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Sud, il colonialismo lombardo
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 14/11/2019
In un dibattito con il sindaco di Milano Sala e i governatori Fontana e Toti una frase del ministro Provenzano ha suscitato polemiche: intorno a Milano si è scavato un fossato, per cui la centralità della città, la sua importanza, la sua modernità, la sua capacità di essere protagonista delle relazioni e delle interconnessioni internazionali non restituisce quasi niente all'Italia. Sala ha replicato che Milano restituisce nella misura in cui viene chiesto e nella misura in cui viene messa in condizione di farlo. Forse la vicenda non avrebbe avuto tanta attenzione se non si fosse verificata a pochi giorni dalla presentazione alle regioni da parte del ministro Boccia della proposta di legge-quadro per le autonomie differenziate. Oggettivamente, le parole di Provenzano cadono in un contesto già caldissimo per altra parte, avendo i governatori separatisti alzato dure proteste contro la proposta di Boccia, definita addirittura irricevibile. È ben vero che Sala ha preso da tempo posizione contro l'autonomia differenziata in salsa leghista. Ma è chiaro che il sindaco ha guardato anzitutto al rischio - assai concreto - di un neo-centralismo regionale più pernicioso per gli enti locali del comparativamente lontano centralismo statalista. La sua posizione sul regionalismo differenziato ha espresso il dualismo politico e istituzionale che contrappone la grande città alla regione. Un dualismo per una parte fisiologico, e che tuttavia può tradursi in un conflitto addirittura ostentato, come accade in Campania. Ma che comunque è difficile possa andare oltre lo starnazzare nel pollaio della politica. Quanto al contrasto con Provenzano, il problema non si esaurisce nella domanda se vi sia un miserabile egoismo territoriale della città di Milano. È vero che nella sbilenca architettura del cosiddetto federalismo comunale, segnata da inaccettabili squilibri, Milano ha una posizione di vantaggio. Inoltre, finanziamenti nazionali, fino all'ultima vicenda Expo, o l'Human Technopole autorevolmente censurato dalla senatrice Cattaneo, non sono mai mancati. Ma più conta che Milano è comunque la punta di diamante nel disegno politico volto a liberare la locomotiva del Nord dal peso dei vagoni più lenti perché possa agganciarsi, pur in posizione servente, alle economie forti dell'Europa. Per questa tesi il separatismo nordista è un obiettivo da perseguire, perché la riduzione del divario Nord-Sud è un danno per la parte del paese che può farcela. 2053 Di fatto, però, nell'European Regional Competitiveness Index 2019 la Lombardia e Milano, nonostante i trionfalismi dei governatori separatisti e dello stesso Sala, perdono posizioni, insieme con le altre regioni del Nord che hanno chiesto autonomia differenziata. Al tempo stesso, l'Italia continua ad avere un passo più lento dei partners europei. La strategia separatista non si mostra vincente. Il Rapporto Svimez 2019 dimostra con chiarezza che se il Sud affonda il Nord non rimane a galla. È qui il dilemma oggi di Milano: avere la leadership per una scommessa sull'unità, o sul separatismo. Il sindaco Sala ha in altre occasioni dichiarato di favorire la prima opzione. Ma, anche a volergli credere, certamente non è una risposta il colonialismo lombardo attraverso l'impegno allargato delle municipalizzate milanesi che offre a Provenzano. Come ho scritto anche su queste pagine, un pezzo importante del paese che conta, con il supporto di autorevoli economisti soprattutto di matrice bocconiana, vede nel separatismo una occasione da non perdere. I sostegni sono trasversali, non solo tra i leghisti memori delle antiche pulsioni secessioniste, ma anche nel Pd e persino in MSS. Così si spiegano i pre-accordi firmati da Bressa il 28 febbraio 2018, e la presenza dell'Emilia-Romagna nella pattuglia separatista. Il voto ormai prossimo in quella regione certamente contribuisce alla afasia e alle timidezze del Pd sul tema. Non a caso, il Corriere di Bologna definisce la proposta di legge quadro di Boccia un "assist di Roma all'Emilia" (10 novembre). Provenzano ha poi precisato su Facebook di riferirsi all' allargamento dei divari territoriali in tutto l'Occidente. Vogliamo comunque suggerirgli di non preoccuparsi di Sala o della scontata furia leghista, ma del fatto che Boccia ponga rimedio non solo a parole alla divaricazione territoriale, e allo sbilanciamento delle risorse a danno del Sud. E mentre nelle elezioni politiche del 2018 fuori del Lombardo-Veneto nessuno parlò di autonomia differenziata e federalismo fiscale, nelle prossime - presto o tardi che sia - ne parleranno tutti.
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