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Comune-Regione, lite da pollaio
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 30/5/2020
Come era prevedibile, dal liberi tutti arriviamo al tutti contro tutti. È accaduto quando dalle linee guida valide erga omnes formulate a Palazzo Chigi si è passati a quelle concertate dalle Regioni e comunicate al governo. E ancora non vediamo la fine. I temi di contrasto sono molteplici. Tra i maggiori, troviamo il rifiuto di Fedriga per il Friuli-Venezia Giulia all’app Immuni. Troviamo la diatriba sul recupero di una centralità dello Stato nella sanità, in cui Zaia e Bonaccini alzano un muro dichiarando all’unisono che i nemici dell’autonomia non passeranno. Cala l’ombra di un futuro incerto sulle maggiori risorse da destinare al Sud per ridurre il divario strutturale che proprio la crisi ha prima indicato come devastante, e rischia ora di aggravare. Ma nelle ultime ore sono in evidenza soprattutto l’election day, e il “passaporto sanitario”. Sul primo punto, i governatori in pista per il rinnovo non mollano sul voto al più presto, per il motivo – poco nobile – di lucrare dalla campagna elettorale permanente, gratuita e senza concorrenti che proprio la crisi ha messo a loro disposizione. La smania di ordinanze si capisce anche in tale contesto. Mentre la richiesta pressante di votare entro luglio – e non il 20 settembre come vorrebbe il governo - non tiene alcun conto delle esigenze oggettive di tutela della popolazione, né della inaccettabile contraddizione di tenere le scuole chiuse per gli studenti, e aperte per le danze elettorali. Né, del resto, appare più nobile la pretesa di M5S che l’election day comprenda anche il voto referendario sul taglio dei parlamentari, del tutto eterogeneo nell’oggetto e che per questo sarebbe meglio tenere separato. Essenzialmente, spera di trarne un piccolo vantaggio. Quanto al secondo punto, blindare i confini della propria regione è nell’immaginario del potere locale segno primario di essere una repubblichetta con tanto di stemma. Già per la prima ondata di rientri dal Nord ci fu un tentativo, poi abbandonato, del governatore della Basilicata. Anche a De Luca piaceva l’idea di una fortezza Campania. Ora viene il turno della Sicilia e della Sardegna. Il passaporto sanitario è strumento inutile e illegittimo. Inutile perché i test disponibili non sono garantiti nell’efficacia, e si può inoltre fare ogni test disponibile alla partenza e infettarsi poi durante il viaggio. Illegittimo perché in esplicito contrasto con l’art. 120 della Costituzione. Come finalmente si è deciso a dire lo stesso ministro Boccia, fin qui sempre teso ad evitare conflitti con gli amministratori locali, e favorevole a concertare la linea nell’oscurità dalle conferenze piuttosto che affrontare la piena visibilità di un dibattito parlamentare. In ogni caso, ci permettiamo un rispettoso consiglio. Il ministro minaccia ora impugnative contro riottosi e dissenzienti. Bene. Ma sono strumenti forse troppo lenti per raggiungere in tempi utili l’obiettivo dell’eguale trattamento per i cittadini. Faccia invece uso dei poteri sostitutivi che lo stesso art. 120 e la legge di attuazione 131/2003, attribuiscono al governo, anche con tempi rapidi e procedura semplificata se richiesto dalle circostanze. Il governo si sostituisca agli amministratori regionali e locali e revochi le ordinanze fuori linea. Dopo di che, saranno governatori e sindaci, se vogliono, a rincorrere Palazzo Chigi con le carte bollate. Lo scontro tra de Magistris e De Luca mostra da altro punto di vista l’inaccettabile frammentazione in atto. De Luca ha fatto shopping nel consiglio comunale di Napoli. Probabilmente, il profumo di candidature nelle prossime liste deluchiane ha pesato. Dai fan del sindaco trafila una diffida a non tirare troppo la corda, perché de Magistris potrebbe poi decidere di scendere in campo già nelle regionali, contro il governatore. Lo scontro di per sé nulla a che fare con il Covid-19. Ma sfocia anche in una diatriba su cosa e quando riaprire, come e per chi. Come l’inverosimile “battaglia delle ordinanze” sugli orari della “movida”. È la prova che la strategia delle riaperture, salvo profili al più del tutto marginali, non doveva essere affidata a governatori e sindaci, per evitare il rischio di diventare una posta nella battaglia politica locale. Il peggio si ha quando è in vista una competizione elettorale. Scivola in secondo piano la formulazione di progetti durevoli e strategie per il futuro che invece proprio nel momento attuale sarebbero assolutamente indispensabili. Quel che accade con de Magistris e De Luca non è accettabile. Lo dice la saggezza popolare sui due galli in un pollaio. Lo dicono i napoletani, che tutto vogliono essere meno che polli.
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