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Perché la campagna vaccini stenta a decollare
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 11/4/2021
Draghi attacca sulla cattiva coscienza dei giovani che si fanno vaccinare lasciando gli anziani in attesa. De Luca risponde con un affondo contro il governo che scippa alla Campania 210 mila dosi di vaccino. Forse brucia il dato che la Campania è in alta classifica per i furbetti del vaccino. Ma più conta vedere nelle parole di entrambi il riflesso di una campagna vaccinale che stenta a decollare. Troppi errori, beninteso di tutti, e forse anche in parte spiegabili con la novità degli eventi. Ha sbagliato l'Europa, che - pur essendo dal primo momento chiaro che l'unica vera arma contro il virus era il vaccino - non ha avuto una strategia efficace sulle acquisizioni. Dispone di fior di giuristi, ma non ha saputo nei contratti tutelare le ragioni europee verso le multinazionali del farmaco. Con l'esito che il rispetto delle consegne stabilite si chiede ora essenzialmente per favore. Il pesce rosso d'acquario rivolge una preghiera al grande squalo bianco. Ha sbagliato l'Italia. Che solo ora scopre la necessità di una produzione nazionale autonoma, comunque possibile non prima di mesi. Che aveva istituzioni nazionali con poteri incisivi, tali da consentire una guida sicura e unitaria nella crisi. E che invece, ha scelto - con il governo Conte II - una strada pasticciata di concertazione infinita. Ne è venuta la babele del fai da te, che molti ormai avvertono come discriminatoria. Conosciamo famiglie in cui il più giovane si vaccina e il più anziano no, solo perché risiedono in regioni diverse. Sentiamo che nel tal luogo il medico di base vaccina i propri assistiti a domicilio, e nel talaltro nemmeno comunica alla Regione l'elenco dei propri assistiti fragili, o magari vaccina secondo criteri fatti in casa. Eppure, qui si discute di vita e di morte, e non di banali influenze o raffreddori. L'ultima invenzione è l'isola covid-free. Comprendiamo a fondo le ragioni della stagione turistica, ma è l'isola che non c’è. Si dimostra in cinque punti. Il primo. Non sarà vaccinata tutta la popolazione dell'isola, ma solo quella parte al di sopra della soglia minima di età. Il secondo. Non v'è certezza sul tempo necessario dopo la vaccinazione a immunizzare, e la cosiddetta immunità di gregge potrebbe sopravvenire a stagione largamente avviata. Il terzo. I vaccinati possono riammalarsi - com'è accaduto in qualche caso - e forse rimangono comunque possibili portatori del contagio. Il quarto. Nessuna strategia sui tamponi potrà prevenire in termini assoluti l'arrivo del turista infetto e untore, pericoloso per gli altri turisti. Il quinto. Non si potrà evitare che il contagio sviluppato nell'isola presuntivamente covid-free sia esportato in altri territori con il ritorno a casa dei turisti. E al primo caso lo slogan vincente covid-free si tramuterebbe in un boomerang di pubblicità ingannevole. Bisogna smetterla con gli argomenti ad effetto, e puntare sulle poche certezze che abbiamo. Ad esempio, la Gran Bretagna ha chiuso tutto il chiudibile, e ha vaccinato tutti, a tappeto. In due mosse sta uscendo dalla pandemia, con mesi di vantaggio sull'Europa che arranca. Draghi offre qualche segnale, sull'obbligo di vaccinarsi per gli operatori sanitari di prima linea, e sul recupero di un ordine di vaccinazione per fasce di età. Ma come, quanto e quando il governo riuscirà a sostituire o affiancare le regioni, garantendo a ogni donna o uomo nel paese un uguale accesso al vaccino e alle cure? Per anni, dalla riforma del Titolo V nel 2001, abbiamo sentito dotte dissertazioni sulla governance multilivello (per i non iniziati, distribuita tra Stato, Regioni, enti locali). Bisogna ora prendere atto che per certe materie, e in determinate circostanze, il modello non realizza il greater good, come direbbero gli inglesi. Le Conferenze Stato-Regioni e Stato-Autonomie non devono sostituirsi a Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama. Se questo paese vuole ripartire e cambiare pelle, ci vogliono politiche nazionali forti, che tra l'altro interessano soprattutto al Sud. Che si prenda o no questa strada lo capiremo presto, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Non è irrilevante, nel contesto, la nuova presidenza della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Non rimpiangiamo il presidente uscente Bonaccini, amico del cuore di Zaia. Ma potrebbe andare ancor peggio con il subentrante leghista Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia, regione a statuto speciale. Precedenti negativi non mancano. E non vorremmo davvero che contribuisse a far ripartire tal quale il tormentone dell'autonomia differenziata.
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