, sono in campo anche altre strategie. La Gelmini porta in Veneto il messaggio che il ddl per l'attuazione dell'autonomia differenziata - incluso tra i collegati al bilancio - è prossimo, e che i contatti con Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna sono in corso per l'intesa. Promette una roadmap a termini brevi. Ma cosa si sta decidendo sulle materie strategiche per l'Unità del paese, dalla scuola,alla sanità, al lavoro, all'ambiente, ai beni culturali, alle infrastrutture? Tutto è segreto. Il ministro Franco porta in Europa un documento in cui si ribadisce che il federalismo fiscale sarà attuato entro il 2026. Come, e con quali effetti? E i livelli essenziali delle prestazioni (Lep)? E come si concilia il tutto con il Pnrr? Qual è davvero l'indirizzo del governo? Vogliamo sperare che in parlamento molti chiedano - con interpellanze, interrogazioni, question time - cosa si sta decidendo, come, dove e con chi. È un quadro in movimento. Per questo è essenziale che la capacità operativa delle amministrazioni meridionali sia assicurata in tutti i modi possibili da subito, non solo con commissari ma anche con la creazione di strutture parallele pronte ad affiancarsi o sostituirsi a quelle ordinarie, laddove richiesto dagli obiettivi da raggiungere. Se autonomia differenziata e federalismo fiscale si aggiungessero a ritardi sul Pnrr, potrebbe avviarsi una tempesta perfetta, certo in grado di soffocare i diritti e le speranze del Sud. Ma affonderebbe anche il baldanzoso cripto-separatismo del Nord.
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