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Autonomia differenziata segnali allarmanti
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 13/7/2020
Per Sala, sindaco di Milano, è “intrinsecamente sbagliato” che un dipendente pubblico abbia la stessa retribuzione a Milano e Reggio Calabria, perché il costo della vita è diverso. La crisi Covid è un’occasione, perché non basta “tornare allo status quo precedente il più in fretta possibile”. Ripropone le gabbie di antica memoria. L’uscita di Sala è passata, con poche eccezioni (tra cui Bianchi, direttore Svimez), quasi sotto silenzio. La risposta era ovvia. È forse intrinsecamente giusta per il cittadino di Reggio Calabria la minore dotazione di servizi e di infrastrutture? È giusta l’assenza di asili nido o di alta velocità? È giusto il turismo sanitario? È giusto un più difficile accesso a internet? È giusta un’istruzione di seconda scelta? È giusto l’alto tasso di povertà, disoccupazione, lavoro in nero? Ripristinare quel che era avrebbe l’unico effetto di tornare a un paese intollerabilmente spaccato. E certo la crisi Covid è un’occasione, perché avremo risorse straordinarie, una tantum. Ma si potrà uscire dalla crisi in uno di due modi: scommettendo sull’eguaglianza, o sulle diseguaglianze. Le parole di Sala preoccupano, ancor più ascoltando il ministro Boccia. A Venezia per la Conferenza Stato-Regioni – per la prima volta in 37 anni lontano da Roma - ha rilanciato l’autonomia differenziata, affermando che la crisi ne ha dimostrato la necessità, e che le resistenze del Sud sono cadute. È “l’ultimo miglio”. Di quale Sud parla il ministro? Che ne pensa Provenzano? E il Piano per il Sud? È pubblicità ingannevole la tesi di Boccia che “si tratta di un pacchetto di decentramento amministrativo spinto”. Sembra ignorare che le richieste presentate da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna riscrivono le potestà legislative dello Stato e delle Regioni. In gioco non è qualche minuta questione locale, ma in ultimo la capacità dello Stato di formulare e attuare politiche pubbliche di interesse nazionale. Il ministro esclude dall’intesa istruzione, sanità, assistenza, trasporto pubblico locale, da garantire con uguali servizi. Scommette a tal fine sui Lep (livelli essenziali delle prestazioni). Ma dovrebbe sapere che non bastano, perché al di sopra della soglia dell’essenziale aprono alle diseguaglianze. Il turismo sanitario si contrasta con investimenti infrastrutturali e azzerando il divario territoriale, non bastano i Lep. E poi, cosa dire della richiesta di regionalizzare strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, beni culturali? Zaia, sullo stesso giornale, insiste su tutte le pretese venete e chiede di accelerare. Si legge che il Covid-19 non ha fermato la trattativa tra lo Stato e la Regione. Il 22 luglio si riunisce la commissione di esperti voluta dal ministro. A settembre il calendario della discussione parlamentare. Chi l’ha deciso? Ha senso accelerare quando è in vista per l’autunno una crisi economica e sociale devastante? Boccia pensa di avere un’arma risolutiva nella legge-quadro da lui proposta. Ma è solo un inutile giocattolo, inidoneo a mettere la mordacchia alle pulsioni separatiste. Sarebbe sgradevole se Boccia puntasse a consolidarsi con l’appeasement verso i governatori, piuttosto che con la costruzione di un forte e condiviso indirizzo politico nazionale e di governo. Bene avrebbe fatto la conferenza programmatica napoletana del Pd a puntare l’attenzione sul come uscire dalla crisi riassumendo l’obiettivo strategico, da tempo abbandonato, di riavvicinare Nord e Sud. Invece, pare abbia prevalso il tormentone sui candidati impresentabili o voltagabbana, con momenti di teatro. Come la notifica di De Luca al gruppo parlamentare PD di una guerra termonucleare per un riparto del fondo sanitario più favorevole alla Campania. Giusto, l’iniquità va sanata. Ma quel riparto non è sostanzialmente rimesso alla Conferenza Stato-Regioni, in mano ai governatori e non ai parlamentari? Inoltre, la sanità è solo un tassello – pur rilevante - nel mosaico dei rapporti Stato-Regione. Proprio l’autonomia differenziata ne dà prova. Sul tema, chiediamo al candidato De Luca (come a tutti gli altri candidati) parole chiare. Nel cruciale dopo-voto non basterebbe l’icona dello sceriffo antivirus. Bisognerà avere idee forti e progetti strutturati.
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