HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Recovery, il rischio di perdere i fondi
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 16/12/2020
Nell’anno che verrà abbiamo visto l’immagine di un territorio che vuole risollevarsi. È un augurio che tutti condividiamo. È bene che in una condizione certo difficile ci siano presidi che resistono, come la Federico II. Ma di questo non avremmo dubitato. Mentre dubitiamo di altri presidi, che sarebbero invece indispensabili. Primo fra tutti la politica, con le istituzioni in cui vive. De Magistris è sopravvissuto al voto sul bilancio, in un’atmosfera satura di veleni. È stata o no Forza Italia a salvarlo? Una domanda irrilevante. L’avventura del sindaco si avvia a conclusione. Il suo populismo di governo non ha mai – com’era prevedibile – raggiunto un respiro nazionale. La terza città d’Italia e un’area metropolitana di oltre tre milioni di abitanti non hanno il giusto peso nella politica nazionale e regionale. De Magistris è in qualche misura già archiviato, perché non sembra essere protagonista sul vero tema in discussione, che è la sua successione. Si segnalano da ultimo le convulsioni del Movimento 5S. La candidatura di Fico, che aveva ricevuto un gradimento da parte del Pd, è stata contestata da un folto gruppo di attivisti M5S, nel nome dei sacri principi del Movimento. L’attacco è sintomo di un problema di fondo, che alla fine non riguarda solo il Movimento. Viene dichiarata una incompatibilità con chi ha governato la città negli ultimi trenta anni. Una linea, si direbbe, che non riguarda persone, ma soggetti politici. Se prevalesse, suggerirebbe a chi si orienta oggi per M5S che il voto o sarà inutilmente dato, perché il Movimento non ha – nella condizione attuale – la forza di arrivare primo nella corsa a Palazzo San Giacomo, o al più varrà in prospettiva per una coalizione con la destra. Il voto a M5S come voto inutile, o di destra. Chi vuole essere – e rimanere – di sinistra è avvertito. È intollerabile che per l’ennesima volta si debba assistere a un balletto sui nomi che prevale sui progetti politici. A nulla valgono le dichiarazioni in senso contrario, cui nessuno veramente crede. Nel tempo che fu, i partiti elaboravano progetti con l’ambizione di disegnare un futuro collettivo sul quale impegnarsi. Quei partiti non esistono più. Ora si leggono occasionalmente suggestioni che vengono da associazioni, personalità, studiosi. Emergono buone intenzioni e presenza civica, anche commendevoli. Ma chi potrebbe assumerli come impegno durevole da portare nelle istituzioni, per tradurli in indirizzi di governo, in assenza di un organizzazione strutturata che li faccia propri e se ne renda garante? È una mancanza che nella attuale difficile condizione pesa in modo particolare sul Mezzogiorno. Tutte le analisi dicono che la crisi produrrà nel Sud i danni maggiori. Dalle prime scarne notizie che filtrano sul Recovery Plan in corso di elaborazione si evince il pericolo di perdere l’occasione di utilizzare le risorse europee per ridurre il divario strutturale che appesantisce tutto il paese, incluso il Nord. Per capire se il Sud - secondo motore del sistema Italia - potrà ripartire, abbiamo bisogno di conoscere la ricaduta territoriale dei fondi europei. Confido che ce lo dirà la Svimez. Ma intanto le istituzioni che dovrebbero porsi la domanda sono occupate in altro modo. In specie, per le chiusure da Covid De Luca e de Magistris si danno all’ennesima rappresentazione del poliziotto buono e di quello cattivo. La procura della Corte dei conti contesta ora a De Luca un danno erariale perché i suoi quattro ex-autisti nel reame di Salerno nominati dirigenti regionali continuavano a fare solo gli autisti. A parte lo spreco di denaro pubblico, preoccupa la notizia comparsa tempo addietro sulla stampa che uno dei quattro era incaricato dei rapporti con la Conferenza Stato-Regioni. Se è vero, e se ha continuato a fare solo l’autista, la Regione ha marcato un’assenza proprio nel luogo delle maggiori nequizie in danno della stessa Regione e del Mezzogiorno in generale. A quella Conferenza spetta, per il dettato dell’art. 150 della legge di bilancio in discussione, l’intesa per i pochi spiccioli di perequazione infrastrutturale ivi previsti. E la stessa Conferenza avrà certo un ruolo primario nella distribuzione territoriale dei fondi Recovery. Una simile assenza può recare danni di gran lunga maggiori di quelli acclarati dalla Corte dei conti. Danni meritevoli di un giudizio non già contabile, ma politico ed elettorale. Vuole per favore De Luca occuparsene seriamente, e predisporre là dove conta un presidio di gente competente e motivata, anche se magari non in possesso di patente di guida?
newsletter