HOME
|
ARTICOLI
|
DOCUMENTI
|
FORUM
|
COMITATI TERRITORIALI
|
INIZIATIVE
|
RACCOLTA FIRME
Autonomia, ora il Sud alzi il tiro
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 28/7/2019
Le prese di posizione contrarie all’autonomia differenziata si allargano a macchia d’olio. Il governatore Emiliano parla di un “disegno fraudolento” (Quotidiano del Sud, 25 luglio). De Luca ne denuncia i pericoli per la scuola e la sanità, e attacca la spesa storica. Il governatore Rossi richiama il rischio di “un processo distruttivo tale da produrre la rottura definitiva dell’unità del Paese sancita dalla Costituzione” (Il Tempo, 26 luglio). Voci contrarie vengono anche da Marsilio, neo-eletto in Abruzzo, dalla Calabria e dalla Basilicata. Zingaretti invece, impastoiato dalla presenza di Bonaccini nella pattuglia secessionista, continua nel voto di silenzio. L’opposizione cresce, ma non basta. De Luca ci informa che a febbraio – quando nessuno aveva capito niente - la Campania ha bloccato tutto. Teniamo a dire che molto prima di febbraio alcuni pasdaran – Viesti, Esposito, Giannola, io stesso da queste pagine - avevano acceso i riflettori sulle pulsioni separatiste di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Purtroppo, i fatti dimostrano che sono comunque andate avanti le trattative segrete, chiuse all’opinione pubblica, a studiosi, esperti, forze sociali, e alle altre regioni, potenziali controinteressate. Bisogna fare squadra per il Sud. In pochi e in ordine sparso, si è riusciti fin qui a impedire un colpo di mano che poteva giungere al fatto compiuto, probabile obiettivo. Ma ora bisogna fare un salto di qualità, perché al Nord la squadra è già fatta, è in campo e trova anche il supporto di qualche pennivendolo. Leggiamo di una prossima riunione dei governatori del Sud, e certo può essere l’occasione per costruire un fronte comune e lanciare il messaggio che una parte del paese non si fa mettere con le spalle al muro. Fermare il disegno in atto è indispensabile. Diversamente, si corre il rischio che lo stesso Rossi espone: «Se le intese corrispondessero a quel che si legge, anche la Toscana si muoverebbe per ottenere le stesse condizioni di autonomia. Sarebbe la via sbagliata per il paese, lo scenario peggiore, ma non saremmo certo noi ad aver acceso la miccia». È l’effetto domino inevitabile che distruggerebbe irreparabilmente l’unità. A un fronte comune dei governatori, cosa suggerire? Primo, siano espunti dalle intese meccanismi irreversibili di vantaggio per gli aspiranti secessionisti nella distribuzione delle risorse. Secondo, siano escluse dal trasferimento le infrastrutture, immateriali e materiali – dalla scuola alle autostrade ai porti – che sono a fondamento dell’unità. Terzo, sia riportata la trattativa a una piena trasparenza. Quarto, non sia ridotto il ruolo delle Camere - come vorrebbe Conte - a un parere non vincolante delle commissioni di merito, e un voto di mera ratifica – sì o no – in aula. Quinto, sia riportata l’attuazione delle intese alla decisione parlamentare, o alla presenza di tutte le regioni, superando i comitati paritetici ministero-regione. Sesto, sia mantenuta in ogni momento la pressione. Bene fa De Luca a minacciare la via giudiziaria per la spesa storica, che tutti riteniamo in danno del Sud. Ma deve anche pensare a un ricorso in via principale per la legge recante le intese, e successivamente a un conflitto di attribuzione tra Stato e Regione per i decreti attuativi del presidente del consiglio dei ministri. Qui si coglie il senso del lancio domani (ore 10, Aula Pessina, Corso Umberto I) dell’osservatorio permanente del Dipartimento di giurisprudenza dell’Università Federico II, cui interverrà Di Maio. L’iniziativa è già cresciuta, in pochi giorni. L’intento è creare una rete nel Mezzogiorno, ma sono arrivate adesioni anche dal Nord. L’obiettivo è duplice: seguire da vicino i lavori in corso, assicurando attenzione alla Costituzione, una lettura non partigiana delle norme, valutazioni affidabili dei dati e delle convenienze; creare un pool di intelligenze e di competenze che possa offrire supporto a chi - a partire dai governatori fino a qualche ministro o parlamentare disposto a un ravvedimento operoso - vuole scendere in campo per opporsi al disegno separatista. Regaliamo ai governatori che si battono per il separatismo nordista una citazione: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”. È il bollettino della vittoria del Generale Diaz del 4 novembre 1918. È la storia che gli aspiranti secessionisti non vorrebbero più insegnata nelle loro scuole. Con una piccola licenza, la applichiamo ai generalissimi del “grande Nord”.
newsletter