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Autonomia, serve discontinuità
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 30/8/2019
Con il conferimento a Conte dell’incarico di formare il governo, accettato con riserva secondo la formula usuale, la crisi è giunta al giro di boa. Parte ora la fase affidata all’incaricato, che svolgerà le sue consultazioni. Ha chiuso la sua dichiarazione alla stampa affermando che «nei prossimi giorni» tornerà al Quirinale per riferire al capo dello Stato. Indubbiamente Mattarella, abile regista della crisi, avrà chiesto rapidità. Conte potrà disporre di alcuni giorni. Un tempo davvero breve per stendere un programma di governo che vada oltre una elencazione di obiettivi genericamente definiti. La partenza è data dai dieci punti posti da Di Maio e dai cinque – poi tre – di Zingaretti. Ma bisognerà verificarne la componibilità, definire una scala di priorità, avere una indicazione anche sommaria di come attuarli. Forse, le scelte sulla composizione del governo potranno suggerire l’orizzonte programmatico effettivo dell’esecutivo che si va a formare. Che si leggerà poi in chiaro nelle comunicazioni alle Camere per la fiducia. Andranno sciolte le ambiguità. Una è la formulazione usata da Di Maio per l’autonomia differenziata: «completare il processo» avviato con Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Il “completare” comporta l’acquisizione di quel che si è fatto, al fine di svilupparne il seguito. Ripartiamo dalle bozze Stefani? Sarebbe inaccettabile. Conte non ha ripreso il punto nella sua dichiarazione, e anzi ha citato il Mezzogiorno, sia pure in termini generici. Ma la questione probabilmente arriverà sul tavolo della trattativa. Emerge infatti una linea per cui il governo giallorosso sarà contro il Nord, anche perché sbarrerà la strada all’autonomia. La sostengono – con sfumature diverse - i governatori leghisti: Fontana, quello dei “cialtroni” e “sfascisti” (La Stampa, 23.08); Zaia (La Nazione, 24.08, e La Verità, 26.08); Fontana (Mattino, 28.08); Cirio, neoeletto governatore del Piemonte (La Stampa - Torino, 29.08); ancora Fontana (Libero, 29.08). Gli argomenti addotti sono un mix di luoghi comuni. Zaia: il governo giallorosso abbandonerà flat tax e autonomia, e «si infurierà tutto il Nord che produce». «Qui i 5 stelle non valgono il 10%, il Pd nelle ultime elezioni è sempre stato massacrato, mi chiedo come possano rappresentare questi territori… I grillini hanno parlato di secessione del Nord e di Paese di serie A e di serie B. Tutte cose morte e sepolte». Fontana lamenta che anche in Lombardia nelle imprese stanno emergendo le prime difficoltà, e contesta che Conte non ha mai «raccontato la favola del Paese spaccato … poi è andato in Senato a dire che invece l’Autonomia rischia di dividere il Paese in due». Il quotidiano Libero, megafono del separatismo nordista, titola il 24.08: “In mezzo al caos un’unica certezza: il governo giallorosso è contro il Nord”. E il 29.08: “Ribaltone contro il Nord. Ennesima conferma: a comandare è il Sud”. Sottotitolo: “Capo dello Stato siciliano, premier pugliese, ministri in buona parte del Sud (come le alte cariche pubbliche). Inevitabile che il federalismo venga rinnegato e il Settentrione punito”. Non è da meno La Verità (28.08): “Dem e grillini dovranno governare con tutto il Nord contro di loro”. Persino il sussiegoso Sole24Ore scopre “Il rischio di perdere il Nord. La questione Nord sulla strada dell’accordo PD-M5S” (28.08). Nessuna traccia delle analisi, dei dibattiti, delle polemiche che hanno tenuto banco per molti mesi. Gli aspiranti secessionisti non celano la rabbia. Si sentivano garantiti dal combinato disposto Salvini-Stefani. Da sempre argomentavano che senza autonomia il governo gialloverde poteva anche chiudere i battenti. Ora, il punto debole per un eventuale esecutivo giallorosso è il Pd, per il voto che si avvicina in Emilia-Romagna, e per le ragioni che ho già esposto su queste pagine. Del resto – come ho da tempo sostenuto - non avrebbe senso stoppare Fontana e Zaia, dando invece luce verde a Bonaccini. Lo dice proprio Zaia, su Libero del 29.08: «Sembra quasi che ci sia un’autonomia buona (quella di Bonaccini) e una cattiva (quella di Fontana e Zaia), ma la realtà è che i tavoli su cui si è discusso di questa riforma sono gli stessi...». I governatori del Sud sono avvertiti. Sia consapevole Conte che sul tema autonomia la discontinuità è indispensabile. Se proprio non ce la fa a reggere, metta tutto nel cassetto almeno fino al voto in Emilia-Romagna. Diversamente, non se ne abbia a male l’avvocato del popolo se non ci basterà una difesa di ufficio del Mezzogiorno. Preferiremo scegliere noi i nostri difensori di fiducia.
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