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Se vince il Sì? «Risparmi finti e problemi veri» (Intervista al Prof. Villone)
di Francesco Ghidetti dal Quotidiano Nazionale 11/9/2020
Il costituzionalista Villone contesta il taglio: «Intere regioni senza rappresentanza politica» «Macché risparmio di 100 milioni di euro l'anno se vince il Sì. Le cifre sono ben diverse». Massimo Villone, 76 anni, già senatore di Pds e Ds per quattro legislature, mai iscritto al Pd, professore emerito di Diritto costituzionale nell'Università degli Studi di Napoli Federico Il non ci sta. E al referendum sul taglio dei parlamentari voterà un deciso No. Ma non vuole risparmiare? «Le cifre non sono quelle. Lo dice Cottarelli, non un pericoloso bolscevico. Il risparmio sarebbe di 57 milioni. Con alcune specifiche». Quali? «La spesa per gli eletti è la parte minore. Si spende assai di più per il personale, per i servizi, per i palazzi. La cifra per il Parlamento è di 1500 milioni di euro. Non solo: quella pubblica totale si avvicina ai 900mila milioni. E discutiamo di 57 milioni? Senza considerare che se si tagliano i parlamentari ci saranno minori entrate fiscali». Però cl sarebbe un Parlamento più rappresentativo... «Questa sembra una battuta. Più rappresentanza se si tagliano i rappresentanti? Nel dettaglio ne soffriranno le regioni piccole e medie. Il problema riguarderà ben nove regioni, un bel pezzo d'Italia. In alcune realtà passeranno solo due forze politiche, in altre tre o quattro. Di fatto, la soglia di sbarramento non sarebbe del 5, ma del 15 o addirittura del 20. Si toglie voce a territori e forza politiche». Camere più snelle e... «La fermo subito. Montecitorio e Palazzo Madama avrebbero una composizione politica diversa. Alcuni partiti sarebbero presenti alla Camera e assenti al Senato. Un possibile problema per la maggioranza». Via I gruppi minori... «Non mi pare un criterio giusto in assoluto. Il Sì non tutela le minoranze e, in democrazia, non è un bel segnale. Ognuno ha diritto alla sua rappresentanza». Professore, però cl sarebbe più efficienza... «Ma per piacere! L'inefficienza è data non dal numero dei componenti o dalle regole, ma dalla litigiosità della maggioranza. Esempio? Il Mes. Metà lo vuole, l'altra metà no, ed è una impasse. Oggi litigano in molti, domani litigherebbero in pochi». E Il Pd? «Mah... è spaccato. Romano Prodi, non un terribile comunista, vota No. Per me costituzionalista i democratici non dovevano barattare la Costituzione per un governo. Un errore inaccettabile, e un regalo all'anti-parlamentarismo».
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