HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Partita a scacchi sulla sanità un forte intervento pubblico per riequilibrare Nord e Sud
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 28/3/2020
I toni incendiari della lettera di De Luca sulle inadempienze in danno della Regione Campania hanno aperto uno scontro con il governo e la Protezione civile sul materiale promesso e poi effettivamente consegnato. Questo giornale ne dà conto. Forse non casualmente, Conte il 25 e 26 marzo dice in Parlamento: «Ricordo che l’organizzazione della sanità è di completa competenza delle Regioni, mentre allo Stato spetta dettare i principi fondamentali in materia di tutela della salute e la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni». Come dire: «Il guaio l’avete fatto voi». In Senato, il 26 marzo, aggiunge di dovere in prospettiva «potenziare la risposta al Sud, in funzione di mitigazione del rischio e anche di prevenzione di situazioni altrettanto critiche». Poco, rispetto ai toni usati da De Luca. Anche considerando che nello stesso giorno si legge su un giornale come La Stampa che i Servizi temono per l’ordine pubblico, se nel Sud dovesse propagarsi il contagio. E se lo sanno i Servizi, lo sa anche il presidente del Consiglio. Il punto è che la politica gioca sempre di anticipo. E mentre l’emergenza infuria, si dà per scontato che verrà un momento - ad acque più calme – in cui ci si chiederà su chi cadono colpe e responsabilità. E sarà una domanda pesante, se saranno aperti contesti di competizione elettorale. Molto di quel che si dice o che si fa oggi è volto a precostituire prove a sostegno delle risposte che si daranno in futuro. Ovviamente, vale anche per De Luca. Ma alcuni punti andranno tenuti fermi nelle polemiche che verranno. Il primo. È vero che la sanità è quasi del tutto nelle mani delle Regioni. Il sistema sanitario nazionale è in larga misura solo un’etichetta ereditata dal passato. Dunque, non è dubbio che se mancano terapie intensive, rianimazioni, respiratori, o quant’altro, o ancor più se la sanità pubblica sia stata indebolita per favorire i privati nell’illusorio – colposo, doloso?- inseguimento di asserite eccellenze, la responsabilità principale sia delle Regioni. Il secondo. Come e dove è stato commesso il misfatto? Il luogo è, a mio avviso, la Conferenza Stato-Regioni. Da molti anni a questa parte il ruolo dello Stato non è quello di essere portatore di una politica sanitaria nazionale, ad esempio volta a ridurre il divario nei servizi tra Nord e Sud. È piuttosto quello di stabilire a che livello chiudere i cordoni della borsa. Come si distribuiscono i fondi è poi una colluttazione che si svolge essenzialmente tra le Regioni. Qui, la concertazione non è mai stata equilibrata, ed è qui che si è consolidata la devastante differenza tra Nord e Sud, complice la subalternità o disattenzione del ceto politico meridionale. Una situazione che in larga misura De Luca ha ereditato. Ma ora deve dirci cosa può e vuole fare per superarla. Il terzo. L’emergenza sanitaria cui si cerca affannosamente di mettere riparo viene dalle scelte passate. È invece nuova la prospettiva di una pesante recessione economica, che richiede un forte intervento pubblico. Draghi scrive in chiaro sul Financial Times che non ci si deve preoccupare del debito. Il sostanziale fallimento del vertice europeo ci dice che dovremo con ogni probabilità farcela da soli. La solidarietà che avremmo voluto dall’Europa non verrà, in particolare per il diniego tedesco. Paradossalmente, la Germania cui il separatismo nordista vorrebbe legarsi è la stessa che oggi si oppone agli interventi necessari a fronteggiare la crisi che devasta le regioni del Nord. Più che da un astratto omaggio alla Costituzione, è da questa consapevolezza che può venire nuova vitalità alla Repubblica “una e indivisibile”. La solidarietà dovrà essere chiesta, e data, tra italiani. Dobbiamo pensare oggi a quel che viene dopo la crisi. Dovremo recuperare la consapevolezza che un Paese unito è più forte, che l’unità richiede una nuova centralità del Mezzogiorno nel sistema-Paese, e che questo presuppone una corretta distribuzione territoriale delle risorse. Ma non illudiamoci. Il 26 marzo Libero, giornale storicamente portavoce del separatismo, attacca i fondi assegnati per la cassa integrazione al Sud e titola: “Gli aiuti di Stato: soldi al Mezzogiorno, pernacchi al Nord”. Qui vediamo il rilievo della partita a scacchi su colpe e responsabilità. Non possiamo escludere che nel dopo-crisi qualcuno voglia rilanciare l’Italia delle repubblichette con l’argomento: se avessimo avuto l’autonomia saremmo stati più bravi. Questo è il nemico da battere, con analisi e proposte, e non con parole incendiarie.
newsletter