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Un decreto per straordinaria necessità e urgenza
di Massimo Villone dal Manifesto del 12/10/2021
I “quattro imbecilli” citati da Giorgia Meloni sono la misura della stessa Meloni piuttosto che degli squadristi organizzati da Forza Nuova che hanno assaltato la Cgil. Ed è ipocrita Salvini, che condanna gli estremismi di destra e di sinistra, quando solo i primi sono in campo. Come è indecente oltre che ipocrita il tentativo dei due leader di guadagnare consensi corteggiando i No-Vax, così aprendo un varco per lo squadrismo neofascista. La storia insegna che eventi come la devastazione della sede sindacale, il tentativo di assalto a Palazzo Chigi, l’invasione del pronto soccorso del policlinico, i violenti scontri con la polizia non possono essere sottovalutati e tollerati. La ferita al tessuto democratico del paese è grave, e deve essere sanata. Come? È stata presentata da Pd e M5S una mozione per lo scioglimento di Forza Nuova, ai sensi della legge Scelba (645/1952, come modificata dalla legge 152/1975). Ha aderito Leu. Mozioni sono state presentate anche da Psi e Italia Viva. I precedenti: Ordine Nuovo, 1973; Avanguardia Nazionale, 1976; Fronte nazionale, 2000. La legge attua la XII disposizione transitoria della Costituzione, che vieta la “riorganizzazione, sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista”. Dispone all’art. 1 che la riorganizzazione viene non soltanto dal richiamo formale al fascismo – il che rende irrilevanti altre considerazioni di Giorgia Meloni – ma dal perseguire “finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni …”. Definizioni – richiamate dalle mozioni parlamentari – in cui gli eventi sopra citati ricadono in pieno. Per l’art. 3 si giunge allo scioglimento e alla confisca dei beni in due modi: per ordine del ministro dell’interno, a seguito di sentenza che accerta la riorganizzazione, oppure con decreto-legge, in casi straordinari di necessità e di urgenza (decreto che sarebbe del resto possibile anche senza un richiamo esplicito). La prima opzione presenta alcuni punti deboli. Intanto, presuppone una sentenza, che potrebbe comportare anche tempi relativamente lunghi. Richiede un atto del ministro dell’interno, che è proprio quello sotto accusa da parte della destra, e la cui iniziativa potrebbe essere qualificata come autodifesa o reazione alle critiche. Si adotta con atto amministrativo, impugnabile davanti al Tar, con quel che segue. Più solida, invece, sarebbe la scelta – anche utile a stanare dall’ambiguità Salvini e la Lega – del decreto-legge. La domanda è: sussisterebbero i presupposti di straordinaria necessità ed urgenza? La risposta è sì. E non solo per gli eventi in sé considerati, ma anche perché la stessa organizzazione da sciogliere ha annunciato la continuazione dei disordini, se il green pass non viene ritirato. Invece, l’allargamento dell’ambito di applicazione a tutti i luoghi di lavoro è imminente, pure con le difficoltà evidenziate proprio dal sindacato di cui era nota la preferenza – a ragione – per un generale obbligo di vaccinazione che forse, se introdotto per tempo, avrebbe prosciugato almeno in parte la palude melmosa in cui è affondato il movimento No-Vax. Al tempo stesso, il governo non intende invertire la rotta. Ma serve davvero oggi sciogliere per legge un’associazione? Potrebbe comunque sopravvivere nel mondo virtuale di Facebook, Telegram, Instagram, Whatsapp. Con Zoom o altri software si fanno online assemblee e si eleggono organi dirigenti. I fondi si raccolgono con il crowdfunding, i bonifici del mobile banking, i bitcoin. Ma va ricordato che possono essere sciolti “associazioni, movimenti” e – dopo una modifica introdotta con la legge 152/1975 – “gruppi”. Definizioni che consentono la sorveglianza in rete di blog, chatrooms, interazioni di ogni tipo, con chiusura di siti e di account rientranti, per argomenti, partecipanti, decisioni nelle finalità della legge. Difficile, forse. Impossibile, no. E se per lo scioglimento una parte dell’opinione pubblica concedesse agli estremisti l’aureola dei martiri? Qui bisogna scegliere. Intanto, potrebbe accadere già con la condanna penale dei responsabili dei disordini, che – è bene sottolineare – è cosa diversa dallo scioglimento dell’organizzazione. Inoltre, se mai dovessi pensare che il mio paese considera martire lo squadrista che devasta una sede sindacale, preferirei espatriare.
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