HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
La crisi non si governa con i localismi
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 26/10/2020
Gli scontri a Napoli durante il coprifuoco di venerdì notte, e nel pomeriggio di sabato, sono la prova che il confine tra l’emergenza sociale e quella di ordine pubblico è sottile. I cori di “libertà, libertà”, con gli attacchi alle forze dell’ordine e l’incendio dei cassonetti, mostrano un pericoloso frullato di disagio sociale, politica, frange di ribellismo e infiltrazioni della criminalità. La violenza va sempre condannata, senza esitazione alcuna. Perché Napoli? Perché ora? Certo una ragione è la fragilità del tessuto socioeconomico. Ma può aver concorso De Luca, con i toni drammatici della sua dichiarazione: “Siamo a un passo dalla tragedia”, quindi andiamo a misure radicali di chiusura per la Campania. Parole che chiunque potrebbe dire in una chiacchiera tra amici. Ma è ben diverso se sono pronunciate dalla massima autorità di governo della regione, veicolate nella comunicazione di massa, rimbalzate sui media nazionali. De Luca ha esagerato nei toni, e potrebbe aver generato allarme e accresciuto la tensione. Ora mostra segni di resipiscenza sul lockdown. De Luca ha impersonato al meglio il governatore sceriffo, guadagnando nelle urne. La teatralità anche come arma di distrazione di massa, per distogliere l’attenzione dai ritardi della regione nella sanità e nell’emergenza? Forse. Ma a campagna elettorale finita bisogna comunque recitare la parte dell’uomo di governo. Ci sono partite cruciali in cui impegnarsi e cercare visibilità, come ad esempio la distribuzione territoriale dei fondi Recovery. Va però detto che De Luca è stato aiutato a sbagliare. Palazzo Chigi ha puntato tutto sulla concertazione tra esecutivi nelle conferenze Stato Regioni enti locali. Tanto che i governatori hanno rivendicato il ruolo di primi attori nel fronteggiare l’emergenza. Mentre il premier e l’esecutivo hanno potuto galleggiare, evitando – con eccezioni - di essere il punto focale di ogni polemica. Ma non si governa una pandemia con i localismi. Non mancano problemi giuridici. Ad esempio, le ordinanze a doppia firma, di intesa del ministro della Salute e del presidente di Regione (già il 21 febbraio a firma Speranza e Fontana). A chi è imputabile l’atto? Su chi ricadono le responsabilità civili, penali, amministrative? Qual è il giudice competente? L’ordinanza 21 ottobre di Speranza e Zingaretti (coprifuoco nel Lazio dalle 24 alle 5) è diversa dalla n. 83 del 22 ottobre a firma unica di De Luca (coprifuoco in Campania dalle 23 alle 5) che richiama solo in motivazione l’intesa con Speranza? Potrebbero fiorire le carte bollate. Dalla concertazione infinita si va alla parcellizzazione estrema delle limitazioni, diverse per regione, comune, e persino strade o piazze. Questo non solo colpisce in maniera discriminatoria diritti e libertà, ma impatta anche sul sostegno economico, ragionevolmente da commisurare al sacrificio. Le Regioni con una lettera di Bonaccini del 24 ottobre chiedono tavoli ad hoc. Ma parcellizzare porta a moltiplicare tavoli e confronti, con quali perversi effetti sui tempi e sulla dispersione delle risorse possiamo immaginare. Si legge da ultimo di un pressing delle Regioni per provvedimenti uniformi da parte del governo. Il toscano Giani dichiara: “Se vogliamo provvedimenti forti devono essere omogenei sul territorio nazionale”. Il ligure Toti ci informa che “abbiamo chiesto al governo di non chiudere i confini regionali, provinciali e comunali … non solo è ingiusto ma non è fattibile e non è controllabile”. A quanto pare, i governatori diffidano di fughe in avanti. Mentre la diversità, avvertita come discriminazione, può diventare occasione o pretesto per turbolenze e rischi per l’ordine pubblico. Preoccupano i disordini a Roma e le tensioni a Bari. La strategia di galleggiamento di Palazzo Chigi deve chiudersi, riportando l’esecutivo al governare davvero, e non per l’interposta persona di governatori e sindaci. Certo, qualche indice di popolarità potrà scendere. Ma di fronte ai sacrifici c’è bisogno di sentirsi uguali. Poi, le urne non sono mai molto lontane. La sollecitazione di Mattarella per una leale collaborazione rischia di cedere alla dialettica politica e alla competizione a fini di consenso tra livelli istituzionali. Accade a Napoli, dove presto si voterà per il sindaco. Abbiamo già avuto risse istituzionali di sapore pre-elettorale. I disordini di questi giorni entreranno certo nel dibattito. Regole uniformi e chiarezza di poteri e responsabilità possono concorrere ad evitare che la storia si ripeta.
newsletter