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Con le elezioni regionali ritorna il progetto di Autonomia differenziata
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 26/6/2020
Già sapevamo che il test elettorale di settembre avrebbe probabilmente avuto - secondo tradizione - un impatto sulla politica nazionale. Ma il dibattito degli ultimi giorni ne sta chiarendo la portata e i contenuti. La definizione dei candidati del centrodestra nelle regioni ha infatti chiuso una delle questioni in campo. Ma altre sono rimaste aperte, o si stanno aprendo. Fra queste, l’autonomia differenziata. Il tema è stato rilanciato con forza da Zaia. Non correrà in coalizione con chi non si impegna, addirittura in forma scritta, per l’autonomia differenziata. Una richiesta esplicitamente avallata da Salvini (Corriere della sera, 23 giugno). Che aggiunge di avere consegnato ai partners della coalizione «cinque pagine molto concrete e dettagliate sull’autonomia, il progetto scritto da Luca Zaia». In sostanza, con i partners di coalizione Salvini scambia la rinuncia alle pretese sulle candidature a governatore con l’impegno a marciare uniti verso l’autonomia voluta dai leghisti veneti. Probabilmente, pesano gli equilibri interni alla Lega, in cui Zaia è in ascesa, e Salvini in caduta. Ma gli altri componenti del centrodestra (rectius: destra-centro)? I maggiori dubbi sull’autonomia differenziata vengono da FdI. La Meloni rilancia: sì all’autonomia, ma con un impegno esplicito per il presidenzialismo. Sarebbe questo il vero contrappeso dell’autonomia differenziata, a garanzia dell’unità del paese. Di nuovo una grande – si fa per dire – riforma, stravolgente per la Costituzione nata dalla Resistenza. Potrebbe sembrare un polverone buono al più ad occultare questioni urgentissime e vitali per milioni che attendono risposte concrete. Ma non è così. La questione tocca il Sud, qui e ora. Anche perché per una parte lo scambio praticato da Salvini nella coalizione è volto alla presentazione di sue candidature a sindaco. Leggiamo che esulta per la possibilità di amministrare «più di mezzo milione di cittadini nel centrosud». La domanda è: come può Salvini pensare di sostenere il progetto di Zaia, e contestualmente promettere a quel mezzo milione di cittadini di difendere i loro interessi? Zaia sostiene la proposta a spada tratta perché la ritiene vantaggiosa per la sua terra, ed è comprensibile. Ma da dove viene quel vantaggio se non dal resto del paese? Non a caso, Zaia spende sempre l’argomento che quella autonomia è stata voluta dai veneti con un referendum. Non si è chiesto, né allora né dopo, cosa ne pensassero altre decine di milioni di italiani. È evidente la doppiezza di Salvini, che da un lato blandisce Zaia temendone la concorrenza, dall’altro vuole mantenere la strategia sul Sud che gli ha permesso di portare la Lega a livelli di consenso mai visti prima. È una doppiezza che il centrosinistra ha tutto l’interesse a far emergere in chiaro. Ma chi lo farà? Un candidato naturale sembrerebbe M5S, vincente nel 2018 per il Sud, ma le convulsioni in atto fanno dubitare che ne sia capace. Inoltre, nel caso di elezioni dopo il taglio dei parlamentari, rebus sic stantibus – con gli attuali sondaggi e con la legge elettorale vigente - il Movimento sarebbe ridotto a una pattuglia di poche decine di parlamentari nelle due Camere. Con quale peso sulle vicende politiche nazionali? Quanto al Pd, il sindaco Gori ha aperto un fronte sulla successione a Zingaretti. È un assist a Bonaccini, la cui proposta di autonomia non è lontana da quella di Zaia. Comunque, lo stesso Zingaretti aveva da tempo fatto riferimento a una “giusta” autonomia, sul modello dell’Emilia-Romagna. Non ha evitato l’attacco. E dal Pd nazionale non possiamo aspettarci una battaglia di principio e a fondo contro l’autonomia differenziata. È allora necessario che si trovi nel Sud la forza e la capacità di smascherare la doppiezza di Salvini, ponendo il tema dell’autonomia differenziata al centro della prossima battaglia elettorale. Se i soggetti politici ufficiali non potessero o volessero farlo, siano l’associazionismo, il mondo del lavoro e dell’impresa, la cultura, a chiarire che la “giusta” autonomia non è quella di Zaia. Può essere “giusta” unicamente l’autonomia compatibile con la priorità assoluta di contrastare il divario Nord Sud, di rilanciare il Sud come secondo motore del paese in una prospettiva euro-mediterranea, di costruire la strumentazione istituzionale e politica a tal fine necessaria. Solo chi riassume oggi questo obiettivo - da tempo colpevolmente abbandonato - merita il voto. Bisogna dire con forza a Salvini, che vuole irretire mezzo milione di meridionali nella sua affabulazione, “cca’ nisciun’è pirla”.
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