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Sanità e Sud, da che parte sta De Luca
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 18/10/2020
Il rapido diffondersi del contagio Covid in Campania sta accrescendo esponenzialmente l’allarme. Emergono tutte le debolezze di un sistema che di qui a non molto potrebbe trovarsi in considerevole affanno. Sia per la insufficiente risposta all’emergenza, sia per i ritardi che fatalmente ne deriverebbero per la sanità ordinaria, già inadeguata in tempi normali. Da ultimo, il commissario Arcuri censura le inefficienze e i ritardi di parte regionale, mentre sono sempre più frequenti gli scontri tra Regioni e governo. De Luca ha scelto il ruolo dell’uomo forte che tutela la salute dei cittadini, costi quel che costi. L’uscita sulla didattica a distanza, parzialmente poi ritrattata, ne offre un esempio. Ma è indiscutibile che ci siano ritardi e responsabilità anche della Regione. Nel difendersi, De Luca ci ricorda quel che già sapevamo: la Campania è sottofinanziata per la sanità di 200 milioni, e manca di molte migliaia di operatori. Sulle cifre ha ragione. Ma dovrebbe dirci qualcosa sul perché e come accade. Il ministro Boccia, in audizione il 30 settembre presso la Commissione bicamerale per le questioni regionali, insiste sulla sua proposta di legge-quadro, che a quanto sappiamo sarà tra i collegati alla legge di bilancio su un binario ad alta velocità. Della inutilità della proposta – inidonea a temperare le pulsioni verso una autonomia differenziata in salsa separatista – abbiamo già scritto. Qui si rileva invece che nell’audizione il ministro mette in primo piano due profili: i livelli essenziali delle prestazioni (Lep), come strumento di eguaglianza; e la conferenza Stato-Regioni come culla di un nuovo regionalismo destinato a consolidarsi, tutto fondato sulla concertazione tra esecutivi (e – aggiungiamo noi - sulla contestuale emarginazione del parlamento rappresentativo). Ecco qualche domanda per De Luca. È vero o no che i divari a danno del Sud tra i sistemi regionali che hanno di fatto soppiantato il Servizio sanitario nazionale (SSN) sono maturati nella Conferenza Stato-Regioni? È vero o no che nell’organizzazione interna della Conferenza la Campania e le regioni del Sud in generale sono fuori dei luoghi che contano per la distribuzione delle risorse? È vero o no che i divari sono nel tempo aumentati nonostante che nella sanità siano già adottati i Lea (Livelli essenziali di assistenza, equivalente sanitario dei Lep)? Dalla risposta dipende la valutazione se Boccia sia latore di un “pacco” ai danni del Sud, o meno. Ma ci dica De Luca perché in passato ha alzato polemiche feroci sulla scelta del commissario alla sanità, ma non vibrate proteste – finora, per quanto ricordiamo - sullo scippo ai danni della Campania. È poi evidente la necessità che non si limiti a lamentarsi delle cifre. Deve dirci cosa vuole fare per superare la subalternità nella Conferenza che ha generato il danno per il Sud, e per evitare che i Lep incontrino lo stesso sostanziale fallimento subito dai Lea. Dalla Fiera del Levante a Bari Emiliano ci informa che sui Lep c’è stata una rottura Nord-Sud: «... insieme ad altre regioni del Sud, abbiamo deciso di non partecipare al tavolo della Conferenza Stato-Regioni che sembrava aver definito, nell’esclusivo interesse del Nord, la questione dell’autonomia e, conseguentemente dei Lep». Sarà Emiliano l’alfiere del Mezzogiorno? Inoltre, non è solo sanità. È in atto un duro contrasto tra chi fonda la propria analisi sui Conti pubblici territoriali dell’Agenzia per la coesione, e chi invece li considera sbagliati se non truffaldini. Da qui viene la risposta su chi succhia il sangue di chi: il Nord al Sud, o il Sud al Nord. De Luca deve prendere posizione, perché il punto decide se dalla spesa storica si esce con un travaso verso il riequilibrio territoriale per chi ha meno, o accrescendo le disparità a favore di chi ha già di più. Bonaccini, in audizione il 6 ottobre presso la Commissione bicamerale per le questioni regionali, ancora una volta ripete che l’Emilia-Romagna non chiede un euro in più, e dimentica lo sbilanciamento in atto nella spesa pubblica a danno del Sud. Qui il Pd deve decidere se oltre ad essere il partito delle Ztl vuole essere il partito di un Nord vampiro e succhiasangue. E De Luca deve decidere se dire o no al collega governatore qualche parola senza dolcificante. Per il resto, diverte che De Luca pensi a un lockdown per Halloween, a suo dire un’idiozia e una “americanata”. Ci permettiamo sommessamente di notare che niente è più “americanata” di un governatore sceriffo – come direbbero gli americani veraci – “shooting from the hip”.
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